Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

[R] Teresa d’Avila e Francesco di Sales

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R I S T A M P A

(Roberto C.)
La lettera del 1061 scritta dal vescovo di Ostia Pier Damiani al papa Alessandro II sul vescovo fiorentino reo di essersi attardato l’intera notte a giocare a scacchi, trascurando totalmente i propri doveri religiosi, ne causò la messa al bando e da quel momento il gioco degli scacchi, insieme ai dadi ed al gioco d’azzardo, non ebbero vita facile con la Chiesa cattolica: un paio di esempi su tutti gli altri i bruciamenti di vanità di san Bernardino a Siena e Perugia (1425-1426) e quelli di Girolamo Savonarola a Firenze (1496-1497).

(nella foto, vetrata tirolese nella chiesa Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù a Weiler, Austria)

Nonostante i divieti però sia il popolo che l’aristocrazia continuarono a giocarci sia per la possibilità di scommettere che per passatempo come attesta, già tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, la legislazione statutaria di numerosi comuni piemontesi (Fossano, Cuneo, Bra, Chivasso, Ivrea, Vercelli, ecc.) dove gli scacchi rientravano ‘generalmente tra le attività ludiche consentite’, seppur con delle limitazioni, tipo quella che ‘le partite dovevano avvenire in luoghi pubblici, onde evitare il pericolo dell’azzardo, dal quale gli scacchi non erano esenti’. [1]

La scomunica venne abrogata definitivamente da papa Leone X, Giovanni dè Medici, grande appassionato di scacchi che, negli otto anni del suo pontificato, protesse il gioco favorendone la diffusione anche nel mondo ecclesiale, ma – ci pare proprio il caso di dirlo – grazie alle parole di una santa donna e di un sant’uomo che ne scrissero favorevolmente assegnando al gioco un valore morale e mistico.

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Santa Teresa di Gesù in un dipinto di Pieter Paul Rubens
Di David Monniaux – Opera propria, CC BY-SA 3.0

Santa Teresa d’Avila [2], nel suo capolavoro di spiritualità Cammino di perfezione, scritto tra il 1564 e il 1566: “Credetemi, colui che giocando a scacchi non sa dispor bene i pezzi, giuocherà molto male: se non sa fare scacco, non farà neppure scacco matto… Voi certo mi biasimerete nel sentirmi parlare di giochi… Dicono che qualche volta gli scacchi sono permessi; a magior ragione sarà permesso a noi di usarne ora la tattica. Anzi, se l’usassimo spesso non tarderemmo a fare scacco matto al Re divino… A scacchi la guerra più accanita il re deve subirla dalla regina, benché vi concorrano da parte loro anche gli altri pezzi. Orbene non vi è regina che più obblighi alla resa il Re del cielo quanto l’umiltà”. [3]

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Francesco di Sales

San Francesco di Sales [4], nel capitolo XXXI “Passatempi e divertimenti e, in primo luogo, quelli leciti e lodevoli” nel suo “Introduzione alla vita devota” del 1608: “I giochi nei quali la vittoria premia e ricompensa la destrezza e l’inventiva del corpo e dello spirito, come il gioco della pallacorda, della palla, della pallamaglio, il gioco della giostra, gli scacchi e altri giochi da tavolino, di natura loro, sono divertimenti buoni e onesti.

Bisogna guardarsi soltanto dagli eccessi, sia per il tempo che vi si spende, sia per il denaro che vi si impegna; se tu vi consacri troppo tempo, diventa un’occupazione, non più un divertimento: non ne traggono giovamento né lo spirito, né il corpo, anzi alla fine ti troverai stordito e stanco.

Dopo che hai giocato cinque o sei ore agli scacchi, ti trovi stanco morto e vuoto nello spirito; se giochi a lungo a pallacorda, non ti diverti, ma ti ammazzi di fatica. Se poi la posta, ossia ciò che si mette in palio, è troppo alta, si altera la serenità dei giocatori. Inoltre, mi sembra un’ingiustizia mettere grossi premi per la destrezza e l’inventiva in cose di così poca importanza, anzi, direi di nessuna utilità, come il gioco.

Solo successivamente, anche grazie all’influsso di papa Leone X, Giovanni dè Medici, grande appassionato di scacchi che negli otto anni del suo pontificato protesse il gioco favorendone la diffusione anche nel mondo ecclesiale, ed agli scritti di santa Teresa d’Avila e di San Francesco di Sales la “condanna” al gioco degli scacchi fu tolta definitivamente nel 1609 da Papa Paolo V (Camillo Borghese).

Proprio una santa donna e un sant’uomo!

[Se ti interessa, puoi partire da qui per conoscere molte altre curiosità e aneddoti, attraverso una guida turistica ai luoghi degli scacchi in Italia]

NdA: Post aggiornato il 25 Agosto 2018 con correzioni suggerite dal M° Adolivio Capece.


[1] RAO, R., Scacchi e società nel Piemonte medievale, in Giochi e giocattoli nel medioevo piemontese e ligure, pp. 147-151, a cura di Comba R. e Rao R., Soc. Studi Stor. Archeologici, 2005, p. 146-161

[2] Ávila, 28 marzo 1515 – Alba de Tormes, 15 ottobre 1582

[3] Trad. dal testo spagnolo, Ed. P. Silverio di Santa Teresa, Burgos, El Monte Carmelo, 1954, Roma, 2005

[4] Thorens-Glières, 21 agosto 1567 – Lione, 28 dicembre 1622

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