Uno Scacchista

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Come vincere i finali (vinti) di Re e Pedoni di Torre

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(Uberto D.)
So bene che un titolo non può essere troppo lungo, quindi mi scuserete se questo è un po’ pretenzioso: il titolo dovrebbe comprendere anche “e pattare i finali (patti)”. Oggi vorrei ragionare insieme su questo tipo di finali semplici e con pochissimo materiale sulla scacchiera, che libri e “tablebases” riportano come facilmente risolti. Solo che, in partita, le “tablebases” non le abbiamo e i dubbi si affollano nella mente… Opposizione, percorsi minimi, case critiche…

[Posizione finale di Barcza-Fischer, Zurigo 1959]

Il tema è semplice: come giocare i finali quando ci sono di mezzo i pedoni di Torre. Già, perché, come noto, la difesa ha molte più possibilità di difesa grazie allo stallo, sia della parte in vantaggio (a sinistra nel diagramma), sia di quella in svantaggio (a destra).

Vediamo assieme qualche esempio pratico (con un pizzico di teoria), partendo da una recente partita di Carlsen al torneo di Biel.

Carlsen-Navara, Biel 2018 (1° turno)

Il Bianco ha mosso e il Nero ha abbandonato immediatamente, quindi la posizione è chiaramente facile da vincere ma… come? (1) Andando subito a catturare il pedone a5, (2) dando prima uno scacco in g4 o (3) accompagnando il pedone g fino alla promozione?

Molti di voi scuoteranno il capo in segno di disapprovazione: come tutti sanno, il pedone g non va da nessuna parte da solo, perché il nero manovrerà il Re in maniera da arrivare alla posizione del diagramma e pattare per stallo.

Va bene, ma cosa dite della spinta del pedone in g4 prima di andare a catturare il pedone a5? In fin dei conti sembra allontanare ancora di più il Re Nero, quindi rendere più sicura la manovra ed evitare lo stallo.

Prima di avviarci verso un semplice calcolo, richiamiamo un po’ di teoria di questo tipo di finali. Le case critiche per la difesa del nero sono c7 e c8. Se il Re Nero riesce ad arrivarci (dopo aver catturato il pedone g) la partita finirà patta con una delle due versioni di stallo viste in precedenza, a scelta del Bianco.

Vediamo cosa succede nel caso in cui il Bianco decida per la spinta in g4.

E’ chiaro che la scelta giusta è quella di far catturare il pedone bianco in g3, costringendo il Re nero a perdere un tempo decisivo.

Una piccola lezione teorica da ricordare, quindi: quando dovete calcolare come giocare un finale con i pedoni di Torre, controllate bene i tempi e i percorsi necessari alla parte in difesa per arrivare alla case c7-c8 (c2-c1) e, specularmente, f7-f8 (f2-f1).

Unica eccezione quando il pedone è in sesta traversa affiancato dal Re: in questo caso spingendo in settima il Re in difesa non può avvicinarsi.

Ovviamente né Carlsen né Navara hanno avuto bisogno di calcolare, ma fate sempre attenzione perché non mancano esempi illustri di cantonate.

Guardate la posizione seguente, ripresa da “Practical Chess Endings” di Paul Keres.

Shlage-Ahues, Berlino 1921

La mossa è al Bianco e il pedone a7 è ovviamente perso. Il punto è che ci vogliono 5 tempi, e quando il Re bianco catturerà in a7, il Re nero arriverà in c7 con patta inevitabile. Vediamo come è andata la partita.

Forti delle analisi precedenti, avete sicuramente scoperto l’errore commesso dal Bianco, vero? Semplicemente ha dimenticato il “Bodycheck”: ecco come avrebbe potuto vincere.

Ottimo, abbiamo tutti capito e questo tipo di finali non saranno più un problema, neanche nelle partite lampo. Non vi devo quindi dire come finisce, a gioco corretto, il finale qui sotto. 🙂


Vi devo però una spiegazione sul diagramma di inizio articolo, che vi ripropongo.

Barcza-Fischer, Zurigo 1959 – Posizione finale

Il giudizio sulla posizione dipende ovviamente da chi ha la mossa. Una semplice verifica sui tempi necessari per giungere in c2 ci dice che la partita è patta se la mossa è al Bianco e vinta dal Nero se ha la mossa. L’ultima mossa in partita fu 95. … Ra3xDa4, con conseguente patta.

Esiste però un divertente (e non confermato) aneddoto, riportato da Edward Winter nella sua Chess Note 4594 del 17 Settembre 2006.

Walther-Fischer, Zurigo 1959, dopo 8. … Cbd7. Tal osserva interessato. (Foto dal libro di Richard Forster “The Zurich Chess Club, 1809–2009”)

Secondo quanto riportato nel libro “Russians versus Fischer” di D. Plisetsky e S. Voronkov (Moscow, 1994) Tal avrebbe raccontato che Fischer trascinò la partita contro Gideon Barcza, il giocatore più anziano del torneo con i suoi 48 anni, fino al terzo aggiornamento, nonostante non avesse un reale vantaggio per giustificarlo. Rimasti infine Re contro Re, fu concordata la patta alla mossa 103, con Barcza ormai esausto. Fischer propose di analizzare la partita perché sentiva che avrebbe potuto giocare meglio in qualche momento. La risposta di Barcza sarebbe stata: “Senti, ho una moglie e dei bambini. Chi si prenderà cura di loro in caso di una mia morte prematura?

Come dicevo, il divertente aneddoto non è confermato dai fatti (tutte le fonti ufficiali riportano la patta alla 95a mossa), ma comunque plausibile, vista la proverbiale caparbietà di Fischer nel cercare tutte le possibilità sulla scacchiera (e l’energia che sicuramente aveva a 16 anni).

Certo, nella posizione finale, tutti avremmo saputo pattare, anche contro FIscher!

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