Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Evgenij Znosko-Borovskij

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(Riccardo M.)
Evgenij Aleksandrovič Znosko-Borovskij (Pavlovski 28.8.1884-Parigi 30.12.1954), scrittore e giocatore, fu una delle figure più significative dello scacchismo internazionale nella prima parte del XX° secolo.
Di famiglia aristocratica, ebbe una vita molto intensa e ricca, “spericolata” direbbe oggi qualcuno.

Giocatore molto precoce (per quei tempi), a 19 anni divenne campione di San Pietroburgo, qualificandosi per la finale del “3° Campionato panrusso” di Kiev (1903). A Kiev vinse Chigorin (15 su 18), davanti a Bernstein e Yurevich, ma Znosko Borovskij non sfigurò col suo sorprendente 6° posto (11 punti), davanti a giocatori ben più noti quali Levitskij, Lebedev, Rabinovich, l’anziano Schiffers e il giovane Duz Chotimirskij.

La prima delle varie interruzioni della sua carriera e dei suoi studi capitò negli anni 1904-1905, allorché partì volontario per la guerra russo-giapponese. Nel febbraio 1905 venne seriamente ferito nella celebre e sanguinosa “battaglia di Mukden” (l’attuale città di Shenyang, nella Cina nord-orientale), quando i russi ebbero a soffrire ben 59.000 morti e 30.000 prigionieri. Promosso ufficiale e decorato, ritornò a curarsi a Pietroburgo e riprese a giocare e a studiare, scacchi e teatro.

Fu 3° a San Pietroburgo nel 1906 e conquistò così il titolo di maestro, che a quell’epoca valeva certamente come il GM dei giorni nostri. Ottenne discreti piazzamenti nei tornei di Ostenda 1906 e 1907. Ad Ostenda 1906, quando rimase per un soffio fuori dal girone finale, ebbe la soddisfazione di vincere il premio di bellezza per la sua partita contro Amos Burn. A Norimberga 1906 (primo Marshall) fu soltanto 9°-11°, con 7,5 punti su 16.

Il fatto è che Evgenij forse non credeva abbastanza alle sue potenzialità tecniche, o più probabilmente era attirato da troppi altri interessi che spesso lo tennero a lungo lontano dalle competizioni. Aveva studiato nel famoso Liceo Imperiale Alessandro I, aveva conosciuto il noto regista teatrale Vsevolod Ėmil’evič Mejerchol’d e stava soprattutto divenendo uno stimato scrittore e critico letterario e teatrale. Gli approfondimenti in questo settore lo portarono a distrarsi ancor più dagli scacchi nei due anni successivi, con il risultato di centrare solo l’ultimo posto (su 19 partecipanti) al grande torneo di San Pietroburgo del 1909, vinto da Lasker.

Scrisse il dramma “Diamond, scene from the war” (San Pietroburgo, 1910) e poi le commedie “Converted Prince” e “Lovers in March“. Scrivere era una passione di famiglia: i lavori del fratello Sergei (1878-1911) avevano riguardato questioni e testi di legge.

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Illustrazione: la battaglia di Mukden

Znosko Borovskij aveva iniziato, soprattutto dopo la morte del fratello, ad occuparsi sia dell’attività organizzativa del suo circolo di Pietroburgo, sia di viaggi per propaganda scacchistica, lunghi viaggi che lo portarono in giro per tutta la Russia nel 1912, nell’Europa centrale nel 1913, e che poi dopo la guerra lo avrebbero condotto in Francia, Inghilterra, Belgio e Svizzera. La Russia prima e poi l’Europa debbono essere grati alla preziosa e infaticabile attività di propaganda da lui svolta in quel periodo.

Aveva una sorella, Nadezhda, che di professione era attrice ed era sposata con lo scrittore Sergei Auslander. Anche Evgenij sposò (1911?) un’attrice, Maria Vasilievna Nerpina (1882-1946). Il figlio Kirill (1912-1966) fu scrittore, con lo pseudonimo di Edmond Kari, e attivista del Partito comunista francese.

Nel 1911 vinse di nuovo il Campionato di San Pietroburgo. Nel 1913, due anni dopo l’uscita di un suo lavoro dal titolo “Capablanca e il Gambetto Muzio”, incontrò proprio Capablanca, che si era recato a Pietroburgo per una serie di esibizioni, e lo batté. Tra l’altro quella restò l’unica sconfitta subita dal cubano in quel tour.

Tra il 1909 e il 1912 tenne una rubrica fissa di recensioni teatrali sulla rivista “Apollo” e sporadicamente pubblicava articoli intorno a problemi di teatro sulle riviste “L’amore delle tre melarance” e “Nuovo studio”. Tra il 1909 e il 1913 resse costantemente la rubrica scacchistica dei giornali “Novoje Vremja” (Novella Epoca), succedendo a Chigorin, e “Niva” (sulla quale per anni aveva scritto Schiffers), ma saltuariamente collaborava anche con altri giornali russi.

Znosko Borovskij era insomma anzitutto un organizzatore/divulgatore/scrittore. I circoli da lui visitati, e presso i quali era solito tenere delle sedute di simultanee, seguivano sempre con vivo interesse le sue conferenze, grazie alle sue capacità oratorie e alla precisione e nello stesso tempo alla originalità dei suoi commenti. Particolare successo avrebbe avuto una sua conferenza che sarebbe poi apparsa a Parigi nel 1935 in un fascicolo dedicato, col titolo “Comment il ne faut pas jouer aux Echecs”.

Nel 1914 fu buon 6° nel campionato panrusso, vinto a San Pietroburgo da Alekhine e Nimzowitsch di un soffio davanti a Flamberg, ma precedette Bogoljubov, Evenson ed altri nove maestri.

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Evgenij Znosko Borovskij in divisa da ufficiale dell’esercito russo

Nel 1915 fu chiamato di nuovo alle armi, nonostante non si fosse mai completamente ristabilito dalle ferite di dieci anni prima. Tornato, andò a vivere a Rostov-sul-Don. Più tardi, dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, e in particolare dopo l’assassinio di un amico (Leonid Kanegisser), decise di lasciare per sempre la Russia, decisione che fu presa anche da Ossip Bernstein, fortissimo giocatore dilettante e nella vita avvocato. Evgenij nel 1920, dopo un breve soggiorno a Berlino, scelse Parigi per il resto della vita, ottenendo la cittadinanza francese.

La piacevolezza dei suoi scritti divenne notoria nel dopoguerra e lui non lesinò il suo consueto impegno su diversi fronti, non ultimo per la nostra “L’Italia Scacchistica”, dove apparvero a sua firma diversi interessanti articoli. Un esempio del suo stile giornalistico brillante e fantasioso lo si ha in questo stralcio da un pezzo intitolato “Attacco senza sviluppo“, del dicembre 1931: “…. Ci si può domandare se un attacco non possa essere iniziato prima che lo sviluppo sia terminato …. Simile attacco può essere portato dal Bianco …. Come base teorica, questa nuova strategia ha la concezione seguente: se prima si voleva sempre vedere nell’apertura “la mobilitazione delle forze“, oggigiorno è ammesso considerare la posizione iniziale come la posizione “di un’armata già mobilitata“. Dunque dalla prima mossa la battaglia s’impegna, si manovra, si cerca di portare per primi gravi minacce all’avversario. Si fanno delle finte, delle imboscate, ma appena il momento si presenta, ci si getta sull’avversario, perché sarà questi che si getterà su di noi, se gliene lasceremo il tempo e la scelta”.

The Art of Chess Combination

Durante gli anni Venti partecipò attivamente ai lavori della “Camera dei poeti di Parigi” e della “Unione dei giovani poeti e scrittori”, tenne conferenze sulle opere di poeti russi ed ebrei e sul teatro russo, collaborando con diversi periodici teatrali.

I suoi libri sugli scacchi ebbero grande successo già allora, prima in Russia e poi in Francia, in particolare “Le vie dello sviluppo del giuoco degli scacchi”, “Capablanca e Alekhine”, “Gli scacchi e i campioni di scacchi”. Dedicò dei lavori anche al mediogioco e al finale. Come questo:

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Per 800 rubli si può oggi acquistare questa “Teoria del mediogioco”, edita in Russia addirittura nel 2017 a dimostrazione della validità ancora attuale e intramontabile degli scritti del nostro Evgenij (o Eugene, come si dovrebbe scrivere a partire dal 1917).

Dopo aver letto il libro su “Capablanca e Alekhine, la lotta per il campionato mondiale del 1927”, il famoso scrittore Vladimir Nabokov, che era un suo ammiratore, parlò di Znosko-Borovsky come di un giocatore/scrittore talentuoso, “dalla insolita pittoricità di alcune espressioni e dal ritmo allegro e forte dell’intera presentazione”.

Ma l’opera più significativa di Evgenij Aleksandrovič Znosko-Borovskij resta probabilmente “Il Teatro russo degli inizi del XX secolo”, pubblicato a Praga nel 1925. Un libro fondamentale sullo sviluppo del teatro russo del primo Novecento, perché quello sviluppo Evgenij lo visse e lo descrisse in prima persona, rendendo di particolare emotività e vigore le sue cronache dei lavori dei vari Anton Cechov, Theodore Evreinov, Alexander Tairov. Talmente fondamentale e attuale, abbiamo detto, che alla fine in Russia si sentì il bisogno di avere una traduzione dell’opera, il che avvenne addirittura nel 2014, grazie all’impegno della casa editrice moscovita «Навона» (Navona) e ad alcuni appassionati di teatro.

Se andiamo a leggere di lui nella letteratura russa, non ci dobbiamo meravigliare di conseguenza di trovare il suo nome non tanto con la definizione di “giocatore di scacchi”, quanto di “drammaturgo, romanziere e critico d’arte”. Un personaggio senza dubbio interessante e poliedrico, Evgenij Znosko-Borovskij, come lo sono stati pochissimi altri nella storia del nostro gioco.

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Altri suoi lavori sugli scacchi sono stati: Comment il faut commencer une partie d’échecs” (1933), “Comment on devient un brillant joueur d’échecs” (1935), “Les pièges dans les débuts – Comment les forger et les éviter” (1943), “Comment jouer les fins de parties aux échecs” (1952).

Ma torniamo a parlare di Evgenij/Eugene come giocatore, attività da lui lasciata e poi ripresa in più occasioni. Secondo Harold Schonberg il suo difetto principale era quello di “non reggere alla distanza”. Salì tuttavia sul terzo gradino di un podio due volte, a Weston Super Mare nel 1924 (dietro Euwe e Thomas) e a Nizza nel 1930 (dietro Tartakower e ancora Thomas). Di seguito, sempre nel 1930 (cioè a 46 anni), arrivò anche il successo: primo a Parigi, superando Gromer, Lilienthal, Tartakower ed altri fra i quali il pittore Marcel Duchamp. Fu un momento intenso e magico per lui. Partì per una serie di simultanee, specialità in cui eccelleva, in Francia e in Inghilterra. L’Italia Scacchistica ne riportò il risultato complessivo: 718 partite giocate, di cui 649 vinte, 40 patte e solamente 29 perse, per un bottino ragguardevole del 93,1%. Nel 1932 a Parigi fu secondo in un torneo vinto da Duchamp.

Il valore di Evgenij Znosko Borovskji lo si potè toccare con mano ancora nel 1941 (cioè a 57 anni), quando a Parigi affrontò uno dei migliori giocatori di Francia di quel periodo, Amedee Gibaud (1885-1957), che era stato campione assoluto per ben quattro volte, nel 1928, 30, 35 e 40. Ebbene, egli seppe sconfiggere nettamente il francese per 7,5 a 2,5 (7 vittorie contro due sconfitte).

I suoi testi, sempre eleganti e gradevoli, avevano intanto trovato traduzioni in varie lingue, anche in tedesco e spagnolo (chiaramente non in italiano, purtroppo), e nel 1940 varcarono anche l’oceano, con una edizione in inglese, stampata a Philadelphia, di un trattato sui finali: “How to play chess endings”.

Probabilmente soffrì di tubercolosi perché fu diverse volte ricoverato in sanatori dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1952 donò gli ultimi suoi lavori e la sua biblioteca a “L’Echiquier de Paris”. Evgenij Znosko Borovskij si spense a Parigi il 31 dicembre del 1954 (il 30 secondo altre fonti) e fu sepolto nel cimitero di Sainte-Geneviève-des-Bois.

Se vi va di guardare in rete alcune delle sue più interessanti partite, la vostra scelta potrebbe cadere, ad esempio, su una di queste quattro: Znosko Borovskij-Levitskij (Kiev 1903), Swiderski-Znosko Borovskij (Norimberga 1906), Znosko Borovskij-Lewitt (Ostenda 1906), O’Hanlon-Znosko Borovskij (Nizza 1930).

“Non è una mossa, anche la migliore, che dovete ricercare, ma un piano realizzabile”. (Evgenij Znosko-Borovskij) 

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