Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

La vita e il Dragone di Fjodor Duz-Chotimirsky

16 min read

(Riccardo M.)
Vi parlo oggi di un personaggio estroverso e pungente che sarebbe potuto tranquillamente appartenere ad ogni epoca. Si potrebbe quasi dire, senza timore di apparire “lombrosiani”, che la stessa immagine sotto il titolo (risalente al 1923) stia un poco a dimostrarlo. Non lo vedete ben diverso da tanti identici baffuti e apparentemente addormentati figuri del suo tempo?
Fjodor Ivanovic Duz-Chotimirsky nacque a Chernigov (Ucraina) il 26.9.1879 (alcune fonti riportano erroneamente 1881) e si spense a Mosca il 6.11.1965.

Gli esordi

Fjodor ebbe una infanzia molto triste, avendo perduto presto entrambi i genitori. Il destino lo portò a Kiev, dove da ragazzo viveva da solo e si guadagnava il pane con lavoretti occasionali, tra i quali il carico/scarico di merci su navi e chiatte. Ma gli accadde anche di soffrire la fame.

L’unico suo passatempo erano i libri, e spesso gli capitava di fermarsi davanti alla vetrina di un libraio sotto casa. Erano le prime settimane dell’inverno 1898-99 quando in esposizione gli apparve una “Guida allo studio del gioco degli scacchi”, di un certo J.Dufrene. La acquistò e la divorò in breve, giocando contro se stesso e immaginando epiche partite contro campioni. Ingenuamente il ragazzo si considerò presto imbattibile e amara fu la sua sorpresa quando decise di visitare il circolo di scacchi presso il “Cafè di Varsavia”, dove subì una sconfitta dietro l’altra. Non si demoralizzò e si buttò ancor più avidamente nello studio. Trascorsero pochi mesi e già nella primavera del 1899 mise in fila tutti vincendo il campionato di Kiev (cosa che seppe ripetere nel 1902, 1903 e 1906).

Fu quella la definitiva spinta verso il nuovo mondo degli scacchi. Fjodor “prese l’iniziativa” e propose ad altri di aiutarlo ad organizzare una specie di “Kiev Chess Game Society”, che ebbe vita anche grazie alla collaborazione di un artista, un certo Shimansky, il quale ospitò il gruppo nel suo studio in Khreshchatyk.

La nuova associazione, sotto la direzione dello stesso Fjodor, organizzò presto un lavoro di formazione che unì tutti i giovani scacchisti di talento della città. Fu invitato a Kiev il famoso Janowski [1], che simpatizzò subito con lui, riconoscendogli doti non comuni, e che poco tempo dopo avrebbe proposto di inserirlo fra i partecipanti, nel 1900, al secondo campionato “di tutte le Russie”, a Mosca.

Duz-Chotimirsky, in uno scritto del 1954, raccontò quei giorni di Mosca, in Bolshaya Dmitrovka, per lui indimenticabili. Arrivato il 25 dicembre 1900, lo colpì l’hotel con il suo lusso, che non aveva mai visto né immaginato: scintillanti pavimenti in parquet, coperti di tappeti morbidi, lampadari dorati, arredi eleganti e costosi. Un cameriere, con un vassoio d’argento in mano, subito notò il suo aspetto e i suoi modesti abiti. “Cosa vuoi tu qui?” gli chiese severamente. Poi lo accompagnò al buffet, dove si avvicinò, sussurrando qualche parola, ad un vecchio di considerevole statura, con una grande barba grigia. Quest’ultimo si rivolse al giovane Fjodor: “Sei anche tu, giovane, un partecipante al torneo? Siediti e permettimi di presentarmi: sono Emmanuel Stepanovich Shiffers ” [2].

Alle sei di sera la sala gioco era piena. Tutti stavano aspettando il personaggio più importante: Chigorin [3]. Improvvisamente un vociare tra il pubblico: “Chigorin! Chigorin!”. Finalmente Fjodor poteva vedere il suo idolo, Mikhail Ivanovich Chigorin: “Era basso di statura, pareva più affabile che nelle foto. Capelli neri e grigi, piccoli baffi, barba larga; occhi scuri, marroni, grandi, con un’espressione un po’ severa e triste”.

Chigorin veniva presentato come fuori forma, e molti vedevano favorito Janowski. Invece lui dominò, con incredibili 16,5 punti su 17 (una sola patta, appunto con Janowski). Il ragazzetto Duz-Chotimirsky giunse appena 15°, con 4,5 punti. Ma verso la fine del torneo gli parlò così lo stesso Chigorin: “Non preoccuparti se perdi. Anch’io nei primi anni ho perso molto, e solo allora ho cominciato a vincere “. Da allora Fjodor stimò molto Chigorin, sia come uomo sia come giocatore, e i due mantennero contatti per sempre.

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In questa immagine, riferentesi appunto al campionato russo del 1900/1901, si può vedere un ancor timido e attento Fjodor Duz-Chotimirsky all’estrema sinistra, in piedi.

In piedi accanto a lui si riconoscono (ma forse voi non li riconoscerete tutti!) K.V. Rozenkrantz, D.M. Janowski, S.V. Lebedev e V.N. Kulomzin. In basso, seduti da sinistra, ci sono E.S. Schiffers, S.V. Antushev, V.I. Tabunshchikov e infine, il più noto di tutti, il M.I. Chigorin.


La giovinezza

Nel 1901 Duz-Chotimirsky visitò San Pietroburgo e il suo cuore pulsante di scacchi, che era l’antico “Caffè Dominik” sulla Prospettiva Nevski. Lì giocavano, oltre a Chigorin, anche Shiffers, Alapin, Lebedev e Levin (un po’ più tardi, dopo il 1904, anche Evtifeev e Znosko-Borovsky). Lì giocò un torneo e giunse 7°.

Tornato a Kiev, si immerse pure nello studio di matematica ed astronomia, e poi avrebbe invano cercato un posto di lavoro, anche come guardiano, presso l’osservatorio astronomico della città. In ogni modo questa sua esperienza astronomica lasciò (e alla fine dell’articolo vedremo il perché) un segno indelebile nella storia degli scacchi.

Nel 1902 s’incontrò ancora con Chigorin e questi lo incoraggiò nuovamente a tentare di organizzare a Kiev il 3° campionato russo. Fjodor non si tirava certo indietro e, con l’aiuto del suo gruppo, ci riuscì nel 1903. Stavolta la lotta per il titolo fu più incerta, ma alla fine prevalse di nuovo (come nel 1899 e 1901) Chigorin, di un punto su Ossip Bernstein [4]. Duz-Chotimirsky fu 15° come due anni prima.

Qui vi mostriamo un’altra immagine dal campionato russo. Stavolta siamo nel 1903, a Kiev:

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I giocatori del 3° Campionato di Tutte le Russie che si svolse a Kiev nel settembre del 1903 (immagine dal libro del torneo)
Fila posteriore: Rabinovich, Izbinsky, Kylomzin, Lebedev, Znosko-Borovsky, Levitsky, Kalinsky, Ben’ko, Lowtzky
Davanti: Rubinstein, Vengerov, Salwe, Chigorin, Loxting, Count Plater, Yurevich, Bernstein, Schiffers, Duz-Chotimirsky
Immagine da “Chess.com”

Fra il 1904 e il 1905 Fjodor Duz-Chotimirsky visitò Varsavia e Lodz. Nel capoluogo polacco si giocava al “Caffè Semadani”, che era frequentato tutti i giorni (anche se non giocava più) da un vecchio Simon Winawer [5]. Fjodor se lo ricordava come persona modesta e dai modi garbati, dalle rare ma sempre spiritose e ironiche battute. A Lodz l’associazione scacchistica principale era diretta da Khaim Janowski, il fratello del più famoso David; lì Fjodor conobbe, e ne divenne amico, Akiba Rubinstein [6] e Georg Salwe [7].

Il 22 gennaio del 1905 oltre centomila lavoratori, guidati dal prete Georgij Gapon, si mossero a Mosca verso il palazzo dello zar Nicola II per chiedere riforme. La polizia zarista aprì il fuoco, causando un centinaio di morti. Indignazione, scioperi e agitazioni spontanee pervasero quell’anno il Paese, l’anno della pre-rivoluzione. Lo stesso accadde a Kiev, dove in primavera anche Duz-Chotimirsky venne arrestato. Nella cella numero 1 del carcere di Kiev c’erano con lui altre undici persone. Fjodor non si lasciò sfuggire neppure quell’occasione: a tutti insegnò gli scacchi, ricavando i pezzi dalle molliche di pane.

Grazie ad un’amnistia, uscì dal carcere il 23 di ottobre e a novembre era già a disputare il campionato cittadino, che vinse davanti a Nikolaev e Lovtsky. Ma, terminato il torneo, fu espulso da Kiev e gli venne confiscata tutta la corrispondenza che in quegli anni aveva avuto con tanti scacchisti di diverse città russe.

Lasciò Kiev “con la morte nel cuore” e riparò a San Pietroburgo, in tempo per partecipare là al 4° campionato russo, che iniziava il 22 dicembre. Vinse il polacco, di famiglia ebrea, Georg Salwe, davanti a Blumenfeld e Rubinstein, e stavolta Duz-Chotimirsky colse un lodevole ottavo posto.

Fjodor rimase un poco a San Pietroburgo, dividendo una stanza con una persona molto amica di Chigorin, Sergey Rozhdestvensky, grande appassionato di scacchi. In quella città ebbe modo d’incontrare più volte Chigorin, di giocare molte partite con lui e di ascoltare il maestro parlare dei suoi viaggi e della sua irritazione per il gioco dogmatico di Tarrasch e Schlechter, che sottovalutavano il pensiero creativo negli scacchi in favore del dogmatismo ormai quasi di moda.

Il destino lo condusse, sempre nel 1906, a Mosca, dove fu aiutato da un commerciante d’arte, Pavel Babrov, e da alcuni scacchisti fra i quali il maestro Raphael Falk [8]. Il suo dinamismo lo portò subito ad organizzare incontri fra diverse squadre e ad insegnare scacchi agli studenti dell’Università e ai lavoratori dell’Istituto delle Ferrovie.

All’inizio del 1907 organizzò a Mosca un nuovo circolo, insieme a Falk ed altri, in un locale dove precedentemente si giocava solo a carte. Il locale iniziò ad essere assai frequentato e ricevette la visita di giocatori di altre città, fra i quali il maestro viennese Georg Marco [9]. Vi si svolsero un paio di tornei internazionali. Duz-Chotimirsky vinse il primo, davanti a Blumenfeld e Marco, e fu solo terzo nell’altro a causa di una sconfitta a forfait con Goncharov [10]. Ma il suo livello di gioco stava crescendo, le lezioni di Mikhail Chigorin iniziavano a mostrare i frutti.

E così nel 1907 ricevette il primo invito per un torneo internazionale fuori della Russia, a Carlsbad (oggi Karlovy Vary in Repubblica Ceca). Una manifestazione di altissimo livello. Però per arrivare e restare a Carlsbad tutto il tempo del torneo occorreva parecchio denaro, e questo a Fjodor era sempre mancato. Partecipò ugualmente, a prezzo di enormi sforzi. A metà torneo Chigorin, vedendolo pallido e dimagrito, gli chiese se era ammalato. Ma era soltanto fame. Purtroppo un malato serio c’era, ed era proprio Chigorin, colto da un diabete che in pochi mesi lo avrebbe portato (12 gennaio 1908) alla morte. Fjodor non dimenticò mai le sue ultime passeggiate serali a Carlsbad con Chigorin, che anche in quell’occasione ebbe ad aiutarlo e consigliarlo.

Fu 11°/12° Duz-Chotimirsky a Carlsbad, nonostante i successi contro Nimzowitsch, Salwe, Spielmann, Janowski, Mieses, a metà classifica con 10 punti su 20 e incamerando un premio di appena 175 corone. Ma in quelle condizioni era già troppo. A vincere il grande torneo fu Rubinstein davanti a Geza Maroczy [11].

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Carlsbad 1907: riconoscete il nostro Fjodor? [12]
Rientrato a Mosca, sul finire dell’anno Duz Chotimirsky diede le prime serie lezioni ad un ragazzo di 14 anni, un certo Alexander Alekhine, lezioni ben pagate: 15 rubli ciascuna. Un giorno, scherzando, Fjodor disse: “Quelle lezioni probabilmente spiegano la presenza di alcuni piccoli difetti apparsi più tardi nel gioco di Alekhine“.

E’ interessante sapere perché a Fjodor sia capitato, al di là del lato economico, di dare delle lezioni proprio al piccolo Alekhine, futuro campione del mondo E’ stato lui stesso a raccontarcelo (da un articolo di Georges Bertola apparso nel luglio 2017 su Europe Echecs): “una domenica stavo camminando a Mosca, quando sul ponte Kuznetski incontrai Isakov, un forte giocatore della città. Lui mi si avvicinò e in un orecchio mi sussurrò di aver scoperto un futuro campione del mondo. Così mi fece conoscere Alekhine, un ragazzo alto e magro con i capelli biondi, gentile, cortese e serio. Gli parlai dei miei giocatori preferiti: Morphy, Andersen, La Bourdonnais, Charousek e Chigorin. Quando gli dissi che l’elemento più affascinante degli scacchi era l’estetica, che poneva il gioco al livello dell’arte, gli occhi di “Tisha” scintillarono improvvisamente. Gli promisi di giocare ben presto qualche partita di allenamento con lui. All’inizio il suo gioco non mi fece un’impressione particolare, comunque ci accordammo per un paio di lezioni settimanali, una specie di corso sistematico, dalle aperture ai finali, per tre-quattro mesi”.


La maturità

Duz-Chotimirsky prese parte negli anni successivi a svariati tornei internazionali e nazionali. Nel 1908 a Varsavia pareggiò un match con il campione americano Frank Marshall [13] (13) (+2 -2 =2) e poi fu 4° nel campionato russo a Lodz (vinse Rubinstein). Nel 1909 nel tremendo torneo di San Pietroburgo fu appena 13°, ma ebbe una bella fetta di gloria sconfiggendo entrambi i co-vincitori: Lasker (allora campione del mondo) e Rubinstein. Quindi fu 5° nel campionato russo a Vilnius (vinse ancora Rubinstein).

La caratteristica principale del Duz-Chotimirsky giocatore è ben descritta dallo storico Adriano Chicco: “partecipò ai maggiori tornei del primo decennio del secolo, distinguendosi non tanto per i risultati finali quanto per alcuni successi parziali contro i maggiori giocatori del tempo”. Insomma, Duz-Chotimirsky era il classico “campione di un giorno”.

Nel 1910 fu 4° a San Pietroburgo (dietro i primi tre a pari merito: von Freymann, Lebedev e Levenfish) e 7° ad Amburgo ma alla pari di Alekhine (vinse Schlechter). Nel 1911 fu 1°/2° con Znosko-Borovsky [14] a San Pietroburgo. Aveva preso a viaggiare molto in quegli anni: Berlino, San Sebastiano, Praga.

Ma pian piano, come lui disse, subentrò una crisi ed una sfiducia, quindi un conseguente rifiuto per un’attività che non riceveva alcun sostegno dal governo degli zar. Partecipare a tornei nell’arena internazionale era considerato un affare privato del singolo giocatore. Chi era povero aveva pochissime opportunità di entrare nell’ambiente degli scacchi, almeno ad alto livello. Lo scemare dei risultati conseguente all’avanzare dell’età portava all’oblio e alla povertà. Per lui ciò era inaccettabile.

In sostanza Duz-Chotimirsky smise di giocare a partire dal 1911, interrompendo l’inattività solo per un mini-match con Capablanca a San Pietroburgo nel 1913 (perso per 0-2) e per una ventina di partite amichevoli con Alekhine, sempre a San Pietroburgo (dove si era di nuovo stabilito e dove talora scriveva per il giornale “Den”), nel 1915, dall’esito alterno.

Nel 1916 lasciò la città e si trasferì nei lontani Urali, nel distretto montano di Bogoslovsky, fra i 70.000 lavoratori delle miniere di carbone e rame e del legname delle foreste. Il 1917 fu l’anno della grande rivoluzione socialista di ottobre, ma nell’estate del 1918 gli Urali furono occupati dalle truppe dell’Armata Bianca dell’ammiraglio zarista Kolchak. Duz-Chotimirsky conobbe un’altra volta il carcere, a Yekaterinburg, dove rimase detenuto per diversi mesi, fino alla definitiva resa di Kolchak.

E’ noto come dopo il 1917 gli scacchi siano diventati in Unione Sovietica prevalentemente un’arma di cultura, quasi alla pari di musica, teatro, letteratura ed arte. Venne istituito dopo il 1924 un apparato, dipendente dal “Consiglio Supremo per la Cultura”, incaricato di dare la massima pubblicità al movimento scacchistico e di allestire circoli di scacchi ovunque.

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E così, in ogni angolo dell’enorme Paese furono inviati propagandisti, materiale scacchistico e libri di testo, e naturalmente anche gli insegnanti migliori. Fra questi c’erano nomi celebri quali Ilja Rabinovic, Grigory Levenfish, Alexander Il’jn Zhenevsky, Sergei Belavenec e non poteva mancare di certo Fjodor Duz-Chotimirsky, per il quale questo incarico rappresentò il ritorno all’antica passione per gli scacchi e ad una missione di diffusione e conoscenza del gioco alla quale sempre sarebbe rimasto fedele.

Fjodor intraprese attività di scacchi ad Yekaterinburg e nelle fabbriche degli Urali; poi, nel 1921, rientrò a Mosca. Qui intanto iniziarono la pubblicazione le riviste “Scacchi” e poi la celebre “64”. Ed iniziava una seconda e felice vita per Fjodor.

Da quel momento si dedicò quasi totalmente alla diffusione degli scacchi fra la popolazione, tenendo lezioni, conferenze, sessioni di simultanee, organizzando tornei e manifestazioni. La “Sezione Centrale di Scacchi” lo incaricò di interessarsi della periferia dell’impero sovietico. Negli anni 1924-1931 Duz-Chotimirsky viaggiò di conseguenza un po’ ovunque, dal Mar Bianco al Caucaso, fino alla lontanissima Vladivostok, riversando la sua esperienza e conoscenza ai giovani di ben otto repubbliche sovietiche: Ucraina, Bielorussia, Uzbekistan, Kazakistan, Turkmenistan, Georgia, Armenia, Azerbaijan.

Contemporaneamente riprese l’attività agonistica di torneo, e con risultati incoraggianti grazie al rinnovato entusiasmo e al sostegno delle nuove autorità sportive.

Ottenne infatti alcuni dei migliori risultati della sua carriera nel Campionato Sovietico, ovvero due bei terzi posti: quello di Petrograd nel 1923 (vinse Romanovsky), e quello di Mosca nel 1927, dietro Bohatyrchuk e Romanovsky e alla pari con una vecchia conoscenza del nostro blog: Abram Model [15]. Nel mezzo c’era stato il 10° posto a Mosca nel 1924 e il 5° nel 1925 a Leningrado (vinse Bogoljubov in entrambe le occasioni).

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Leningrado 1925: Duz-Chotimirsky è quello seduto al centro, l’unico col berretto

Inoltre, fu 7° a Mosca nel 1921 (vinse Grigoriev), 5° a Leningrado nel 1925 (vinse Bogoljubow) e poi 5°-7° a Mosca (vinse Sergeev). Nel 1927 fu 2° a Tblisi alle spalle di Sorokin e nel 1930 3°-5° a Mosca (vinse Rabinovich).

Nel 1931 vinse il secondo campionato dell’Uzbekistan. Poi il declino inesorabile: nel 1933 fu 19° nella finale di Campionato sovietico a Leningrado (vinse Botvinnik); giocò in seguito solo varie semifinali fra il 1938 e il 1949, restando però sempre lontano dalla finale.

Nel 1936 ad Ashgabat (Turkmenistan) partecipò all’organizzazione di un torneo di soli dilettanti agricoltori; tra i partecipanti c’erano coltivatori di grano e di cotone, pastori e allevatori.

A partire dal 1939 si dedicò all’organizzazione e conduzione della sezione di scacchi della società sportiva “Lokomotiv”, dirigendo in sostanza una sorta di “dopolavoro scacchi” dei lavoratori ferroviari.

Durante la seconda guerra mondiale prestò lavori di vigilanza negli ospedali di Mosca.

In riconoscimento del suo infaticabile lavoro di educazione e cultura scacchistica fra i giovani, gli venne assegnato in URSS nel 1950 il titolo di “maestro d’onore dello sport” e, nello stesso anno, ebbe dalla FIDE quello di “maestro internazionale”.

Negli anni ’50 Duz Chotimirsky ancora viaggiava per l’Unione Sovietica e spesso teneva simultanee. Per esempio a Rostov sul Don nel 1957. Chi oggi se lo ricorda, parla di un signore anziano ma molto sveglio, che alla fine di ogni partita si fermava con cortesia qualche secondo col suo avversario ad analizzare le mosse fatte, a far notare errori. Tutto questo era una caratteristica del suo inimitabile stile che qualcuno ha giustamente definito “aziendale”.

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“Partite selezionate” di Duz-Chotimirsky è stato pubblicato nel 1954 da “Cultura fisica e sport”

Duz-Chotimirsky fu un poeta degli scacchi, un maestro brillante dalla tattica ingegnosa. Ma soprattutto fu un personaggio attivo, estroverso, instancabile, energico ed acuto. In età avanzata gli capitò di giocare una partita col Bianco contro un giovane David Bronstein. Ebbene, un aneddoto narra che dopo 1.e4,e5 Duz-Chotimirsky abbia giocato 2.f4 e, rivolto al suo avversario, abbia esclamato più o meno così: “Adesso devi per forza accettare il gambetto, altrimenti con te non giocherò più!”. Ecco una immagine di quella partita.

2-Д

Il buon Fjodor aveva per tutti un “gambetto di Re” nel cassetto, e toccava stare ben attenti ai suoi artigli, altrimenti potevano accadere fatti come questo che vi presento.

Duz-Chotimirsky – Robine (1910):

1.e4,e5 2.f4,exf4 3.Cf3,Ae7 4.Ac4,Ah4+ 5.g3,fxg3 6.0-0,gxh2+ 7.Rh1,d5 (la mossa di Stamma; se ora 8.Axd5 segue …Cf6) 8.exd5,Af6! 9.d4,Ce7 10.Cg5,h6? (ma qui il nero commette un terribile errore; aveva partita equilibrata dopo 10…Af5 11.Cc3,Ag6)

Duz-Chotimirsky–Robine dopo 10. ... h6

11.Cxf7!,Rxf7 12.d6+,Rf8 (non salva 12…Ae6 per 13.Dh5+,g6 14.Txf6+,Rxf6 15.De5+,Rf7 16.Axe6+ e Dxh8 matto) 13.Dh5,De8

Duz-Chotimirsky–Robine dopo 13. ... De8

14.Txf6+!,gxf6 15.Dxh6+,Txh6 16.Axh6 matto.

Un altro simpatico aneddoto lo raccontava Yuri Averbakh [16]: Il maestro russo Duz-Chotimirsky incontrò in un torneo un più giovane giocatore, Mikhail Bonch-Osmolovsky. Quando si sedettero al tavolo, Duz-Chotimirsky chiese il nome al suo avversario. “Come, come?” disse Duz-Chotimirsky, e il giovane glielo ripeté, ma il maestro non riuscì ancora a capire. Non glielo chiese per la terza volta. E sulla carta intestata il maestro scrisse: “Il bianco è Duz, il nero non è Duz”.

Fjodor Duz-Chotimirsky è stato un giocatore “romantico”, forse tra gli ultimi dello scorso secolo; non poteva essere diversamente per chi era un grande fan di Morphy [17], Chigorin e Charousek [18].

Io lo inserisco personalmente tra i più “Grandi” dello Sport anche per aver lui in ogni occasione cercato di diffondere sia la cultura del gioco sia le proprie personali conoscenze, attraverso lezioni, conferenze, incontri con i giovani, creazione di associazioni, condivisione di esperienze. Ed è quello che tutti i migliori maestri di scacchi dovrebbero sempre fare nel proprio Paese. E quasi mai, diciamo la verità, fanno, con rare eccezioni. Almeno in Italia.

La importante tradizione di scacchi, ancora attuale, di Kiev, Mosca e San Pietroburgo la si deve in parte proprio all’antica e profonda semina che il nostro personaggio, con pochi altri, fu capace di svolgere nelle tre città nel primo decennio del Novecento.

Non è stato “Duz” un grande teorico e innovatore, tanto che nessuna variante di apertura porta il suo nome. Tuttavia (e lui a ciò teneva particolarmente) dobbiamo ricordare e riconoscergli il merito di essere stato l’inventore del nome “Variante del Dragone” della Difesa Siciliana: 1.e4 c5 2.Cf3 d6 3.d4 cxd4 4.Cxd4 Cf6 5.Cc3 g6. Fu infatti colui che per primo notò che in quella variante la configurazione dei pedoni neri assomigliava alla disposizione delle stelle nella costellazione omonima. Il suo cuore di astronomo, del quale abbiamo sopra parlato, batteva sempre forte.

Quello che oggi, pertanto, ci piace proporre di riflesso agli astronomi è di ricordare anche il bravo Fjodor Duz-Chotimirsky quando capiterà loro di attribuire un nome ad una nuova stella o pianeta: il grande e romantico insegnante e divulgatore russo non lo avrà di certo demeritato!

Gli scacchi sono una foresta infinita, da cui partono sentieri, strade e sentieri” (Fjodor Duz-Chotimirsky)


NOTE:

[1] David Markelowicz Janowski (1868-1927): giocatore nato da famiglia polacca nell’attuale Bielorussia. Visse a Parigi dal 1890 e fu tra i migliori giocatori al mondo nel primo ventennio del XX secolo
[2] Emanuel Stepanovich Schiffers (1850-1905): forte scacchista russo di famiglia tedesca, insegnante di professione, campione di Russia fra il 1870 e il 1880.
[3] Mikhail Ivanovich Chigorin (1850-1908): scacchista russo, tra i primi tre al mondo a cavallo fra XIX e XX secolo.
[4] Ossip Samoilovich Bernstein (1882-1962): scacchista dalla lunghissima carriera, ucraino e poi francese, avvocato.
[5] Simon Abramowicz Winawer (1838-1920): giocatore polacco, temibilissimo negli anni 1870-1880, portò grossi contributi alla teoria delle aperture.
[6] Akiba Kivelovich Rubinstein (1882-1961): altro giocatore polacco, tra i più forti al mondo negli anni precedenti la Grande Guerra, di certo il più forte di tutti nel 1912.
[7] Georg Salwe (1862-1920): ancora un polacco, di famiglia ebraica come Janowski, Bernstein e Rubinstein, più volte vincente o piazzato prima della Grande Guerra.
[8] Raphael Alexandrovich Falk (1856-1913): maestro moscovita, non giocò praticamente mai lontano dalla sua città.
[9] Georg Marco (1863-1923): giocatore e compositore di origine rumena, di professione giornalista, visse a Vienna.
[10] Aleksei Fyodorovich Goncharov (1879-1913): maestro russo, ai primi del ‘900 tra i fondatori, con Falk, del movimento scacchistico moscovita.
[11] Geza Maroczy (1870-1951): professore di matematica e scacchista ungherese, forte e solido come una roccia, insegnante della campionessa Vera Menchik.
[12] Fjodor Duz-Chotimirsky è, nella foto di Carlsbad, il terzo in piedi da destra.
[13] Frank James Marshall (1877-1944): giocatore dalla lunghissima carriera, è stato forse il più forte scacchista americano nel primo trentennio del ‘900.
[14] Evgenij Aleksandrovič Znosko-Borovskij (1884-1954): scacchista russo naturalizzato francese, è stato anche scrittore (di scacchi) e critico letterario (teatro).
[15] Abram Yakovlevich Model (1896-1976): maestro lèttone, a lui abbiamo dedicato un articolo l’11 marzo scorso.
[16] Yuri Lvovich Averbakh: nato a Kaluga, Russia, nel 1922, è il più anziano Grande Maestro vivente.
[17] Paul Morphy (1837-1884): giocatore spettacolare, il più grande americano di sempre (insieme a Robert Fischer) e di certo il primo al mondo negli anni 1857-1860.
[18] Rudolf Charousek (1873-1900): scacchista boemo di origine ungherese, grandissima meteora nel firmamento mondiale degli scacchi.

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4 thoughts on “La vita e il Dragone di Fjodor Duz-Chotimirsky

    1. Ed io devo ringraziare quei lettori, come Alessandro, che ci fanno capire che certe fatiche non sono mai inutili. Ringrazio anche quelli che (con mio piccolo rammarico) lo fanno su Facebook e non qui direttamente sul Blog.

  1. ….. E un GRAZIE anche a “bladerunner” (persona ben esperta e che di Blog scacchistici se ne intende!).

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