“La Regina degli scacchi”: Cыграем (Giochiamo)
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(Uberto D.)
A un mese dalla sua pubblicazione su Netflix, “La Regina degli Scacchi” continua ad essere tra le serie più viste e a far parlare di sè. Grazie a Walter Tevis, Scott Frank e Beth Harmon, gli scacchi hanno conquistato le pagine dei quotidiani e praticamente di tutto ciò che gira sul web, oltre a finire addirittura al TG1 serale. Un fenomeno solo in parte spiegabile con la qualità del prodotto, ma che evidentemente ha sposato un momento di crescita del movimento scacchistico grazie ad una presenza massiccia e di livello sulla rete.
Con questo post non voglio tornare sulla trama della serie, perché do per scontato che la conosciate già tutti, ma nel caso voleste saperne qualcosa, potete leggere il mio post del mese scorso. Vorrei invece guardare insieme alcuni dettagli della serie (inclusi alcuni piccoli errori scacchistici), parlare dei costumi e di dove è stata girata la serie (no, non nel Kentucky, né a Parigi, né a Mosca…) e rivedere qualcosa di ciò che è stato pubblicato sulla serie (inclusa una mia intervista a Zapping, programma di Rai Radio 1).
I luoghi
Nella serie, Beth vive a Lexington nel Kentucky e gioca tornei a Cincinnati, Las Vegas, Città del Messico, Ohio (città non specificata), poi si sposta a New York e gioca a Parigi e a Mosca. Beh, come ha ricostruito il sito “Filming Locations” in realtà le scene sono state girate in varie località dell’Ontario (Canada) e a Berlino, con opportune aggiunte di Computer grafica.
L’orfanotrofio dove Beth impara a giocare a scacchi e vive per molti anni è la “Methuen Home”, ma in realtà è una villa chiamata “Schloss Schulzendorf” ed è nei dintorni di Berlino.

La maggior parte degli esterni è stata ricostruita sulla base di edifici esistenti, come l’hotel Mariposa a Las Vegas (in realtà una sala da ballo del “Palais am Funkturm” a Berlino) e la sede del torneo di Parigi (in realtà il museo Bode nell’Isola dei Musei a Berlino). La “Altes Stadthaus” di Berlino è stata usata sia per gli interni del “Torneo dei Campioni” (nella Bärensaal) sia per gli esterni.

Karl-Marx-Allee a Friedrichshain, un quartiere della Berlino Est fino al 1989, è stata usata come base per gli esterni a Mosca, visti i suoi edifici in stile stalinista.

E su Karl-Marx-Allee c’è anche Rosengarten Square, dove si gioca a scacchi all’aperto, in un bel viale alberato.
I costumi
Pur non essendo un appassionato di moda, devo dire che i vestiti che Anya Taylor-Joy indossa nella serie sono semplicemente fantastici. La costumista Gabriele Binder ha disegnato tutti gli abiti ispirandosi agli stilisti di quegli anni, ma soprattutto scegliendo spesso di inserire motivi “a scacchi”, quasi a confermare come Beth e gli scacchi siano una cosa sola.

Se siete interessati a questo particolare aspetto de “La Regina degli Scacchi”, vi consiglio una visita virtuale al “Brooklyn Museum“, dove sono mostrati e spiegati quasi tutti i costumi della serie.
Gli interni
L’arredamento dei vari ambienti in cui si svolge la serie, dalla casa dei genitori adottivi di Beth ai vari alberghi in cui soggiorna durante i tornei, è ugualmente molto interessante e accattivante. Dalla scelta della palette di colori, alla carta da parati, ai dettagli di mobili e accessori, tutto è stato pensato e realizzato accuratamente.

Chi di noi non si è mai preparato per una partita di torneo in questo modo? 🙂
Ispirazioni artistiche
Beth Harmon ha già ispirato un numero enorme di disegni, poster, immagini e quanto i social media di oggi permettono di creare. A me sono piaciute molto questa serie di disegni realizzati da Jun Chiu (recuperati da tumblr) …
… e questa incredibile ricostruzione con i Lego di CindyZ.

I riconoscimenti per Beth
Va da sé che la risonanza mondiale che ha avuto la serie sta portando immagini e scene di Beth Harmon su giornali, riviste e siti web (e UnoScacchista non fa eccezione, ovviamente). La rivista statunitense Chess Life ha deciso di uscire con una copertina in tema per il numero di novembre 2020, dopo quella del maggio 1983, dove appariva Walter Tevis.
Ma Beth Harmon ha anche convinto la FIDE ad assegnarle con un po’ di ritardo, bisogna dirlo, il Titolo di Grande Maestro: ecco il certificato firmato, ovviamente dal presidente Arkady Dvorkovich.
Qualche piccolo errore
Dopo così tante immagini e curiosità di contorno, voglio tornare all’aspetto scacchistico della serie, non per farvi vedere le partite scelte da Kasparov (che talvolta sono varianti non giocate di partite vere), ma per mostrare qualche piccolo errore della produzione nel ricostruire le posizioni sulla scacchiera. Un tipo particolare di “errori di continuità” che sicuramente solo l’occhio di uno scacchista può cogliere.
Il mistero dei pedoni d2 e a7


Un’apertura più veloce della luce

L’alfiere impossibile

Una mutevole scacchiera murale



Errori veniali, quasi inevitabili per una produzione che non può pretendere che tutti gli assistenti di scena sappiano esattamente la sequenza delle mosse.
“La Regina degli Scacchi” e la Rai
Come ho già detto, “La Regina degli Scacchi” è riuscita addirittura a far parlare di scacchi durante il Tg1 serale, precisamente quello del 15 novembre scorso. E, forse sarò io che sono particolarmente attento a queste cose, comincio a vedere sempre più pubblicità nelle quali compare una scacchiera.
A #Zapping @gloquenzi @Radio1Rai dalle 20:20 sarà con noi @UnoScacchista per parlare di The #QueensGambit (La regina degli scacchi)
SMS e WhatsApp ➡️335.6992949📱
Ascolta in diretta su https://t.co/eJrtKTefgt pic.twitter.com/cG4sp0vsiO— Zapping (@ZappingRadio1) November 10, 2020
E la Radio non è stata da meno. Il programma Zapping di Rai Radio 1, condotto da Giancarlo Loquenzi, ha pensato di inserire una decina di minuti di scacchi durante la puntata del 10 novembre scorso, e per farlo ha deciso di invitarmi in diretta. Ecco di cosa abbiamo parlato.
Cliccate sul triangolino a sinistra (play) per ascoltare l’intervista
I commenti dei grandi
Non sono mancate, ovviamente, interviste ai vari campioni di scacchi, in particolare a Kasparov, visto il suo ruolo attivo nella preparazione della serie, e a Judit Polgar, la più forte scacchista di sempre e che ha vissuto personalmente cosa significa essere una forte giocatrice in uno sport tradizionalmente maschile.
Garry Kasparov ha raccontato come gli fosse stato proposto di prendere il ruolo di Borgov nella serie, ma che ha dovuto declinare l’invito per l’incompatibilità tra i suoi impegni e i periodi di registrazione. Se posso dire la mia, è stato meglio così: Kasparov avrebbe inevitabilmente “rubato la scena”.
Ha anche dovuto ricordare come dichiarò che gli scacchi non erano uno sport da donne: “Si tratta di una battaglia e le donne combattono debolmente“. Ovviamente si è dovuto ricredere dopo essere stato battuto dalla Polgar ed ha ammesso di aver avuto torto. Lui stesso ha ricordato in una recente intervista come Susan Polgar avesse detto che agli inizi della sua carriera non era mai riuscita a battere un GM in buona salute “Una volta un mal di testa, un’altra il mal di stomaco, ogni volta c’era qualcosa…”

Judit Polgar non ha certo bisogno di sforzarsi per ricordare quanto sia stato difficile all’inizio essere credibile come forte giocatore: “Ricordo che dopo aver battuto un GM, questi cominciò a sbattere la testa sulla parete dell’ascensore…” Quasi come ricevere la tessera del “Club Vera Menchik”, al quale, in segno di scherno, veniva iscritto qualunque giocatore venisse sconfitto dalla prima Campionessa del Mondo: il primo ad esserlo fu proprio l’inventore di questo Club, il viennese Becker. Molto presto Judit venne riconosciuta da tutti come giocatore di altissimo livello e il suo essere donna non fu più motivo di commento, ma è pur vero che lei e le sue sorelle possono essere considerate un’eccezione…
Magnus Carlsen ha confermato che, in prospettiva storica, le donne non sono state trattate equamente (NdA: un eufemismo, direi) e che oggi, soprattutto in un mondo in cui i computer e Internet giocano un ruolo fondamentale nella formazione e nelle opportunità di sfida per un giocatore, questo atteggiamento non ha ragione di esistere.
Sono sicuro che anche Bobby FIscher, notoriamente sprezzante nei confronti delle scacchiste, avrebbe cambiato idea se invece di Lisa Lane negli anni ’60 avesse incontrato Beth Harmon.
Cыграем (Giochiamo)
Noi, intanto, continuiamo a goderci “La Regina degli Scacchi” e, quando possibile, accogliamo il suo invito e giochiamo, con chiunque abbia piacere e voglia di farlo. Quando ci si potrà incontrare di nuovo alla scacchiera, facciamoci trovare pronti!
Ho anche io guardato la miniserie su Netflix appena uscita e l’ho trovata davvero piacevole. Condivido molti, se non tutti, i commenti relativi agli aspetti scenografici (costumi, ambientazione, ecc.) di questo articolo. A proposito della differenza fra giocatori e giocatrici, sono convinto che sia arrivato il momento di unificare i campionati mondiali senza distinzione di sesso. Sarebbe “una mossa” giocata in anticipo rispetto ad altre discipline sportive. Desidero, infine, solo condividere due pensieri con te e con chi segue il blog.
1) [commento eliminato perché è uno spoiler]
2) Gli avvenimenti hanno luogo, all’incirca, nel periodo in cui è cresciuto e ha trionfato Bobby Fisher e si sviluppano in qualche modo in maniera analogo alla vita del fu campione del mondo. Questa serie, potrebbe essere nata con l’idea di celebrare e raccontare la storia (fantasiosa ma similare), di Bobby Fisher? Poiché Fisher non è stato benvisto negli USA, i produttori avrebbero dovuto scegliere una strada differente, scegliendo un personaggio differente, in questo caso femminile…cosa che avrebbe consentito di rendere ancora più popolare la serie. Oppure, la narrazione dei fatti avviene volutamente nel periodo di Fisher e, altrettanto volutamente, si svolge con un personaggio diverso?
Marco
Grazie per i commenti, Marco. Ho dovuto eliminare il primo perché contiene una anticipazione della fine dalla serie e non tutti l’hanno vista fino in fondo.
Il secondo commento su Fischer (non Fisher) è una congettura che in molti fanno, ovvero che la storia di Beth Harmon sia stata ispirata a lui. Detto questo, i produttori hanno seguito quasi alla lettera il libro di Teves, quindi non si può dire che “avrebbero potuto scegliere una strada differente”.
Come ultima osservazione, già adesso i Campionati del Mondo (come tutti i tornei) sono Open, ovvero aperti alla partecipazione di uomini e donne, quindi l’unificazione che suggerisci è già realizzata. Esistono, è vero, Campionati e tornei riservati alle sole donne ed è una loro scelta a quale partecipare. Ad esempio, Judit Polgar giocò il torneo valido per il Campionato del Mondo FIDE nel 2005 e in questi giorni Aleksandra Goryachkina sta giocando il Campionato a squadre russo nella sezione Open, così come a ottobre ha giocato tra gli uomini la Higher League russa per la qualificazione al Campionato russo.
Grazie della risposta e una scusa a te e a tutti per aver anticipato la fine della serie…hai fatto molto bene a cancellarla dai miei commenti. Non ho letto il libro di Teves…potrebbe essere che lui abbia in qualche modo voluto narrare Fischer sotto una veste differente? Solo lui lo sa, forse. Non sapevo che i mondiali di scacchi fossero unificati senza distinzione di sesso, anche perché mi pare che ci siano una campionessa mondiale e un campione mondiale. Sto facendo confusione?
Grazie
Marco
Che Teves abbia pensato a Fischer per la sua storia è possibile ma, come dici giustamente, solo lui ce lo avrebbe potuto dire.
Il mondiale che si ritiene maschile è in realtà Open, nel senso che la partecipazioe al ciclo (zonali, varie modalità di qualificazione al Torneo dei Candidati, Torneo dei Candidati e match finale per il titolo di Campione del Mondo) è aperto sia agli uomini sia alle donne. Esiste poi un ciclo analogo riservato alle sole Donne, che produce la Campionessa del Mondo.
Ciao
Non mi piace che siano state usate partite realmente giocate da maestri.Una partita a scacchi è unica , a volte è un capolavoro e come tale deve essere rispettata.
Nel mio libretto di racconti”morire di scacchi” avevo pensato anch’io di usare partite “vere” ma ho poi rinunciato.