The magic mirror
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(Riccardo M.)
Si dice che Alekhine, nella sua lunga carriera, abbia giocato oltre 50.000 partite. Forse il suo record sarà stato poi battuto da qualcun altro. Non lo sappiamo. E nemmeno sappiamo se abbia mai giocato due partite uguali, evento statisticamente rarissimo come la mosca bianca, almeno per partite di durata oltre le 30 mosse che non siano replicanti di lunghe varianti teoriche.
Però a volte potremmo trovarci di fronte a circostanze quasi incredibili. Una è quella che vi mostriamo, scovata nel volume “The brilliant touch” di Walter Korn, edito nel 1966.

Nella posizione del diagramma il futuro campione del mondo Vasily Smyslov giocò 37. … Cf2+ 38. Rg1 Ch3+ siglando con lo svedese Erik Lundin la patta per scacco perpetuo, o ritorno di posizione.
Adesso osservate quest’altro diagramma. Osservatelo bene. E’ sempre Korn che ci parla.

Che ve ne sembra? L’avete guardato con la necessaria attenzione? Non è forse, a colori invertiti, l’identica posizione del precedente? Soltanto che è stata raggiunta 40 anni prima (1906) nel torneo internazionale di Lodz fra Chigorin e Rubinstein. Però fu diverso il seguito! Infatti Chigorin giocò 27.Tf7, vincendo.
Ma non dovete fidarvi mai abbastanza di quel che raccontano certi libri, e forse neppure certi blog (tranne il nostro, naturalmente!).
Infatti se fate una semplice ricerca nell’archivio di “chessgames”, vi accorgerete con delusione che la posizione finale della partita Chigorin-Rubinstein non fu quella indicata da quel furbacchione del Korn, al quale evidentemente piacevano le favole (oltre agli specchi), bensì quest’altra:

Ultima mossa del Bianco: Te7-f7. Niente identica posizione, insomma. Niente “specchio magico”. Peccato. Ma resta una domanda: come ha fatto un campione come Smyslov a non vedere nel 1946 ciò che vide Chigorin 40 anni prima?
Through the looking glass…
L’unica spiegazione per la quale Smislov non ha visto la mossa vincente, può essere un possibile forte zeitnot visto l’approssimarsi della quarantesima, magari insieme al risultato utile per il torneo. In quanto al furbacchione di Korn, ha “semplicemente” adattato per fini “scenografici” la posizione di una partita reale. D’altronde, in un’epoca dove non esisteva internet, quanti acuti osservatori come Riccardo avrebbero scoperto il “piccolo” artificio?