Rossolimo, troppo presto per pattare
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(Riccardo M.)
A volte si lascia per patta una partita che si può vincere. Ma quante volte è stata lasciata per patta una partita che era già vinta? Io penso che ciò sia capitato a tutti, almeno una volta nella vita. Ed è capitato e càpita anche ai grandi maestri. E “UnoScacchista” ce ne ha mostrato esempi recenti. Eccone invece un esempio meno recente, non eclatante ma significativo di come a volte non si sa sfruttare un vantaggio piuttosto chiaro.
La partita è la Donner-Rossolimo, Beverwijk 1950.
Il tratto era al nero, che poteva vincere abbastanza facilmente così: 32….Df4+ 33.Rg1,Cg3. Quasi banale, no? Ora Rossolimo avrebbe minacciato il matto in poche mosse (con… 34…Df1+ 35.Rh2,Ce2 36.De3,f4 37.Dd3+,Rh8). Per evitarlo, al GM Donner non sarebbe rimasto che rassegnarsi alla perdita del secondo pedone, quello in d4, ma con due pedoni in meno non avrebbe avuto troppe speranze di salvezza. Ed invece il nero, nella posizione del diagramma, propose patta, ovviamente subito accettata.
Càpitano le giornatacce. Eppure Rossolimo era un giocatore che di solito non si tirava indietro in posizioni taglienti. Ma forse ad aver azzeccato la definizione del gioco di Rossolimo fu nel 1975 Burt Hochberg, un redattore di “Chess Life & Review”: “… non era tanto un combattente quanto un creatore di bellezza sulla scacchiera”.
Parliamo allora un po’ di lui (era questo il vero fine dell’articolo, non certo quella posizione che avete appena visto e che è simile ad altri milioni di posizioni …), iniziando col leggere ciò che scrive Claudio Sericano nell’imperdibile (lasciatemelo dire) “I Luoghi degli Scacchi” (Youcanprint 1975):
“Nicolas Rossolimo (Kiev 28.2.1910-New York 24.7.1975) era un Grande Maestro ucraino di origine greca. Visse in gioventù a Mosca prima di trasferirsi a Parigi nel 1929 ed infine a New York nel 1953. Vinse molti premi di bellezza grazie al suo stile brillante. Giocò alle Olimpiadi per la Francia (due volte) e per gli Stati Uniti (3 volte)”.
Nicolas (nato Nikolai Spiridonovich Rossolimo) era figlio di Spiridon Rossolimo, un eccellente pittore dell’isola greca di Cefalonia e viaggiatore instancabile (nel 1916 fu il direttore dell’Accademia di Belle Arti di El Salvador, in America). La madre ucraina si chiamava Xenia Nikolaevna Skugarevskaya. Un suo zio, Grigorij Ivanovic Rossolimo, fu un famoso neurologo, ed ancor oggi del cosiddetto “riflesso Rossolimo” si parla in neurologia.
Nicolas Rossolimo era noto negli anni ’60 perché possedeva ben tre passaporti (Grecia, Francia, Stati Uniti); oggi la sua notorietà è più che altro legata ad una molto conosciuta variante della partita Siciliana che porta il suo nome: 1.e4 c5 2.Cf3 Cc6 3.Ab5.
Da giovane visse soprattutto a Mosca, dedicandosi a diverse attività e sport: fece anche il cantante (registrò un disco di canzoni popolari russe) e fu cintura marrone di judo. A Parigi, dove si trasferì con la famiglia nel 1929, frequentò il celebre Cafè de la Regènce. Nel 1938 giunse secondo dietro Capablanca in un torneo svoltosi nella capitale francese, ma i sopraggiungenti vènti di guerra non favorirono la sua ascesa in quelli che potevano essere i suoi anni migliori.
Curioso il ritratto che di lui si tratteggiava nel numero 527 de “L’Italia Scacchistica” (Giorgio Zamberlan?) nell’occasione della sua partecipazione al torneo di Venezia del 1949: “Rossolimo, timido e pur combattivo, sembra uscire da un film di René Claire, e traspare in lui l’aria vivificante dei “boulevards” di Parigi”. In quel torneo egli colse un ottimo secondo posto (10,5 su 15) alle spalle dell’ungherese Laszlo Szabo, precedendo forti giocatori quali Prins, Barcza, Foltys, Gligoric e Golombek. L’anno precedente, dopo aver lavorato col maestro Camil Seneca (un giocatore e giornalista rumeno stabilitosi a Parigi), era divenuto campione assoluto di Francia ed aveva vinto ad Hastings, convincendosi di poter diventare uno scacchista di professione.
Nel 1953 Rossolimo decise di trasferirsi, con la moglie ed il figlio Alexander, a New York, dove già vivevano i suoi genitori. Pochi mesi prima di partire per l’America ottenne una notevole affermazione in Olanda, vincendo il torneo di Beverwijk con un ottimo 9 su 11, imbattuto, davanti a O’Kelly, Donner (stavolta sconfitto nello scontro diretto) ed Euwe.
A New York la vita non era affatto facile e Nicolas si adattò a fare svariati lavori: il cameriere presso l’hotel Waldorf-Astoria, poi l’autista di taxi, quindi aprì un chiosco di libri dove si poteva con lui giocare a scacchi e prender lezioni per pochi dollari. Tempo fa Olimpiu Urcan riportò su Twitter un significativo pensiero del Rossolimo di quegli anni: “L’America, ho deciso, è un paese migliore per mia moglie, un paese migliore per mio figlio. Un paese migliore per tutti, tranne che per i giocatori di scacchi”. Nel 1955 raggiunse comunque il punto più alto della sua carriera, col successo negli US Open a Long Beach. Partecipò a 4 Olimpiadi: nel 1950 con la Francia, nel 1958, ’60 e ’66 con gli USA.
Nicolas Rossolimo, che seppe vincere diversi “premi di bellezza” (ai quali contiamo di dedicare un prossimo post), morì il 24 luglio del 1975 a seguito delle ferite riportate in una caduta, dopo una serata di festa, da una rampa di scale in un edificio di New York, sulla decima strada, edificio prossimo alla sede del “Marshall Chess Club”. Un rapporto di polizia definì “accidentale” la caduta.
Al pluricampione olandese Jan Donner (1927-1988), conduttore dei bianchi e piuttosto beneficiato dalla fortuna nella posizione che vi è stata presentata in apertura di post, abbiamo invece già dedicato un articolo anni fa sulle nostre pagine.