Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Il Conte Barthelemy De Basterot (1800 – 1887)

(Riccardo Moneta)
Nel 1853 vide la luce a Parigi il “Traité éleméntaire du jeu des echecs”, un volume che ebbe grande successo e fortunate ristampe (persino in portoghese, a Rio de Janeiro nel 1889). Ne era autore il Conte Barthelemy De Basterot.

[Nella foto, un particolare della tomba del Conte de Basterot]

Il Conte era nato a Dublino nel 1800, da famiglia francese che di lì a poco fece ritorno in Francia, e visse a Parigi, con una parentesi di qualche anno a Torino, dove si era trasferito in quanto attratto dalla cultura italica e dal passato scacchistico del nostro Paese e dove morì il 18 settembre del 1887.

Così lui è descritto ne “Il Dizionario Enciclopedico degli Scacchi” di A.Chicco e G.Porreca: “Giocatore e letterato … trovò nella capitale francese l’ambiente adatto per conoscere i migliori giocatori del suo tempo, e studiare la storia degli scacchi. Uomo assai colto, membro di società geologiche francesi e inglesi, socio corrispondente di varie Accademie, viaggiò in molti Paesi d’Europa… Il suo trattato sul giuoco degli scacchi ebbe una seconda edizione nel 1863, arricchita da figure. La parte tecnica era preceduta da un’introduzione storica, che costituì uno dei primi tentativi, nel continente europeo, di presentare il gioco in una prospettiva storica”.    

Barthelemy De Basterot era una persona colta e una bella penna, per di più sorretta da autentica passione per il gioco. Questo rese piacevole la lettura della sua meritevole opera (la cui seconda edizione, formato 15×23, era di ben 507 pagine) e ne spiega la lunga fortuna avuta.

Nel 1857, di passaggio a Roma, egli incontrò il nostro grande Serafino Dubois. Il Dubois, nelle sue memorie, parlò di alcune partite giocate col Conte (ma non ne indicò l’esito) e riportò l’opinione del suo ospite a conclusione di un giro turistico fra i Caffè-Scacchi della capitale italiana: “In Inghilterra gli scacchi sono un affare, in Germania uno studio; in Italia sono soltanto un passatempo!”.

Jue des echecs - prima pgina

Il Conte De Basterot era un fiero difensore delle regole del gioco e non esitò nella sua opera a contrastare, pur rispettandoli, tutti coloro che nel tempo si erano detti propensi ad apportare variazioni alla forma ortodossa del gioco (e, fra questi, i nostri Carrera, Piacenza e Marinelli). Così scriveva: “Tutti i giuocatori di scacchi potranno presto convincersi che questo giuoco, tale qual è, offre una varietà di combinazioni inesauribile e che è tempo perduto il volerlo complicare, con rischio di distruggere l’armonia meravigliosa che esiste nei movimenti dei pezzi come sono stati stabiliti oggidì”.

L’innamoramento del gioco degli scacchi da parte del Conte appare subito in tutta evidenza già nell’introduzione al suo trattato, in queste parole (delle quali credo non occorra traduzione): “De tous les jeux imaginés par l’homme pour distraire ses loisirs, celui des Echecs occupe incontestablement la première place. Le plus grand rois, le guerriers les plus célèbres, depuis Charlemagne jusqu’à Napoléon, y ont cherché un délassement; d’illustres savants, frappés de la beauté e de la variété de ses combinaisons, n’ont pas ésité a lui donner le nom de science; et pour trouver la solution de quelques-uns des problèms qu’il présente, Leibnitz, Euler et d’autres ont été obligés d’employer  toutes les resources des mathématiques transcentantes. Cet admirable jeu occupe donc une place secondaire, il est vrai, mais très-légitime, parmi les merveilles de l’esprit humain”.

E continuava aggiungendo: “… Sans doute il est extremement difficile de jouer avec la perfection des Philidor, des Ponziani, des Labourdonnais, des Kisiéritzky etc etc…; mai il est facile d’en savoir assez pour se créer une source inépiusable de distractions et d’arriver à une force suffisante pour lutter contre la majorité des joueurs que l’on rencontre dans le monde”.

Il Conte si lamentava però dell’assenza di strumenti volti a diffondere abbastanza il gioco: “Un obstacle réel à la propagation du jeu des Echecs en France était l’absence d’un livre élémentaire propre à en inspirer le goùt et à en facilter l’étude …”.

Frequenti sono nella sua opera i riferimenti a giocatori e autori italiani e all’Italia, ad esempio questo (rif. pg. 52 ed. 1863 op. cit.): “Giovanni Villani rapporte dans son histoire de Florence qu’on 1266 on vite un Sarrasin, qui fit au palais du Peuple, en présence du Comte Novello, trois parties d’échecs à la fois, contre les meilleurs jouers de Florence: il jouait une des parties avec une échiquier devant lui, et le deux autres sans le socours de l’échiquier; deux des partis furent gagnée par lui e la troisième fut remise“.

Jue des echecs - interno

Nella Basilica romana di San Clemente al Laterano (in via Labicana 95), nella navata di sinistra esiste la “Tomba del Conte de Basterot, monumento di Teodoro Gaetano Forlivesi”.

Questo il testo dell’iscrizione: “A la mémoire de / Barthélémy compte de Basterot / fils de Jacques de Basterot et d’Adelaide o’Brien / deputé s.a. L’Administration des Pieux Etablissements Français / à Rome et à Loret / né à Paris (1) le 7 aout 1800 mort a Tourin le 18 septembre 1887 / ….”.

(1) in contraddizione con altre fonti che parlano di Dublino

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