Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

[R] La limitatezza dell’attenzione e due possibili rimedi

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R I S T A M P A

(Topatsius)
Sgombriamo il campo da sospetti e fraintendimenti: se non siete attenti alla partita che state giocando è meglio che non giochiate, perché non ci si può concentrare su di una partita a scacchi se nella mente vi passano immagini di esami all’università, di riunioni di condominio, di appuntamenti di affari o di cuore. No.

Da sola, tuttavia, la completa attenzione al gioco non basta, perché ciò non significa che stiate prestando totale attenzione, in ogni momento della partita, a tutte le complesse relazioni esistenti fra tutti i pezzi presenti sulla scacchiera.

L’argomento fu trattato, tra i primi in modo approfondito, dal G.M. russo Nikolaj Krogius (Saratov 1930 – New York 2022), il quale, in uno dei suoi lavori intorno alla psicologia del giocatore di scacchi nei primi anni ‘80, ricordava un’affermazione di Mikhail Botvinnik: “Lo scacchista non presta attenzione ad alcuni pezzi; nei suoi calcoli, delle 25 o 30 figure di cui dispone, ne sono comprese solo una parte”.

Di solito accade -così scriveva Krogius- come se nella mente del giocatore esistesse una suddivisione della scacchiera fra settori principali e settori secondari.

Una delle qualità di un Grande Maestro è pertanto quella di sapersi per tempo distaccare da un determinato settore o idea od obiettivo per concentrarsi su una posizione nuova ed inattesa e su obiettivi completamente diversi. In pratica occorre sempre saper vedere la posizione più dal lato dinamico che da quello statico.

Purtroppo non è cosa troppo facile saper giocare su entrambi i lati della scacchiera, evitare di concentrarsi solo sull’attacco nel lato di Re o sulla pressione al centro ed evitare nello stesso tempo di perdere di vista una improvvisa azione dell’avversario sul lato di Donna.

Tra gli esempi portati da Krogius è da segnalare questo, avutosi nella partita Zajtsev-Shabanov (Krasnojarsk 1959) dopo la ventitreesima mossa del Nero:

Proviamo a seguire i pensieri di Zajtsev, che ritenne di concentrarsi interamente sull’attacco al Re nero. E così decise di giocare:

Ma voi probabilmente direte: “tutte cose che conosciamo, Krogius non ci dice nulla di nuovo”.

Attenzione qui molto concentrata su un paio di caselle …

Qualche anno dopo di lui un altro GM sovietico/bielorusso, Aleksej Suetin (1926-2001) poneva l’accento sugli aspetti psicologici del gioco (1), in particolare sull’eccesso o difetto di fiducia in se stessi, elementi che possono farci perdere “la valutazione più idonea di una posizione”.

Pertanto, più che sulla limitatezza dell’attenzione, Suetin metteva in risalto il risultato della valutazione posizionale complessiva da parte di un giocatore, scrivendo: “giudicare una posizione vuol dire esaminare criticamente le possibilità reali di entrambi i contendenti negli sviluppi futuri della lotta”. Di entrambi, chiaro? Io devo sviluppare un mio valido piano ma nello stesso tempo cercare di comprendere i possibili sviluppi dei possibili piani dell’avversario, sia sotto l’aspetto strategico sia sotto quello tattico.

Ecco, di conseguenza, che forse il limite di Zajtsev, nella posizione sopra vista, è stato proprio l’eccesso di fiducia in se stesso e la sottovalutazione delle possibilità dell’avversario, elementi che quindi, insieme, sono propedeutici o quanto meno paralleli alla limitatezza dell’attenzione.

Ma, al di là di ciò, lo scopo di questo breve articolo è semplicemente di sottolineare quelle che nel citato lavoro sono state le conclusioni del GM di Saratov, ovvero i possibili rimedi alla “limitatezza dell’attenzione”.

Nikolaj Krogius ne individua due: 1.il gioco blitz e 2.il gioco in simultanea, due specifici “allenamenti” utili a giocatori di ogni livello. Leggiamo le sue parole:

1.le partite “blitz” possono rappresentare un mezzo efficace per combattere questo difetto; infatti, nel blitz, il rapido cambiamento di situazioni impedisce l’esagerato approfondimento dell’analisi di un determinato piano di gioco, poiché i problemi si presentano di continuo e da un momento all’altro su tutta la scacchiera ed esigono una costante variazione dell’attenzione.

2.il gioco in “simultanea” con limiti di tempo (giocare, ad esempio, su 8 o 10 scacchiere con 40 minuti di tempo per effettuare 40 mosse) contribuisce notevolmente ad aumentare l’ampiezza dell’attenzione.

E allora coraggio, puristi dell’orologio, sotto con l’allenamento se volete migliorare (e divertirvi)! Come dite? Blitz e simultanee non vi divertono? E allora non vi resta che seguire il consiglio di Emanuel Lasker: “Quando vedi una buona mossa, aspetta, cercane una migliore”. Purché l’orologio vi consenta di cercarla!


(1) il testo più noto sul tema della psicologia è indubbiamente “The Psychology of the Chess Player”, 1967, dello statunitense Reuben Fine.

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