“Passo?”
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(Riccardo M.)
Passo, anzi mi correggo: son passato ieri pomeriggio, con passo quasi gattopardesco, presso la sede della Magliana della SS Lazio Scacchi, dove si stava giocando il terzo turno del 5° Festival Internazionale, come ormai ogni anno avviene nei gelidi e brevi giorni fra il Capodanno e l’Epifania.
Nella saletta delle “alte” scacchiere mi soffermo, anzi mi sono soffermato, soltanto per pochi minuti, dal momento che oltre metà delle partite erano terminate (Ortega e Novikov sulle prime due scacchiere), che, tra i favoriti, la sola Olga Zimina appariva ancora impegnata e che un condizionatore impietoso sparava ventate di infernale calore sul collo dell’unico spettatore presente (io), ovunque quest’ultimo si spostasse.
Passo, anzi mi fermo volentieri parecchio di più, nella “saletta dei secondi”. Tra i vari volti noti scorgo qui con piacere il faccione rotondo di un vecchio amico, Adolfo Colombrini, 68 anni compiuti ma sempre ugualmente sorridente e spettinato così come lo conobbi un giorno di mezzo secolo fa.
Adolfo è uno di quei pochi giocatori capaci di alzarsi dalla sedia e venirti incontro a salutare durante un medio-gioco complicato, anche se il tratto è a lui e anche se ha un pedone in meno e pochi minuti rimanenti sull’orologio. Ineffabile, immutabile ragazzo!
Adolfo mi riconosce, mi saluta e abbozza un sorriso, ma nella posizione che vedo sulla scacchiera non ci sarebbe troppo spazio per i sorrisi. Adolfo guarda l’avversario, la posizione, poi di nuovo l’avversario e, sempre con la sua imperdibile espressione di chi davvero sa godere ogni momento delle piccole e mutevoli cose della vita e del gioco, pronuncia la parola “Passo!”.
I due scoppiano entrambi a ridere: in effetti Adolfo stava giocando un finale di Cavallo e 4 pedoni contro Alfiere e 5 pedoni, con un Re immobilizzato e con il Cavallo che, costretto a muovere, lasciava un secondo e decisivo pedone. Beh, è capitato anche ai grandi, succede. Ma ad abbandonare una partita con un “Passo!”, e insieme col sorriso, capita soltanto ai grandi (nel vero significato) come Adolfo.
La posizione della sua partita mi ha subito ricordato, proprio a causa del “Passo!”, questa del diagramma.

Il pedone in questo caso lo ha in più il conduttore dei Neri. Ma non gli serve. Il Bianco, bravissimo, trova i tratti giusti (e di certo, all’epoca, senza aiuti del “cheating”):
1. f6 Axh3 2. De5! Bella, eh? Se ora si gioca 2. … Dxc3+ 2. Rh4 e non ci sono altri scacchi. Del resto la minaccia del Bianco è letale: 3. fxg7+ Rg8 4. De8+ Rxg7 5. Df7+ Rh8 6. Dh7 matto. Di conseguenza il Nero rientra di Alfiere e crede di parare il tutto: 2. … Ad7 3. Rh4!
E siamo arrivati qui:

Ahi, e adesso? La Donna nera deve difendere la casa e7, l’alfiere nero quella in e8, il Re non si può muovere perché su Rg8 vince Db8+.
“Passo”? Beh, più o meno. Infatti Zilin deve solo attendere che il connazionale Sernov esaurisca le mosse neutre a sua disposizione: 3. … b6 4. Rh5 b5 5. Rh4 h5 6. Rxh5 1-0
Alla prossima, amico Adolfo! E, mi auguro, da vincitore! Io “Passo” e chiudo. Per oggi.
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