Zugzwang
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(Topatsius)
Un principiante che abbia studiato scacchi dalla A alla Z, oppure che li abbia studiati partendo dalla Z e lì arrestandosi, sa che lo Zugzwang non è soltanto quel romanzo (2007) di Ronan Bennett che prende le … mosse dall’assassinio di un tal Gul’ko, direttore di un giornale di San Pietroburgo. … Chissà poi perché proprio Gul’ko!
Zugzwang è anche (G.Porreca) una “parola tedesca entrata nell’uso universale per indicare la costrizione a muovere in una posizione in cui il dover muovere è dannoso. Come equivalente si usa spesso la parola francese “blocus” (in italiano “blocco”). Lo sfruttamento dello Zugzwang è in ultima analisi lo sfruttamento della “libertà di attendere”, cioè di avere un tempo a disposizione, tempo che invece manca alla parte avversaria. Questo sfruttamento del tempo, fondamentale nella teoria dell’opposizione, è comune ai problemi e agli studi”.
Lontano da me correggere l’inimitabile straordinario Porreca, vorrei solo aggiungere che alle volte, e perfino in partita vera, può accadere che si abbia a disposizione non soltanto “un tempo”, ma tutto il tempo del mondo, e a volte perfino in posizioni apparentemente dinamiche e con le Donne ancora presenti sulla scacchiera.
Ne ha mostrato un esempio Riccardo in un breve post pubblicato su queste pagine nel già lontano gennaio 2017. Oggi vi mostro un altro simpatico esempio di Zugzwang, con una disgraziata Donna che si trova ad avere “l’obbligo della mossa” e che perde dovunque vada.
La posizione mostrata nel diagramma d’apertura si è verificata in una partita (Venezia 1952?) Jung-Szabados.
Il Bianco può entrare in un finale facilmente vinto con 1.Dg3+ Rh6 2.Df4+ Rh7 3.Df7 Txd4 4.Txd4, ma sa trovare dell’altro, molto più simpatico e originale:
Non vi pare quasi un problema? No? In realtà il problema qui è un altro e avvolge di un fitto mistero questa partita, talmente fitto che qualche contemporaneo azzarda l’ipotesi che in realtà la stessa non venne mai giocata da nessuno.
Le varie fonti che la riportano non sono concordi: dove e quando la si giocò e da chi esattamente? Chi è lo Szabados?
L.Verkhovsky riporta la conclusione della partita nel suo “Zugzwang” (Mosca 1989), e Edward Winter, citandolo, si chiede se sia stato Paolo o Eugenio (il mercante italo-ungherese che fu Presidente della Federazione italiana dal 1950 al 1958). Un commentatore di Chessgames attribuisce la partita ad Eugenio Szabados.
E chi era lo Jung, del quale esiste labile traccia? Forse un (mediocre) giocatore tedesco o austriaco. A pagina 165 del numero di novembre 1956 di “Schach” si legge che il signor Otto Jung (di Dessau) ha giocato questa partita a Pasqua del 1952 (che cadde di 13 Aprile) a Venezia. Dessau si trova in Sassonia. “Schach” non parla di torneo ed infatti a Venezia si ebbero tornei internazionali nel 1948, 1949, 1950, 1951 e nel 1953, ma non nel 1952.
E il luogo dove la si sarebbe giocata? Lo stesso Verkhovsky scrive “Венгрия” (ovvero Vengriya – Ungheria), mentre il commentatore sopracitato riporta invece su Chessgames “Vienna 1952”.
Viktor Henkin in “1000 checkmate combinations” cita la posizione ma si limita a scrivere “Jung-Szabados, 1952”, non aggiungendo elementi.
Apportano soltanto ulteriori incertezze G.Négyesi e J.Hegyi che in “Igy Kombinaljunk” (1965) riportano “Jung-Szabados, Dessau 1962”, forse confondendo il luogo da dove scriveva a “Schach” lo Jung con la località in cui si svolse la partita. E’ pur vero che l’anziano Szabados fosse ancora attivo nel 1962, ma a Dessau non risulterebbe giocato alcun torneo di rilievo in quell’anno. Inoltre la nostra impagabile redazione ha scovato che l’Eugenio giocò un torneo internazionale “Old Masters” nel giugno-luglio di quell’anno, ma a Zurigo: fu ultimo con 3 su 9, ma non vi partecipò nessuno col cognome Jung e, soprattutto, non vinse neanche una partita. Taglia poi la testa al toro sul no-1962 il fatto che, come sopra riportato, la rivista “Schach” citava la partita già nel 1956.
Concludendo: Vienna, Venezia o Ungheria? Visto che Venezia si scrive in russo “Венеция”, ci sta anche che il “Венгрия” di Verkhovsky sia un errore di copiatura da parte dell’autore o del suo tipografo.
Ci sentiremmo quindi di scrivere, pur fra tanti dubbi: “Jung-Szabados, Venezia 1952”, corroborati dalla circostanza che Eugenio Szabados (Ungheria 1898-Venezia 1974, sempreché fosse lui!) visse a lungo nella città lagunare e che nel 1952 potrebbe aver giocato una o più partite semplicemente amichevoli con un amico straniero di cognome Jung.
Ecco, la posizione e la combinazione meritavano senza dubbio (ne sono convinto) di essere rispolverate dall’oblio. E la dissertazione finale sul mistero? Anch’essa, anch’essa! Sono altresì convinto che abbia profondamente interessato almeno tre o quattro persone in tutto il mondo e mi auguro che una quinta persona sia in grado di chiarire definitivamente lo storico (benché non fondamentale) enigma… Scriveteci!