Le poesie di Glauco Senesi
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(Topatsius)
Lo sappiamo: gli scacchi sono anche un’arte. Quindi sono anche poesia. Ma di poesie sugli scacchi non se ne trovano tutti i giorni, in specie di questi tempi. E di scacchisti-poeti se ne trovano ancor meno. Una delle eccezioni è rappresentata da Glauco Senesi, 54 anni, ingegnere. Romano, come lo era un altro poeta di scacchi del quale scrivemmo parecchi anni fa: Agostino Agostini.
[la Rocca di Vignola intorno al 1850]
Il primo libro di poesie di Glauco, “Nuvole”, è stato pubblicato nel 2014.
“Il maniero degli scacchi”
Sulle orme di un passato
in un castello che desta meraviglia
ispirate dalla magnificenza
del marchese Boncompagni
rivivranno le fastose gesta
di Giulio Cesare Polerio
e di Leonardo da Cutro
cui il mondo degli Scacchi s’inchinò.
Ora, amico scacchista,
al varcare della soglia
ci sei tu;
metti il cuore in ogni mossa
e trasforma il tuo sapere
in una fiaba senza fine
La Rocca di Vignola, alla quale si riferiscono questi versi di Glauco Senesi, è di epoca incerta, forse carolingia, forse antecedente all’anno mille, certamente era in origine di esclusiva funzione di fortezza difensiva. Fu donata nel 1401 dagli Estensi ad Uguccione Contrari. La dinastia dei Contrari la trasformò in una dimora sontuosa e ricca di affreschi. Nel 1577 la Rocca fu acquisita dalla famiglia Boncompagni, che ne rimase proprietaria per quattro secoli, fino al 1965. Oggi appartiene alla “Fondazione di Vignola”. Le tre alte Torri son chiamate “Torri degli Scacchi” in quanto Giacomo Boncompagni vi organizzava tornei invitandovi i più forti campioni dell’epoca, da Ruy Lopez de Segura a Girolamo Cascio e a Giulio Cesare Polerio.
Di recente il maestro di Vignola Carlo Alberto Cavazzoni ha prodotto un volume (edito dalla Fondazione di Vignola) dal titolo “Il piccolo Cavaliere del Re degli Scacchi”, che rievoca appunto il passato scacchistico di una città che come poche altre può dire di potersi con merito fregiare del titolo di “Città degli Scacchi”.
“Un magnifico libro”, è il commento e il consiglio di Glauco Senesi. “Una fiaba senza fine”, possiamo dire, così come Glauco scrive di questa lontana e immortale favola degli scacchi.
E l’attuale sindaco di Vignola, Simone Pelloni, ne sta ben recuperando e valorizzando in vario modo la storia, come ha attestato anche il recente gemellaggio tra il Festival “Città di Vignola” e l’“International Chess Festival Roma Città Aperta”.
Ma andiamo avanti con Glauco e con …

Il Re e la Regina
All’ombra del Colosseo,
un crepitio di sanpietrini
annuncia al mondo intero
il passaggio di eserciti contrari,
cavalli ed alfieri armati
corrono per i Fori
mentre due pedoni isolati
cercano la via
tra gli impervi labirinti della mente;
un sibilo di dardo,
tra le torri merlate,
annuncia la battaglia
che rintocca a mezzogiorno,
quand’ecco che l’ultimo granello di sabbia
pone fine alla tenzone.
Stringiamoci le mani
amico caro
che oggi Roma mia
è sia Re che Regina.
The King and the Queen
In the shadow of the Colosseum
a rustling of cobblestone
announces to the whole world
the passage of opposing armies;
horses and armed bishops
run through the Forums,
and while two isolated pawns
look for the right way
among an arduous mental maze;
the hiss of an arrow,
between the castellated towers,
heralds a battle
that tolls at midday,
suddenly the last grain of sand
settles the hostilities.
Let’s shake our hands
oh dearest friend
as today my beloved Rome
is both the King and Queen.
E’ un forte messaggio di speranza e uguaglianza quello che trapela da questi versi dedicati alla “sua” Roma da Glauco, versi ai quali partecipano, come in una simbolica partita vivente, tutti i pezzi del nostro gioco. Ne è emblema il riscatto dei “due pedoni isolati”, ovvero la possibilità per chiunque di elevarsi a Re o a Regina, una rivincita contro quell’oscurantismo che portò la Chiesa a vietare il gioco degli scacchi nel Medio Evo e contro quella regola, sostenuta nel ‘700 da André Philidor, che non prevedeva potessero esserci contemporaneamente due Regine sulla scacchiera.
Grazie, Glauco!
P.S.: da quest’anno l’amico Glauco Senesi entra a far parte della cerchia degli “Autori” del nostro Blog. Presto, pertanto, potremo leggere su queste pagine altri suoi lavori, di poesia e non, a sua firma. Benvenuto!
Non sono un gran giocatore e neanche in famiglia ci sono, ma un giorno mio figlio per preparare gli esami di maturità mi fa una gran regalo e mi dice: “come percorso pluridisciplinare posso parlare degli scacchi?” Con l’aiuto di un libro “Scacchi e letteratura” di Massimo Nicodemo, tra i scrittori Italiani abbiamo trovato Primo Levi ed Eugenio Montale.
Scacchi
Ajedrez
di Jorge Luis Borges
I
Nell’angolo severo i giocatori
muovono i lenti pezzi. La scacchiera
li avvince fino all’alba al duro campo
dove si stanno odiando due colori.
Su di esso irradiano rigori magici
le forme: torre omerica, regina
armata, estremo re, cavallo lieve,
pedoni battaglieri, obliquo alfiere.
Quando si lasceranno i due rivali,
quando il tempo oramai li avrà finiti,
il rito certo non sarà concluso.
In Oriente si accese questa guerra
che adesso ha il mondo intero per teatro.
Come l’altro, è infinito questo gioco.
II
Debole re, pedone scaltro, indomita
regina, sghembo alfiere, torre eretta
sul bianco e nero del tracciato cercano
e sferrano la loro lotta armata.
Non sanno che il fortuito giocatore
che li muove ne domina la sorte,
non sanno che un rigore adamantino
ne soggioga l’arbitrio e la fortuna.
Ma il giocatore è anch’esso prigioniero
(Omar lo dice) d’una sua scacchiera
fatta di nere notti e bianchi giorni.
Dio muove il giocatore, e questi il pezzo.
Che dio dietro di Dio la trama inizia
di tempo e sogno e polvere e agonie?
—ooOoo—
I
En su grave rincón, los jugadores
Rigen las lentas piezas. El tablero
Los demora hasta el alba en su severo
Ámbito en que se odian dos colores.
Ádentro irradian mágicos rigores
Las formas: torre homérica, ligero
Caballo, armada reina, rey postrero,
Oblicuo alfil y peones agresores.
Cuando los jugadores se hayan ido,
Cuando el tiempo los haya consumido,
Ciertamente no habrá cesado el rito.
En el Oriente se incendió esta guerra
Cuyo anfiteatro es hoy toda la tierra.
Como el otro, este juego es infinito.
II
Tenue rey, sesgo alfil, encarnizada
Reina, torre directa y peón ladino
Sobre lo negro y blanco del camino
Buscan y libran su batalla armada.
No saben que la mano señalada
Del jugador gobierna su destino,
No saben que un rigor adamantino
Sujeta su albedrío y su jornada.
También el jugador es prisionero
(La sentencia es de Omar) de otro tablero
De negras noches y de blancos días.
Dios mueve al jugador, y éste, la pieza.
¿Qué dios detrás de Dios la trama empieza
De polvo y tiempo y sueño y agonías?
Da El hacedor (L’artefice), 1960
(traduzione di Tommaso Scarano)