Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

“Lei ha avuto una gran fortuna! …”

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(Riccardo M.)
Nel numero di gennaio 2010 di “Torre & Cavallo – Scacco!” c’era un articolo a firma di Dario Mione sul concetto di fortuna nel nostro gioco. Scriveva Mione:
“La fortuna, a scacchi, è un concetto di difficile definizione e molto relativo.

E, in ogni caso, per essere fortunati ci vuole quasi sempre la collaborazione dell’avversario, che può, fra l’altro: 1) commettere una svista perché sotto pressione o in ristrettezza di tempo; 2) rilassarsi e “mollare la presa”, consentendoci di raddrizzare una partita persa o quasi; 3) valutare in maniera completamente errata una posizione; 4) proporci patta, per qualche insondabile motivo, in posizione chiaramente superiore per lui; 5) addormentarsi sulla posizione e perdere per il tempo una partita ancora tutta da giocare.
Le circostanze, ad ogni modo, sono pure altre e innumerevoli”.

Chissà se questa che vi presentiamo oggi è una delle innumerevoli altre o rientra fra quelle? Ai lettori la non semplice sentenza.

La posizione del diagramma è tratta da una partita giocata a Salsomaggiore Terme nel 1952 fra il giovane (allora ventunenne) francese Burnstein e il più esperto (classe 1911) tedesco di Stoccarda Schuster. Discreti giocatori, nulla più. Era uno degli ultimi turni (torneo all’italiana, con 16 partecipanti) ed in parecchi tra gli spettatori italiani tifavano per il francese, un po’ perché l’altro era in testa al torneo e un po’ perché tra gli inseguitori immediati c’erano i nostri Paoli e Giustolisi.

Burnstein-Schuster dopo 41. Ce2
Burnstein-Schuster, Salsomaggiore, 16 luglio 1952

Questa la posizione dopo la mossa 41. Ce2 di Burnstein. Ora, con l’inevitabile ritirata di Torre, pare cada un secondo pedone nero. “Schuster è perduto”, si mormorava in sala (una bellissima sala del Caffè del Teatro di Salsomaggiore!); addirittura si diceva che Enrico Paoli avesse già scritto uno “zero” a fianco del nome di Schuster sulla piccola tabellina di cui disponeva come ogni giocatore.

41. … Tc8 42.Dxb4

Con il classico “senno di poi” si deve dire che sarebbe stato assai meglio non catturare quest’altro pedone ed optare, ad esempio, per Dd3, con l’idea di spingere successivamente il pedone in e4 e soprattutto di evitare la futura velenosa manovrina della Regina nera. Comunque seguì

42. … De4 43.Dd2, Tc2 44.Cc3

Il bianco era tranquillo perché sembrava inevitabile il cambio delle Donne, con all’orizzonte un finale piuttosto facilmente vinto. Ma il nero (che poi parlò di aver teso una “trappola”) aveva ancora una carta imprevista da giocare:

Burnstein-Schuster dopo 44. Cc3

44. … Ag3+!: un fulmine a ciel sereno! Eh, già: ora a 45. Rg1? si sarebbe replicato con 45. … Txd2; 46.Cxe4 Td1 matto. Forse il male minore era 45. Rxg3 Dg6+ 46.Rh2 Txd2, con qualche chances di cavarsela. O forse il bianco ancora stava pensando di vincere? … mi sa di sì, dal momento che si decise per 45. Rh1? Che è ugualmente perdente. E infatti qui…

Burnstein-Schuster dopo 45. Rh1

… ecco giungere la legnata inaspettata: 45. … Df3! Non so se Schuster l’avesse davvero già vista questa decisiva mossetta dopo la 41. Ce2. Comunque, la Regina bianca è costretta a restare in difesa della casa g2 e perciò sarebbe forzata 46. Dxc2. Ma qui anche il francese si accorse del matto imminente e abbandonò, 0-1. Infatti il seguito sarebbe stato: 46. … Df1+ 47. Tg1 Dxh3+ e poi matto. Che dire?

Lei oggi ha avuto una gran bella fortuna!”, non riuscì a frenare il suo spontaneo commento uno dei partecipanti più interessati, il belgradese Karaklajic (1926-2008). Ma è anche vero che Schuster la fortuna se l’era andata un po’ a cercare, dal momento che alla trentesima mossa aveva rifiutato la patta offerta da Burnstein (e onestamente dichiarò di essersene pentito qualche mossa dopo).

800px-Nikola_Karaklajić_1968
Nikola Karaklajic nel 1968

Insomma, fortuna o no, lo Schuster prima dell’ultimo turno condivideva il primo posto con Giustolisi, ma il nostro giovane maestro non riuscì a superare la resistenza dell’austriaco Kopetzky, mentre Schuster ebbe di nuovo alleata la fortuna: vinceva a forfait con Norcia, il quale per motivi famigliari dovette rientrare a casa.

E così le 70.000 lire del primo premio andarono al “fortunato” tedesco (11,5 punti), che precedette Giustolisi (11), Kopetzky e Paoli (10,5), poi Engalicew e il velenoso “commentatore” Karaklajic (10), il quale ultimo aveva invano battuto Schuster nello scontro diretto.

E allora: ma che cosa è la fortuna negli scacchi?

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