Poirot e il misterioso caso del vescovo scomparso
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(Antonio M.)
Il silenzio di una tranquilla, luminosa ma fredda, domenica primaverile nella Charterhouse Square, piazza sita in un altrettanto tranquillo quartiere residenziale di Londra, viene squarciato da un rumore di auto e dal concitato parlare a voce alta delle persone che le occupano. Tre fiammanti Wolseley 14/56 completamente nere si fermano in fila davanti all’entrata della Mansion Whitehaven, con uno stridio di freni che fa allarmare i pochi mattinieri passanti.

Da quella centrale esce di slancio un uomo con cappello, impermeabile, sciarpa e dei baffi scuri, che comincia ad impartire ordini:
“Tu e tu con me, gli altri aspettino il nostro ritorno con il motore acceso pronti a partire rapidamente”.
Dall’auto escono di getto altre due persone, questa volta in divisa, ed i tre salgono rapidamente i gradini della scalinata davanti all’ingresso, parlottano con il portiere dello stabile, e poi di corsa su per le scale fino ad arrivare di fronte alla porta davanti alla quale iniziano a suonare freneticamente il campanello e a bussare insistentemente.
“Monsieur Poirot, apra la porta, si sbrighi è importante” e giù a suonare e a bussare.
“Mon dieu, ma cosa accade, ma sono le otto e trenta del mattino…. Un attimo, arrivo”
Aperta la porta Poirot si trova davanti l’ispettore capo Japp che lo invita a seguirlo e che gli dice che avrebbe spiegato tutto strada facendo.
Poirot si veste rapidamente, entra in auto con l’ispettore e le tre Wolseley ripartono velocemente.

“Allora ispettore, cosa succede?”, chiede Poirot un tantino contrariato e senza guardare in faccia il suo interlocutore.
“Mi scusi Poirot, ma quello che sto per dirle è estremamente riservato e non dovrà assolutamente trapelare” gli risponde l’ispettore Japp visibilmente imbarazzato ed anche lui con il viso rivolto verso il finestrino dell’auto. “Stiamo andando a Buckingham Palace, dove dopo un importante ricevimento, è sparito nel nulla il “Vescovo del Re”, che era stato invitato a rimanere lì per la notte.”
“Sparito nel nulla?”
“Sì, questa mattina era atteso nella cappella privata del Re alle sette, per la consueta preghiera di inizio giornata, ma non si è visto. Sono andati a chiamarlo bussando alla porta, ma dalla stanza nessuna risposta. La porta era chiusa a chiave e per entrare nella stanza si è dovuta forzare la finestra, anch’essa chiusa dall’interno. Ma di lui, nessuna traccia. È un vero mistero”.
Arrivati a Buckingham Palace, vengono accompagnati subito dal capo della sicurezza reale sul luogo del misfatto.
Eh, sì, un vero mistero. L’occhio del giocatore esperto (di Scacchi naturalmente, perché alla fine è di questo che si parlerà!) noterà subito qualcosa di strano nella stanza reale. Le porte sono serrate (i pedoni e7 e g7) e l’Alfiere in f8 (il Vescovo nella traduzione letterale di Bishop dall’inglese) sembra essere scomparso nel nulla. Eh sì, proprio così: l’Alfiere che fine ha fatto? Non si può essere allontanato volontariamente perché le vie d’uscita naturali sono chiuse. E purtroppo, diciamocelo chiaramente, la cosa non fa presagire nulla di buono.
Ma sempre l’occhio del giocatore esperto può capire, o intuire, da quale apertura si è determinata la posizione illustrata nel diagramma sopra riportato. Da qui, con un minimo d’indagine e in base agli elementi raccolti, dopo una decina di minuti di riflessione (i più bravi anche meno, quelli che hanno visto questa posizione in un attimo), con un ferreo e preciso ragionamento logico troveranno anche le tracce che faranno capire cosa sia successo al povero Alfiere, chi ne sia stato la causa e come ciò sia potuto accadere.
Se volete provare a trovare la soluzione, restate cinque-dieci minuti a riflettere senza scorrere il testo, e poi confrontate quanto da voi trovato con quanto scoperto da Poirot.
“Ah, il classico caso della “stanza chiusa dal di dentro”, interessante. Questa però non l’avevo mai vista: di solito c’è un cadavere dentro, come nell’affaire di Madame Leclerc, trovata strangolata nella stanza completamente serrata; o di Sir Archibald Taylor, trovato con un coltello conficcato nel cuore, sempre in una stanza completamente chiusa. Ma di una stanza sigillata e vuota con una persona che era al suo interno e che ora è scomparsa, non avevo mai sentito parlare prima”.
“È impossibile! Un vero mistero!” sentenziò di nuovo l’ispettore Japp.
“L’impossibile non può essere accaduto; quindi, l’impossibile deve essere possibile, nonostante le apparenze” rispose Poirot, che continuò “No, non è un mistero mon cher Japp, c’è sempre una spiegazione e Hercule Poirot la troverà”.

Fra le testimonianze raccolte, una incuriosì Poirot: quella riportata della Regina consorte, che in piena notte venne assalita da una forte angoscia con una sensazione di una presenza ostile molto vicina, e di un imminente pericolo di un qualcosa di terribile che stava lì lì per accadere. Allora si alzò dal suo letto e uscì fuori dalla stanza andando verso una finestra ed aprendola per prendere una boccata d’aria.
Avete trovato la soluzione? Perché è arrivato il momento di vederla sulla scacchiera!
E Poirot? Beh, non possiamo seguire la sua lunga e particolareggiata indagine, altrimenti dovremmo istituire una serie a puntate a lui dedicata e andremmo un tantinello fuori tema! Pertanto, per il mistero della stanza chiusa dall’interno, vi consigliamo di consultare in letteratura tra le centinaia di libri dedicati a questo argomento da scrittori più o meno famosi, evitando di sconfinare però nell’esoterico o nelle semplici soluzioni che prevedono passaggi segreti e similari, e scegliendo il finale che più vi piacerà. Stessa cosa per la sparizione del corpo: ci sono tanti sistemi escogitati per spostare un corpo, animato o meno, sotto il naso di guardie e altre persone, ritrovabili sia in letteratura che in cinematografia (dove spesso non si fa altro che utilizzare trame tratte da libri di successo).
Ma lo possiamo solo immaginare mentre mette in atto la sua consueta, precisa e implacabile, esposizione dei fatti in presenza di tutti quelli implicati nel caso che erano al ricevimento, indicando alla fine l’autore del misfatto.
“Ed alla fine, il colpevole dell’omicidio, perché di questi oramai si ha certezza che si tratti, non può che essere…. Sir John MacEwan, Colonnello del V Reggimento della Royal Scots Greys!” Indicandolo tra i presenti con l’indice della mano destra allungato ed il resto delle dita richiuse in un pugno, in maniera inquisitoria.
“Ma questa è un’infamia! Come osate, piccolo, presuntuoso, arrogante francese, infangare il nome di un alto graduato della Regia Cavalleria!”
“Belga monsieur, belga non francese!” rispose subito Poirot stizzito e continuò, “Voi avete congegnato il piano nella base soprannominata in gergo militare ‘B1’ e da lì avete organizzato il tutto. E questo si è reso necessario dopo l’imprevisto incontro a Londra con il sacerdote Thomas Hemerford, divenuto nel frattempo vescovo, di cui voi frequentavate la parrocchia in un sobborgo di Brighton nella vostra prima gioventù, che vi ha subito riconosciuto. E sì, perché voi non siete Sir John MacEwan, ma Arthur Sutton, scomparso misteriosamente venticinque anni fa nel Sussex e con una somiglianza impressionante al giovanissimo MacEwan. Somiglianza che appare evidente da questa vecchia foto di voi due nello stesso collegio, scattata poco tempo prima che anche lui scomparisse nello stesso periodo per poi essere ritrovato vivo, ma senza memoria, dalla polizia e riconsegnato alla famiglia. Senza memoria perché in realtà eravate voi Sir!”
“Maledetto impiccione, la vostra supponenza è pari alla vostra boria! Siete solo un grande, immenso pallone gonfiato!” e detto questo, Sir MacEwan si alzò di scatto, aprì un anello che aveva al dito medio della mano destra e lo portò alla bocca, stramazzando in breve al suolo morto con i chiari sintomi dell’avvelenamento.
“Monsieur Poirot, sono rimasto pietrificato quando ho sentito le sue accuse ed ero convinto che questa volta si fosse sbagliato!”
“Ispettore Japp, ricordi bene, Poirot non sbaglia… non sbaglia mai!”
Vediamo adesso l’apertura che ha generato questa indagine. È stata giocata in una partita “blitz” a cinque minuti senza abbuoni, quasi una cadenza “vintage” e da vecchi tempi, in linea con l’ambientazione della storia appena raccontata.
Diciamo che, in fin dei conti, dopo la meraviglia e i dubbi iniziali, il caso non è stato poi così complicato. Con il classico senso del poi, la via per la soluzione si può riassumere in queste fasi:
- Consapevolezza, a colpo d’occhio, che l’Alfiere è stato catturato!!
- Che questa cattura può essere avvenuta solo grazie ad una presa di Cavallo (l’unico pezzo che manca dalla scacchiera insieme all’Alfiere e l’unico che possa aver avvicinato l’Alfiere in poche mosse)
- Posizione che deriva sicuramente da una Caro-Kann per la caratteristica struttura pedonale, che fa ipotizzare tutte le varie minacce tipiche di questa difesa, orbitanti intorno alle case e6, f7 e g6.
- A questo punto, vista la conformazione pedonale intatta del Nero sulla sua ala di Re, si capisce che l’unico modo per il Cavallo di avvicinare l’Alfiere è dalle case e6 e g6, e la spinta del pedone h6 fa prefigurare delle minacce di matto che permettono allo stesso di non essere catturato.
- Le poche mosse giocate, e la sequenza necessaria per arrivare in breve al contatto, fanno scartare la casa g6 ed identificare la casa e6 come quella giusta, con l’accortezza che al momento della mossa di Cavallo verso questa casa, ci sia già il Cavallo Nero in d7, per chiudere il raggio d’azione dell’Alfiere in c8, che altrimenti catturerebbe il cavallo in e6, e preservare la possibilità dell’arrocco del Sovrano Nero, riprendendo in f8 dopo la cattura dell’Alfiere di Re.
Facile vero? Avete messo in moto le “celluline grige” tanto care a Poirot? Penso che i più esperti abbiano visto tutto praticamente “al volo”, i più riflessivi dai cinque ai dieci minuti e i più pigri di più oppure hanno preferito andare a prendere un po’ di sole in terrazzo attendendo la soluzione.
Di sicuro, gli scacchi sono come un’indagine: una grande indagine sulla scacchiera, ma a tempo, finito il quale o avrete trovato il colpevole o sarete voi… le vittime!
Tutte le immagini sono fotogrammi dalla serie TV “Poirot” (“Agatha Christie’s Poirot”)