Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Chess Tweet – Tragedia in f7

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Tosca, Arena di Verona 2017 (Foto EnneVi)

(Antonio M.)
Devo ammettere che questo titolo, un poco roboante, non è farina del mio sacco e i più attenti avranno notato una somiglianza con quello di un recente articolo di Topatsius dove cambia solo la casa sulla scacchiera dove si è verificato, o si verificherà, il misfatto.

Nel leggerlo, sono letteralmente sobbalzato quando Topatsius scrive: “C’è chi asserisce che la casa “e6” sia quella più delicata per il Nero (ovviamente “e3” per il Bianco), la casa che nella storia ha visto le più belle combinazioni e i più terribili disastri“. Ma come, fin dalle prime lezioni prese dall’indimenticato Ascenzo Lombardi, che mostrava a noi ragazzini lo sviluppo ideale dei pezzi, facendoci vedere la sequenza di mosse del Giuoco Pianissimo dove arrivava subito l’Alfiere in c4 a puntare minacciosamente contro la casa “f7”, ci venne trasferito il messaggio che la casa più debole dello schieramento del Nero fosse proprio quella, da tenere sempre sotto stretta attenzione e protezione ed ora vengo a scoprire che la casa da tenere sott’occhio è un’altra!

Nel periodo Romantico, dove a farla da padrona erano le partite di gioco aperto, i sacrifici in “f7” furono una delle armi predilette dai giocatori d’attacco, con la memoria che va alla famosa variante del Fegatello della difesa dei Due Cavalli, o alla burrascosa variante Traxler sempre della stessa difesa. E il pericolo percepito era così alto che nella prima metà dell’Ottocento gli scacchisti francesi inventarono l’omologa difesa che, almeno nella fase iniziale della partita, rendeva la casa “f7” inaccessibile all’Alfiere campo chiaro del Bianco.

Certo, non è che adesso bisogna fare una scala d’importanza delle varie case menzionate, perché tutte hanno assistito a delle tragedie sulla scacchiera che le hanno coinvolte direttamente, ma ad una domanda a bruciapelo su quale sia la casa più delicata dello schieramento del Nero, a me verrebbe in mente in primis la casa “f7”.

Ed ecco nella partita seguente un esempio lampante, dove in un momento di calma apparente e senza nessun preavviso, il Bianco si butta “lancia in resta” all’attacco proprio un attimo prima che il suo avversario riesca a mettere il Re al sicuro.

Velimirovic a L’Aja, 1966 (parte di una foto di Onbekend/Anefo)


È impressionante come un forte giocatore come Kavalek sia stato schiantato in questa maniera, ma è pur vero che il Bianco è stato un grande giocatore d’attacco, e una delle varianti più violente della Difesa Siciliana porta proprio il suo nome: l’Attacco Velimirovic.

Ma uno dei sacrifici in f7 che più mi colpì, quando lo vidi sulla scacchiera in gioventù, fu quello giocato dal “Patriarca” Mikhail Botvinnik contro Vidmar, dove la vittoria non arriva con una feroce caccia al Re, ma con una ferrea logica che dà vita a una sequenza forzata che inesorabilmente porta l’avversario all’impotenza.

Botvinnik a Nottingham 1936 (foto da Chess, 14.09.1936, via Chess History, cn4935)


Sorpresi? Eh sì, perché il sacrificio non è scaturito da una Partita di Re, ma da una più posizionale Partita di Donna! E in questo, forse, sta il bello degli Scacchi: tutto è possibile in qualsiasi posizione.

Ma alla fine, voi cosa ne pensate? Quali sono le case alle quali i due colori devono porre sempre la massima attenzione: f7/f2, e6/e3 o h7/h2?

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