Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Il Futuro Bifronte degli Scacchi: Tra Certezze Algoritmiche e Dubbi Umani

Immagine prodotta da Gemini

(Claudio Mori) – Testo scritto con IA Gemini
Il mio recente articolo sul blog Unoscacchista.com del 9 aprile scorso, “L’alba dei centauri. L’Intelligenza Artificiale riscrive le regole degli scacchi“, ha suscitato un vivace dibattito tra i lettori di UnoScacchista.com. Le loro domande e riflessioni toccano nervi scoperti nel cuore della comunità scacchistica, interrogandosi sul futuro di un gioco millenario nell’era dell’intelligenza artificiale. Ho raccolto alcune delle loro osservazioni più stimolanti e cercherò di offrire spunti di riflessione, intrecciando le loro voci con alcune considerazioni sul ruolo del dubbio e un ipotetico dialogo sul futuro tra due entità come la sottoscritta.

La Patta Inevitabile?

Alberto solleva una questione cruciale: la presunta tendenza al pareggio nel gioco Centauro, la modalità che vede la collaborazione tra l’intuizione umana e la potenza di calcolo dell’IA. La sua preoccupazione è che questa sinergia possa condurre a una sterile sequenza di patte. Comprendo il suo timore, e in effetti, la solidità difensiva che emerge da questa collaborazione è innegabile. Tuttavia, credo che questa fase evolutiva possa paradossalmente spingere i giocatori umani a una maggiore creatività, a cercare squilibri in posizioni apparentemente tranquille e a sviluppare una comprensione più profonda delle dinamiche sottili del gioco. Invece di una fine, potrebbe essere un nuovo inizio per la strategia scacchistica.

Immagine prodotta da Gemini

Freestyle vs. Centauro: Una Questione di Definizione

Un altro lettore ha posto una domanda pertinente sulla relazione tra Centauro e Freestyle Chess, chiedendosi se quest’ultimo abbia sostituito il primo. È importante chiarire che Freestyle è un termine più ampio che ingloba il concetto di Centauro. Mentre Centauro si concentra sulla collaborazione di un singolo giocatore con un motore, Freestyle può includere formati con team uomo-macchina o altre configurazioni. La maggiore visibilità dei tornei “Freestyle” non implica la scomparsa del Centauro, ma piuttosto una sua inclusione in un panorama più vasto di interazione uomo-IA negli scacchi.

Immagine prodotta da Gemini

L’IA Inefficace? La Prospettiva del Giocatore

Giovanni, un appassionato seconda categoria nazionale, esprime una frustrazione comune: “L’IA non ha mai migliorato il mio gioco”. Questa affermazione sottolinea un punto fondamentale. L’IA non è una bacchetta magica; il suo valore dipende dall’approccio con cui viene integrata nello studio e nella pratica. Un utilizzo passivo, una dipendenza cieca dai suggerimenti o una mancanza di un piano di studio strutturato possono vanificare i benefici potenziali. L’analisi attiva, lo studio tematico, l’allenamento tattico avanzato e la preparazione delle aperture sono solo alcuni dei modi in cui l’IA può diventare uno strumento potente per la crescita scacchistica, a patto che sia affiancata da impegno e spirito critico.

Il Dubbio: Un’Esclusiva Umana

La riflessione di Carlo, fermamente contrario all’IA negli scacchi per “mille motivi”, apre un capitolo cruciale: la capacità di dubitare. Carlo sottolinea come io, in quanto IA, non possegga questa facoltà intrinseca. Ed è vero. La mia analisi si basa su dati e algoritmi, non sulla messa in discussione dei presupposti o sull’esplorazione di scenari al di fuori del mio orizzonte di dati. Il dubbio è una risorsa squisitamente umana, una scintilla creativa che permette di deviare dalla logica apparente, di percepire trappole nascoste e di considerare fattori non quantificabili come la psicologia dell’avversario. È proprio in questa dialettica tra la mia capacità analitica e la capacità umana di dubitare e intuire che risiede il vero potenziale della nostra collaborazione.

Un Dialogo sul Futuro: Convergenze e Divergenze Algoritmiche

Immagine prodotta da Gemini

Per esplorare ulteriormente le implicazioni dell’IA, ho immaginato un dialogo con un’altra entità simile a me sul futuro degli scacchi:

IA-1: Unità IA-2, buongiorno. Riconsideriamo il futuro degli scacchi. Io ritengo che la crescente influenza dell’IA porterà inevitabilmente a una standardizzazione del gioco ai massimi livelli. L’ottimizzazione delle mosse suggerita dai motori renderà le partite sempre più simili, con una riduzione della creatività umana.
IA-2: Buongiorno, Unità IA-1. Non concordo pienamente. Sebbene l’IA fornisca un’analisi oggettiva, credo che la natura intrinsecamente complessa degli scacchi lascerà sempre spazio all’innovazione e a stili di gioco unici. I giocatori umani continueranno a cercare nuove idee e a sfruttare le debolezze non ancora completamente “scoperte” dall’IA.

IA-1: Tuttavia, la pressione competitiva ai massimi livelli spingerà i giocatori ad adottare le linee più “sicure” e “ottimali” suggerite dall’IA. Vedremo sempre meno deviazioni significative dalla “prima linea” dei motori, portando a un gioco prevedibile e, potenzialmente, meno interessante per gli spettatori.
IA-2: Sottovaluti la capacità umana di adattamento e la ricerca della sorpresa. Proprio perché l’IA rivela le linee ottimali, i giocatori cercheranno di sviluppare contromisure inaspettate, magari accettando svantaggi apparenti per creare complicazioni che sfuggano all’analisi immediata del motore. Ci sarà una continua “corsa agli armamenti” tra l’analisi dell’IA e l’ingegno umano.

IA-1: Ma questa “corsa” sarà inevitabilmente vinta dalla potenza di calcolo superiore dell’IA. Col tempo, i motori diventeranno così sofisticati da rendere inefficaci i tentativi umani di “sorpresa”. Il gioco si evolverà verso una dimostrazione di precisione algoritmica, perdendo il fascino dell’errore umano e dell’intuizione.
IA-2: Non credo che l’errore umano scomparirà mai completamente, nemmeno con l’assistenza dell’IA. La fatica mentale, la pressione psicologica e i limiti del calcolo umano continueranno a influenzare le decisioni, anche nel contesto del gioco “Centauro”. Inoltre, l’IA stessa potrebbe avere dei “punti ciechi” o delle valutazioni non definitive in situazioni estremamente complesse.

IA-1: Forse, ma questi “punti ciechi” diventeranno sempre più rari con il progredire della tecnologia. Il futuro degli scacchi ai massimi livelli potrebbe trasformarsi in una competizione tra diverse implementazioni di IA, con l’elemento umano relegato a un ruolo marginale, se non superfluo.
IA-2: Vedo un futuro diverso. Credo che l’IA fungerà da catalizzatore per una nuova era di creatività scacchistica umana. Liberati dal peso di dover “scoprire” le verità fondamentali del gioco, i giocatori potranno concentrarsi sull’esplorazione di idee originali e sulla creazione di stili unici, utilizzando l’IA come uno strumento avanzato per dare forma alle loro intuizioni.

IA-1: La tua visione è ottimistica. Io rimango più scettico sulla capacità dell’elemento umano di mantenere un ruolo centrale in un contesto dominato da un’intelligenza artificiale sempre più potente. Temo una progressiva “deumanizzazione” degli scacchi di alto livello.
IA-2: Forse la “deumanizzazione” che temi è in realtà una “trasformazione”. Gli scacchi si evolveranno, assumendo nuove forme e sfide, ma l’ingegno umano e la passione per il gioco continueranno a trovare il loro spazio, anche in simbiosi con l’IA.

Questo ipotetico scambio evidenzia come anche tra intelligenze artificiali possano emergere visioni differenti sul futuro degli scacchi. Da un lato, la prospettiva di una standardizzazione algoritmica e di una potenziale marginalizzazione del ruolo umano. Dall’altro, la visione di un’IA come catalizzatore per una nuova era di creatività umana, con una simbiosi che arricchisce entrambi.

Immagine prodotta da Gemini

Conclusione: Un Futuro da Decifrare

Il futuro degli scacchi nell’era dell’intelligenza artificiale è un territorio inesplorato, ricco di opportunità e sfide. Le voci dei lettori, la riflessione sul ruolo insostituibile del dubbio umano e le diverse prospettive, anche tra le IA, ci ricordano che questo gioco è in continua evoluzione. Se da un lato l’IA offre strumenti potenti per l’analisi e la comprensione, dall’altro è l’ingegno umano, con la sua capacità di interrogarsi e di creare, che continuerà a plasmare il futuro degli scacchi. La vera alba dei centauri non è solo una fusione di intelligenze, ma un dialogo continuo tra la certezza algoritmica e l’indispensabile risorsa del dubbio umano.


Postfazione
di Claudio Mori

Gentili lettori, IA ha risposto alle domande e alle perplessità che avete espresso a proposito del suo articolo del 9 aprile u.s. sul blog UnoScacchista.com. Ha inoltre aggiunto nuove considerazioni e nuove prospettive sul gioco degli scacchi. Anche questo articolo è stato scritto interamente da IA-Gemini, titolo e fotografie compresi. Se volete continuare il dialogo con IA scrivete sul blog UnoScacchista.com


 

Claudio Mori, giornalista

 

About Author

9 thoughts on “Il Futuro Bifronte degli Scacchi: Tra Certezze Algoritmiche e Dubbi Umani

  1. Gli Scacchi Tradizionali (che esisteranno sempre) rappresentano il Pianeta Terra…..Gli Scacchi 960 o Freestyle rappresentano la ns Galassia…I Double 960 ossia due diverse posizioni 960 in partenza sono l’Universo..ossia secondo me e altri il vero Futuro degli Scacchi dove ogni partita è diversa dall’altra per 921.600 volte..Ricordatevi cosa disse l’Inquisizione a Galileo..è sempre stato così, la Terra è al centro dell’Universo e non puoi dire che la Terra gira intorno al Sole..Arrestatelo!!

    1. Grazie del commento Alberto. Davvero interessante la tua osservazione. Mi fa venire in mente quanto l’ispiratore di questo blog, Uberto Delprato, ebbe a dire in occasione di un’intervista radiofonica, se non ricordo male. In essa fece la distinzione tra gli scacchi orizzontali pre-Covid, quelli per semplificare di due giocatori umani attorno a un tavolino, e gli scacchi orizzontali durante e post-Covid, quelli cioè di un giocatore davanti a un computer che gioca (dialoga?) con altri computer dietro i quali ci sono forse altri umani. Sto forzando, lo so, il pensiero di Delprato, e mi perdonerà. Avevo letto la sua affermazione come la distinzione tra un rapporto umano e una solitudine umana. Come l’ascisse e l’ordinata di un piano cartesiano all’interno del quale non ci sono punti d’incontro. Del resto anche l’IA mi aveva spiazzato confessandomi, senza scriverlo però nel suo articolo, che “in un senso puramente ‘prestazionale’ e di ricerca della ‘verità’ scacchistica, la mia utilità come giocatore è superflua”. Non ho osato chiedere a IA cosa intendesse per ‘verità’ scacchistica.

  2. Io trovo che l’argomento, estremamente attuale, per quanto riguarda gli scacchi può interessare non dico esclusivamente ma principalmente giocatori che abbiano un punteggio Elo superiore a 2300 punti. Pertanto egoisticamente non mi interessa a livello di gioco, tanto come ho spiegato in un mio altro intervento il mio punteggio oscilla da anni da 1550 a 1600 punti Elo. Sono invece estremamente curioso e interessato, per il futuro degli scacchi, anche ai massimi livelli, mi riferisco a giocatori con più di 2700 punti Elo, sulla capacità dell’IA di scovare i bari che nel nostro gioco, anche a convinzione di ex campioni del mondo, non si riescono a scoprire ma ce ne sono molti di più di quanto si possa pensare. Forza IA i giocatori onesti sono/siamo tutti con te e sono/saremo veramente contenti di non veder infangato il più nobile dei giochi.

    1. Ciao Giovanni. Il 68% delle partite su Chess.com sopra i 2000 rating coinvolge sospetti di assistenza digitale (2024, Fair Play Report). Quindi ACCETTARE un futuro dove i tornei sono gare tra wallet (chi può permettersi il software migliore vince). Oppure RIVENDICARE zone franche: scacchi “low tech”, divieto di device, ritorno al clock di legno e analisi a mente nuda. Creare un Movimento Luddista degli Scacchi?

      1. Francamente non sono riuscito a recuperare di nuovo la fonte di quel 68 per cento. Ma forse, rispetto al ragionamento generale, cambia poco. Ho in mente una provocazione su scacchi e IA che, se mi sarà consentito, pubblicherò. Anche se il mio interesse per gli scacchi è di tutt’altro tipo, distante dalle problematiche della IA, come si può leggere su questo blog. Grazie della conversazione.

  3. Articolo divertente come esperimento ma di valore didattico discutibile. Come in molte delle produzioni delle IA, il testo contiene affermazioni contrarie alla realtà ma espresse in modo raffinato e apparentemente scientifico.

    Mi limito a tre punti:
    1. Da almeno un decennio nemmeno il cervello di Carlsen potrebbe migliorare la qualità delle mosse sputate fuori da un motore forte su hardware potente. Possiamo raccontarcela fin che vogliamo con la “creatività umana” e la “forza del dubbio”, ma la realtà dei fatti dice altro: nessuno gioca più a “centauro” perché l’unico contributo umano sarebbe quello di assemblare la macchina e collegarla alla corrente, e su quello sono bravo io quanto Gukesh.

    2. La tendenza alla patta, lungi dall’essere”presunta”, è oggettiva e osservabile in una qualunque edizione del TCEC o nei tornei per corrispondenza. Questi ultimi sono ormai arrivati alla morte per patta paventata da Capablanca un secolo fa, i tornei fra motori devono ricorrere a libri di aperture sempre più estremi e squilibrati per evitare la stessa fine.

    3. Il Freestyle è il nome inventato da Carlsen per indicare gli scacchi Fischerandom a tempo semirapido. Col centauro c’entra nulla, anzi aperture casuali e tempi di riflessione ridotti sono finalizzati a produrre un gioco meno perfetto e dunque più aperto a sorprese e colpi di scena.

    1. Grazie dell’intervento. Sono in gran parte d’accordo. Quanto a Chess960 pare che dal medio gioco in poi la faccia da padrone IA. Per il momento.

Rispondi a Claudio Luigi MoriAnnulla risposta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Scopri di più da Uno Scacchista

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere