Andernach am Rhein
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(Marco B.)
Una ridente e simpatica cittadina sulla sponda sinistra del Reno, una decina di chilometri a nord di Coblenza, Andernach è da più di quarant’anni un luogo scacchistico, anzi, per quella strana razza che sono i problemisti di scacchi eterodossi è il luogo scacchistico per eccellenza.
Zdravko (“Pile”) Maslar, uno scacchista e problemista iugoslavo (serbo) si rifugiò in Germania negli anni ’50 perché contrario al regime titino, e, nonostante avesse studiato filosofia, aprì un ristorante (il Balkan Pik) appunto ad Andernach. In Germania dal 1950 esisteva “feenschach”, una rivista dedicata unicamente ai problemi di scacchi eterodossi; quando nel 1974 Maslar ebbe l’idea di organizzare un raduno nel week-end dell’Ascensione nel suo ristorante, la collaborazione di feenschach arrivò subito con Peter Kniest (l’editore principale di allora) e con il giovane ventenne Bernd Ellinghoven che oggi è l’organizzatore principale (e direttore di feenschach). Dal 25 al 28 maggio si è tenuta la 43 edizione e come in tante edizioni precendenti c’ero anch’io!
Se è difficile spiegare a uno scacchista “normale” i problemi di scacchi, spiegare quelli eterodossi è fondamentalmente impossibile. Si inventano nuove regole o nuovi pezzi e si vede come sfruttarne le conseguenze al massimo. La nuova eterodossia presentata ad Andernach quest’anno è un po’ troppo complessa per un primo articolo, quindi comincerò con una che prende proprio il nome da Andernach! Gli Scacchi di Andernach hanno anche l’onore di una pagina sulla Wikipedia inglese e in altre lingue, sono stati ovviamente inventati ad Andernach (nel 1993) e la regola di base è semplice: “un pezzo o un pedone (ma non un Re) che cattura cambia immediatamente colore”.
Questo provoca effetti strani come il pezzo che scompare: ad esempio dopo 1. e4 d5 2. e4xd5=PN l’effetto totale è che il pedone e4 ha mosso ed è scomparso dalla scacchiera. Dopo 1. Cf3 e5 2. Cxe5 = CN ci sono tre cavalli neri sulla scacchiera alla seconda mossa!
Userò un mio problema per illustrare meglio quello che può capitare…

(Marco Bonavoglia – StratGems 2006)
Si tratta di una “partita d’esempio” o “proof game” in inglese in cui bisogna ricostruire in che modo si sia arrivati alla posizione del diagramma. Il problema ha due soluzioni che mostrano lo stesso tema.
1. d4 Cf6 2. d5 Cxd5=CB
il Cavallo in d5 è ora bianco e può muovere immediatamente 3. Cxe7=CN ritornando subito nero …
… e muovendo di nuovo 3… Cg8 4. c4 e si arriva alla posizione data.
Il Cg8 ha percorso un circuito chiuso g8-f6-d5-e7-g8.
La seconda soluzione è:
1. c4 e5 2. Cc3 e4 3. Cxe4=CN
Come prima il Cavallo nero muove subito e chiude il circuito 3…Cxd2=CB
4. Cb1
Qui è il Cavallo bianco ad aver percorso un circuito chiuso b1-c3-e4-d2-b1 .
Molto interessante! Ma mi domando perché sono stato, da sempre, poco attratto verso gli scacchi eterodossi; forse ( ma è certamente un pregiudizio!) li considero soltanto dei puri esercizi di logica, senza il calore della lotta degli scacchi classici. Azzardo: forse c’è una differenza analoga tra la matematica pura, astratta e la matematica applicata alla realtà fisica.
Grazie per l’interesse. Per gli eterodossi, al contrario degli scacchi ortodossi, c’è molto più interesse e molta più attività nel campo della problemistica che nel gioco vivo. A noi interessa vedere che effetti particolari può provocare una nuova variante, un nuovo pezzo o una scacchiera diversa. Il fatto che la variante sia “giocabile” non ci interessa più di tanto. Ho composto diversi problemi con gli scacchi di Andernach, ma non ci ho mai giocato una partita, non mi è nemmeno venuto in mente!