Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Il più antico scritto italiano sul problema di scacchi

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(Riccardo M.)
Si trova nella Biblioteca Nazionale di Firenze. E’ un rarissimo esempio di scrittura del XIII° secolo e rappresenta il più antico documento italiano sull’arte del problema di scacchi nel Medioevo.

Tra i primi a scoprire e diffondere il contenuto di quella pergamena fu un certo signor Fantacci, di Roma, che nel 1854 ne inviò delle copie a Howard Staunton, allora direttore del “Chess Player Chronicle”.

Questo “codice pergamenaceo” è privo di titolo, ma reca nel frontespizio un’avvertenza di epoca posteriore, probabilmente del secolo XVI: “questo libro insegna il modo e le regole di giuocare alli Scacchi e merita che ne sia tenuto conto per la sua antichità e per la diligenza con la quale fu scritto e miniato, e perché fi acquistato dai nostri antenati ed è molto tempo che si trova in casa nostra dei Baldovinetti”.

Nel rovescio del frontespizio è dipinta una miniatura piuttosto rovinata, che rappresenta due giocatori davanti a una scacchiera senza pezzi e con le case nere e dorate. Quello di sinistra, che ha in capo una corona, dovrebbe essere un re o un imperatore, quello di destra, con un cappello rosso e un mantello purpureo, è probabilmente un cardinale. Sullo sfondo, due gentildonne osservano la scena.

Gli studiosi hanno denominato il manoscritto “Bonus Socius”, dalle parole con cui l’anonimo scrittore si presenta nel prologo, parole spesso usate nelle università del Medioevo per indicare il Maestro. Da quanto il “B.S.” scrive poi, alcuni hanno ritenuto che l’autore possa essere un frate di nome Nicola, proveniente da un paese della Piccardia e “dimorante in Lombardia”.

Dopo il prologo ha inizio la presentazione dei problemi, in tutto ben 194, ordinati secondo il numero delle mosse che servono a dar matto. Naturalmente le mosse non hanno alcuna notazione (in uso solo in tempi molto recenti), ma vengono descritte. I pezzi non sono mai disegnati, ma indicati con i loro nomi (rex, ferz, alfin, miles, roc, pedes). Quelli bianchi sono segnati sui diagrammi con lettere rosse, quelli neri con lettere nere.

Il Codice è quasi certamente della seconda metà del secolo XIII°, tuttavia si può immaginare che sia una raccolta di problemi compilati in epoche precedenti.

Tutte queste informazioni storiche, e altre sul “Bonus Socius” ed altri documenti, possono essere reperite nell’opera di Adriano Chicco e Antonio Rosino “Storia degli scacchi in Italia”, edita nel 1990 da Marsilio ed. (Venezia) nello specifico capitolo IV° (pgg. 35-44), dal titolo “Le raccolte di partiti medievali”. E’ da notare come il Chicco non abbia fatto altro in questo testo che rielaborare e assai sintetizzare quanto aveva già presentato quasi mezzo secolo prima, ovvero nel 1941 e sulle pagine di marzo de “L’Italia Scacchistica”.

Adriano Chicco, Genova 1907-1990

Da qui riprendiamo una curiosa nota, nella quale Chicco trascrive “le regole del gioco” degli scacchi così come esposte dall’anonimo autore del “B.S.”:

“L’alfiere salta sulla terza casella in diagonale. La Regina muove di un sol passo diagonalmente, ma se si tratta di un pedone promosso, che muove per la prima volta, può anche saltare come l’Alfiere. Il Re può, nella prima mossa, saltare due, tra o anche quattro case, muovendo contemporaneamente la Regina in mosse analoghe. Il pedone iniziale può muovere nella seconda, o terza casella. Si può condurre una partita anche contro il Re solo, contrariamente alle consuetudini arabe”.

Un’altra curiosità è data dalla dispiegata modestia del Bonus Socius, il quale così chiudeva il suo lavoro: “Poiché nulla di perfetto si ritrova nell’umane cose, così imploro perdono per le imperfezioni dell’opera mia, devotamente supplicando i miei compagni ed amici (dominis meis sociis et amicis), a cui perverrà quest’operetta, di accoglierla benevolmente, e di voler correggere quegli errori che necessiteranno di correzione”.

Noi qui possiamo senz’altro concludere dicendo che la problemistica di scacchi ha quasi 800 anni ma che … ancora non li dimostra!

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