Uno Scacchista

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La bellezza anzitutto (ovvero: un gol di Goldin)

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(Topatsius)
La bellezza è come una ricca gemma e la montatura più semplice è la migliore”, scriveva agli inizi del ‘600 il filosofo inglese sir Francis Bacon, alias Francesco Bacone (1561-1626). E ugualmente per una mossa molto bella da gustare non servono per forza dei campioni, bastano spesso due qualsiasi semplici giocatori. Come questi due quasi sconosciuti armeni, con il conduttore dei bianchi che nel 1955 ne realizzò una da immortalare, nel corso del campionato armeno, uno di quei tanti campionati (10 in tutto, credo) sui quali seppe mettere la firma il genio del problema Genrikh Kasparian.

Non ingannatevi: il Goldin che ne fu autore non è l’Alexander Goldin GM statunitense di origine russa (classe 1964). E’ invece Vladimir Mikhailovich Goldin, un poco noto maestro ex sovietico che non è mai andato troppo oltre un Elo di 2300 e che compirà 92 anni (salvo errori) il prossimo 28 febbraio. Tuttavia quell’anno il nostro Goldin trovò quello che poteva essere il suo “torneo della vita”, contrastando fino all’ultimo il successo di Kasparian col quale chiuse a pari merito con p.13,5/15 (ben 12 vinte e tre patte!); fu piegato solo nello spareggio: 2,5 a 1,5.

Qui la tabella, tratta da “Chess Results, 1951-1955” di Gino Di Felice.

Vediamo allora quella miniatura del 1955, senza troppi commenti essendosi trattato di un gioco tutt’altro che irreprensibile. E non illudetevi: per avere simili occasioni occorrerà sempre la collaborazione di un avversario poco avveduto che, come suol dirsi, “se la va a cercare”.

Una bella soddisfazione! Una mossa (la 18.Dd5!!) veramente … Gold! Ovvero: un gol di Goldin!

E il povero Gambarian? Spazzato via in poche mosse? Beh, non so se il giocatore sia ancora vivente o meno. In ogni modo a tutti coloro che (come me e lui) fanno così tanti errori in così poche mosse si potrebbe consigliare la lettura del “Novum Organum” di Francesco Bacone, uno che di errori se ne intendeva.

Bacone nella sua opera volle individuare le principali fonti di errore, che chiamò “idola” (in latino “fantasmi”) e che divise in: “idola tribus” (errori di una intera collettività), “idola specus” (errori che derivano dalla personale educazione e che ci portano ad una visione delle cose non conforme alla realtà), “idola fori” (errori del linguaggio e nei rapporti sociali), “idola theatri” (errori derivanti da false filosofie o tradizioni e dalla incapacità di sviluppare nostri pensieri autonomi).

Sono trascorsi esattamente 400 anni da quell’opera fondamentale di Sir Francis Bacon. Ma gli errori sono sempre gli stessi. E i guai dei popoli anche.

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