Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Le Lionnais, scacchista appassionato di romanzi polizieschi

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(Carmelo Coco)
François Le Lionnais (1901-1984) oltre a essere un valente matematico, scrittore di libri scientifici e scacchistici, era anche un bravo scacchista. Nel 1950 fondò, assieme a Louis de Broglie e Jacques Bergier, l’Association des Écrivains Scientifiques de France e, nel 1960, assieme a Raymond Queneau, l’Ouvroir de Littérature Potentielle, Oulipo, Officina di Letteratura Potenziale.
Appassionato di letteratura poliziesca fondò, assieme a Michel Lebrun, Ouvroir de Littérature Policière Potentielle, Oulipopo, Officina di Letteratura Poliziesca Potenziale.

Il n. 161 con il romanzo di Quentin Patrick ‘La mort fait l’appel’

A ribadire lo stretto legame tra scacchi e letteratura poliziesca, tenne una rubrica scacchistica nella rivista L’Empreinte (L’impronta – digitale – come appare su ogni copertina dei libri, in basso a destra) che presentava traduzioni in francese di libri polizieschi di lingua inglese.

La rubrica, intitolata “La Cronique d’Echecs”, comprendeva problemi, studi, partite di campioni e quiz.

Proponiamo uno di quei problemi, il matto in due mosse di A. J. Mosely (The Good Companion Chess Problems, 1915).

Matto in due mosse di A. J. Mosely
(The Good Companion Chess Problems, 1915).

A mio giudizio un problema da risolvere entro 3 minuti. Da notare i due Alfieri del Nero su case dello stesso colore.

Ecco invece il quiz, da me tradotto per i lettori, intitolato così:

QUIZ 1 – I quattro giocatori di scacchi


Quattro formidabili giocatori di scacchi, P. E. Smith, C. J. Smith, Reynolds e Fellows organizzano tra di loro un torneo.

I due Smith, fratelli gemelli, sono terzini nella grande squadra di calcio di Princeton.

La vittoria di Reynolds su Fellows ha sorpreso tutti.

Il terzo classificato ha detto gentilmente al vincitore del torneo, dopo l’ultima partita: “Ho avuto il più grande piacere di conoscerti e spero che ci incontreremo spesso. Complimenti“.

Il secondo del torneo è stato uno sfortunato paralitico che soffriva di paralisi infantile dall’età di quattro anni. Non si era mai sposato, aveva vissuto una vita tranquilla accanto a sua madre, una vedova, e aveva fatto degli scacchi la sua distrazione preferita.

P. E. Smith ha sbagliato ad amare un po’ troppo la bottiglia. Testimone di Fellows al suo matrimonio, dopo la cena di nozze, aveva rivolto alla sorella della sposa delle galanterie un po’ pesanti.

Adesso sai abbastanza per dirci l’ordine di arrivo dei quattro concorrenti nel torneo.


Copertina del volume ‘L’Almanach du Crime 1980’

L’Almanach du Crime è una collezione francese di recensioni di libri polizieschi di tutto il mondo scritta da Michel Lebrun.[1]

All’interno del volume del 1980 si trova l’articolo/recensione (pagine 166/169) dal titolo Jeu et symbolique des échecs dans le roman policier. Ne traduciamo alcune parti, le più interessanti: “La pratica degli scacchi eminentemente contemplativa e riflessiva, è stata spesso, per i detective dei romanzi polizieschi, la ginnastica intellettuale che ha consentito loro di prevedere, con due o tre mosse in anticipo, il possibile comportamento di un criminale. Per definizione, tali investigatori appartengono alla categoria dei “poliziotti detective” piuttosto che agli uomini d’azione di Peter Cheyney. Per trovare i criminali, hanno bisogno del silenzio del loro ufficio.”

Il gioco degli scacchi era così strettamente associato alla letteratura investigativa che la più famosa raccolta prebellica, L’Empreinte, pubblicò in ogni volume un problema di scacchi. La soluzione veniva data nel numero successivo. Questa rubrica è stata curata dall’attuale Gran Maestro dell’Oulipopo, a cui dobbiamo una stupefacente soluzione al problema scacchistico posto (e non risolto) da Lewis Carroll in Alice nel paese delle meraviglie“.[2]

Ecco spiegato il diagramma scacchistico in apertura dell’articolo per il quale la traduzione della soluzione di questo problema sarà presentata in un successivo e separato articolo.

Le Lionnais, nell’articolo «Qui est le coupable?» (Chi è il colpevole?) segnalò l’assenza, tra i libri polizieschi, di uno in particolare, quello in cui l’assassino è il lettore del libro. (Oulipo – La littérature potentielle, Parigi, Gallimard, 1973).

Ma già due anni prima Jacques Bergier nel libro Aux limites du connu (Casterman, 1971 – Titolo in italiano Ai limiti del conosciuto, Mondadori) tra le tante “impossibilità tecniche”, “impossibilità per definizione”, e tanti altri “non è ancora possibile …”, inserisce anche: L’impossibilità di scrivere un romanzo giallo nel quale l’assassino sia il lettore.

Tanti, e anche lo stesso Bergier, hanno tentato di trovare una soluzione.

Ho voluto rendere il quesito di Bergier ancora più difficile.

QUIZ 2 – E’ possibile scrivere un libro giallo nel quale
il lettore sia l’assassino e l’autore del libro la vittima?

La mia originale soluzione scacchistica: Sei tu il mio assassino, caro lettore sarà pubblicata mercoledì prossimo, 2 settembre, insieme a quella del Quiz 1.


Tutte le traduzioni dal francese sono di Carmelo Coco.

[1] Michel Lebrun (pseudonimo Michel Cade), 1930-1996 scrittore di gialli francese. Nel 1956 vinse il Grand prix de littérature policière per il romanzo “Pleins feux sur Sylvie”. Le due copertine, 1980-1981, de L’Almanach du Crime, sono state da me proposte come ‘I due manifesti del romanzo poliziesco’ (Vedi http://www.cci-italia.it/giallo/manifesti/manifesti.htm).

[2] E’, invece, in Through the Looking-Glass and What Alice Found There, London, Macmillan & Co., 1872.


Autore: Carmelo Coco, Catania

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