Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

[R] Bent Larsen (4.3.1935-9.9.2010)

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R I S T A M P A

Ricorre oggi il decimo anniversario della scomparsa di uno dei più forti giocatori europei “occidentali” del secolo scorso, il danese Bent Larsen, colui che fu definito un giorno “il romantico senza speranza”.
Lo ricordiamo attraverso le parole di un nostro affezionato amico e lettore, Nazario Menato, già Presidente della Scacchistica Trevigliese, che alcuni giorni dopo il decesso del campione così di lui scrisse sul sito “TreviglioScacchi”:


Giovedì 9 settembre, dopo una breve malattia è scomparso, all’età di 75 anni, Bent Larsen. il miglior giocatore danese di tutti i tempi. Negli ultimi anni aveva sofferto di diabete, ma non è ancora certo che questa malattia (o uno dei suoi tanti effetti collaterali) sia stata la causa ultima della sua morte. Il decesso è avvenuto nella capitale Argentina, Buenos Aires, dove questa icona dello scacchismo mondiale viveva ormai da tempo con la moglie Marta.
Il suo nome è stampato a chiare lettere nella storia degli scacchi e sarà ricordato per sempre da tutti gli appassionati del gioco, soprattutto da coloro che amano uscire dalle vie battute, usare l’immaginazione e mettere alla prova la propria e altrui inventiva. Gli sia lieve la terra.

Per chi ancora non lo conoscesse, eccone un breve profilo biografico.

Jorgen Bent Larsen, tale era il suo nome completo, era nato il 4 marzo 1935 a Thisted una cittadina nell’estremo Nord della Danimarca nei pressi di Aalborg. Nel 1954 a soli 19 anni vinse il suo primo campionato danese ed in seguito lo vinse altre cinque volte. Nello stesso anno ottenne anche il titolo di Maestro Internazionale.

Fece parte per ben 6 volte della Nazionale Olimpica del suo Paese giocando sempre in prima scacchiera; all’Olimpiade di Mosca del 1956 vinse la medaglia d’oro con il punteggio di 11 vittorie 6 patte e 1 sconfitta, punteggio che gli valse il titolo di Grande Maestro. Nel 1954 ad Amsterdam e nel 1970 a Siegen si aggiudicò la medaglia di bronzo.

Fu il primo scacchista occidentale a sconfiggere ripetutamente i fortissimi giocatori dell’est europeo e ad intaccare di conseguenza la fiducia dei funzionari moscoviti nella loro supremazia scacchistica mondiale (supremazia definitivamente abbattuta qualche tempo dopo da Bobby Fischer).
Bent Larsen è stato a lungo protagonista sulla scena scacchistica internazionale; vinse tra l’altro tre Tornei Interzonali: nel 1964 ad Amsterdam, nel 1967 a Sousse e nel 1976 a Biel-Bienne. Solo il grande Michail Tal ha saputo fare altrettanto. Disputò più volte il “Match dei Candidati” per la corsa al titolo mondiale, ma venne sempre sconfitto in semifinale: nel 1965 da Tal e nel 1968 da Spassky. Nel 1967 ricevette il premio Oscar degli scacchi (il punto più alto della sua carriera), ma nel 1971 patì il famoso e pesantissimo tracollo per 6 a 0 contro Fischer che si sarebbe poi imposto su Spassky nel match per il titolo del 1972.

Larsen-Fischer
Fischer e Larsen nel 1970

 

Nel 1988 Larsen incrociò virtualmente i legnetti contro Deep Thought (computer IBM) diventando in tal modo il primo giocatore e primo Grande Maestro con il punteggio FIDE più alto (2560) ad essere battuto in torneo dal mostro di silicio. Nel 1970 a Belgrado giocò in prima scacchiera (davanti a Fischer) nel Match Unione Sovietica contro Resto del Mondo e realizzò 2,5 punti su 4 contro Spassky e Leonid Stein. Malgrado l’avanzare degli anni riuscì ancora a piazzarsi 7° nel 1999 al campionato danese e 4° nel 2002 al Memorial Najdorf a Buenos Aires, sua città di elezione. 

Larsen è sempre stato un giocatore senza compromessi, un vero combattente. Divenne famoso per l’uso che sapeva fare di alcune aperture eccentriche, raramente giocate dai Grandi maestri in torneo, come ad esempio l’Apertura Bird (1.f4) e la mossa 1.b3, apertura che è stata chiamata “Larsen” in suo onore.
Il suo ultimo punteggio Elo al momento della morte era di 2415 punti.


Un grazie all’amico Nazario e a Bent Larsen, la cui filosofia del gioco era tutta concentrata nel titolo di un suo libro: “Io gioco per vincere”.

[Foto di apertura tratta dall’archivio del Clarin]

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