Uno Scacchista

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Incontro con Luigi Maggi, candidato alla Presidenza FSI

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“UnoScacchista” ha avuto in questi giorni la possibilità di incontrare Luigi Maggi, attuale Presidente del Comitato Regionale Lazio della Federazione Scacchistica Italiana e candidato alla Presidenza della FSI.

(Riccardo M.)

La Federazione Scacchistica Italiana sta per compiere i suoi primi cento anni di vita. Tanta acqua è passata sotto i ponti in cento anni e tante cose dal 1920 sono cambiate nel mondo degli scacchi.

[Nella foto di apertura, Luigi Maggi con Riccardo Viola (Coni Lazio)]

Però, forse mai come in questi ultimi tempi si ha la sensazione che questo nostro amatissimo mondo sia alla vigilia di una svolta epocale, determinata dall’avvento imponente dell’attività “on line” e spinta da circostanze imprevedibili quali il COVID-19. Di conseguenza riteniamo che mai come oggi occorrano lungimiranza e chiarezza di idee per poterci incamminare sulla strada migliore che ci porti ad un cambiamento che sia continuità ma anche progresso e non sia nello stesso tempo incompatibile con la millenaria storia e con lo spirito del nostro gioco.

Stiamo cercando di conoscere un poco le persone che si sono candidate o si stanno candidando alla successione del Presidente FSI Pagnoncelli.

“UnoScacchista” ha avuto in questi giorni la possibilità di incontrare Luigi Maggi, attuale Presidente del Comitato Regionale Lazio della Federazione Scacchistica Italiana, il quale è stato il primo (se non andiamo errati) a comunicare a inizio anno la sua candidatura e che ha con piacere aderito all’invito a rispondere ad alcune nostre domande.


D1- Sappiamo anzitutto che Lei in età giovanile (a proposito, possiamo chiedere la Sua età?) ha praticato con un certo successo la disciplina del basket. Com’è giunto più tardi alla determinazione di dedicare il Suo prevalente interesse e tempo agli scacchi e di lasciare in secondo piano quel basket che si può considerare, da quanto ho compreso, il Suo primo innamoramento sportivo?

Ho 62 anni e questa domanda mi riporta molto indietro, perché iniziai a giocare a pallacanestro a 10 anni nel gruppo sportivo parrocchiale. Di lì a poco, in quella parrocchia, appresi a giocare anche a scacchi. Da allora, la passione per la pallacanestro e quella per gli scacchi hanno camminato per molti anni insieme. Dopo qualche anno, mi trasferii in una delle principali società sportive romane che utilizzava i bellissimi impianti sportivi del Collegio Santa Maria dove sorse l’omonimo Circolo scacchistico, frequentato e animato da alcuni dei più noti appassionati ed esponenti della scuola scacchistica romana. Con il pluricampione italiano Vincenzo Nestler ebbi un profondo rapporto di amicizia e tuttora lo considero un mentore ed un esempio per le qualità personali, la cultura e la limpidezza di pensiero. Fu un periodo molto bello: dopo lo studio correvo al Circolo e subito dopo agli allenamenti. Sono propenso a credere che molto del successo sportivo nel basket era dovuto proprio alla mia passione scacchistica: un bravo playmaker deve essere in grado di prendere rapide decisioni, visualizzare in anticipo le situazioni e governare il gioco: un po’ come coordinare i pezzi sulla scacchiera. Ebbene, per motivi familiari non potei proseguire la mia carriera nella pallacanestro andando a giocare in alcune famose squadre e così, dopo un paio di incidenti sportivi, lasciai definitivamente per una diversa soluzione professionale. Ma quella per gli scacchi è una passione che non tramonta mai e quando il lavoro me lo consentì, con l’impegno negli Organi territoriali del Lazio, iniziai a fare del mio meglio per rendere alla collettività scacchistica quello che avevo ricevuto da giovane. Curioso ed affascinante che, con la mia partecipazione da dirigente della FSI alla vita del CONI Lazio, abbia ritrovato diversi amici cestisti, alcuni dei quali ai vertici della Federazione Italiana Pallacanestro. 

D2- Vuole illustrare brevemente ai nostri lettori le Sue principali esperienze lavorative (peraltro già reperibili in rete)?

La mia vita professionale è stata piuttosto articolata, le battute d’inizio circa 40 anni fa al Credito Italiano a Roma e Milano. L’interesse verso il sociale mi portò poi a dirigere il settore estero di un importante Ente non profit per conto del quale mi occupai dello sviluppo del sistema formativo nelle Filippine, in Argentina e Uruguay, per poi lavorare nei programmi europei di coesione nell’ambito della formazione delle risorse umane. Gradualmente il mio interesse professionale si è spostato verso la condivisione di ciò che avevo appreso nel management di gruppi di lavoro internazionali e delle organizzazioni; così negli ultimi vent’anni mi sono dedicato quasi esclusivamente allo sviluppo delle competenze manageriali di quadri e dirigenti di imprese pubbliche e private. 

D3- Abbiamo notato come nel Suo personale website risalti lo spazio dedicato alla voce Comunicazione e Grandi Eventi. Ebbene, qualcuno ha giustamente detto che la comunicazione non è quello che diciamo, bensì quello che arriva agli altri. In pratica occorre soprattutto saper fare arrivare il giusto messaggio, coinvolgere, interessare, intrattenere e trattenere. Lei ritiene che la FSI debba fare dei passi in avanti in questo campo?

Comunicare e comunicare bene è imprescindibile. La Federazione ha fatto molti progressi in tanti settori ma non è quello che è percepito dalle famiglie, dai tesserati e dagli affiliati. Dobbiamo imparare non solo a fare sempre meglio ma anche a farlo sapere. E per arrivarci dobbiamo utilizzare strumenti di comunicazione moderni, gestiti con un linguaggio appropriato alle varie categorie di fruitori. Si, sono convinto che dobbiamo lavorare molto nella comunicazione, anche per avvicinare il grande pubblico. Una buona comunicazione esterna sarà utile anche per incentivare il mecenatismo sportivo e per attrarre sponsor che trovano negli scacchi un possibile volano di promozione della loro immagine o dei loro prodotti.

D4- In proposito, Lei accenna pure alla creazione di un Ufficio Comunicazione, che porti ad una valorizzazione del marchio FSI, a più apertura, trasparenza e a nuove modalità di rapporto con gli organizzatori e gli scacchisti. Io però oggi Le chiedo di più: come si realizza in pratica un efficace coinvolgimento diretto di tutte quelle forze e persone (organizzatori, divulgatori, insegnanti ecc) che oggi fanno in vario modo parte del mondo degli scacchi in Italia e contribuiscono con la loro opera a far conoscere a tante persone il nostro gioco?

La comunicazione presuppone la capacità d’ascolto. Lo Statuto della Federazione Scacchistica Italiana offre degli strumenti partecipativi importanti che ancora non sono stati pienamente valorizzati: mi riferisco alle Conferenze degli Istruttori, dei Giocatori, dei Presidenti di Comitato. Vorrei dare maggiore spazio ed enfasi a questi incontri istituzionali perché diventino un luogo privilegiato per discutere apertamente e analizzare i grandi temi che interessano gli scacchi italiani. Mi è capitato di recente di dibattere alcuni di questi aspetti nei corsi per Istruttori e in quelli dei Dirigenti sportivi: le domande, le richieste di approfondimento e le proposte sono state molto interessanti e meritevoli di attenzione. Il desiderio di un confronto attivo mi ha favorevolmente impressionato e sono certo che ascoltare in modo aperto accorcerà la distanza che viene percepita tra la Federazione “centrale” e le esigenze degli operatori che in particolare lavorano sul territorio.

D5- In particolare da tempo immemorabile sappiamo che nellorbita degli scacchi italiani si muovono diverse e più o meno grandi realtà (ASIGC, UISP), tanti spezzoni che pare alle volte giochino per lo più individualmente o in concorrenza (pur nelle regole e pur meritoriamente). E stata forse questa, a Suo parere, una conseguenza di carenze storiche nellazione unitaria della FSI e di sottovalutazione degli aspetti più sociali o socializzanti e popolari del gioco? E si può cercare di ricondurre il tutto nellambito di ununica e ben coordinata azione di diffusione e sviluppo?

Per carattere non mi soffermo troppo sulle scelte fatte nel passato e preferisco guardare a cosa si può fare oggi per arrivare ad un certo traguardo. Così sto già lavorando affinché gli scacchi per corrispondenza ritornino nell’ambito della Federazione, andando a sanare una anacronistica separazione dei cui motivi si è persa memoria. Una buona azione di coordinamento può fare molto per la valorizzazione delle tante peculiarità del “nobil giuoco” –come ad esempio gli aspetti culturali, delle tradizioni, del collezionismo e così via – che lo rendono unico tra gli sport; ma trova un limite nel sistema sportivo italiano che tratteggia le diverse competenze tra la Federazione e gli Enti di Promozione Sportiva (EPS) ai quali compete lo sviluppo dello sport di base. Nella logica delle differenti finalità istituzionali, vorrei seguire un approccio di collaborazione orientato alla complementarità con gli EPS, come è avvenuto nel Lazio durante i miei otto anni di presidenza del Comitato Regionale.

D6- A proposito di azioni trasparenti e inclusive, un tempo si parlava esclusivamente dei rapporti da instaurare fra FSI e CONI. Oggi i rapporti istituzionali si sono ampliati, ad onta della attuali argomentazioni intorno alla necessità urgente (e reale) di una profonda semplificazione dellamministrazione dello Stato: oltre al CONI mi sembra che esistano al momento competenze che fanno capo alla società Sport e Salute SpA (che, come lei ci ricorda, è controllata al 100% dal MEF, il Ministero dellEconomia e Finanza) e, se ho ben capito, anche al MIUR (il Ministero per lIstruzione, Università e Ricerca). E intanto lanalfabetizzazione scacchistica del Paese non è stata, credo, mai arrestata e temo che non si arresterà mai vista la frammentazione ulteriore, oserei dire sparpaglìo, delle competenze. Lei ha questa mia stessa sensazione negativa o no?

Da due anni il Sistema sportivo italiano è in trasformazione e l’ormai prossima riforma dello sport porterà ulteriori grandi novità. La bozza che ho letto menziona la costituzione del Dipartimento dello sport con una propria struttura operativa, una nuova ripartizione dei compiti tra CONI e Sport e Salute S.p.A. e tanti e assai significativi altri cambiamenti. I soggetti che intervengono nel governo dello sport sono molti e spero che si chiariranno gli ambiti di intervento di ciascuno. Eppure, tutto ciò lo dobbiamo considerare come un “dato di fatto” col quale si deve convivere.  Dobbiamo essere pronti, come dicevo in precedenza, a collaborare con gli EPS perché gli scacchi siano per tutti e dappertutto; ma per la Federazione rimane imprescindibile costruire tenacemente un rapporto forte con il MIUR. La scuola è il luogo ideale dove far apprendere massivamente gli scacchi e dove reperire i giovani da portare nei circuiti di gioco della Federazione.

D7– Lei dove vede il centro di gravità della FSI, a Roma o a Milano?

La riforma dello sport amplierà il numero delle Istituzioni di governo dello sport che hanno sede nella Capitale, ma ciò riguarderà solo l’azione “politica” del presidente federale. Il cuore operativo della nostra Federazione sarà sempre Milano dove è proprietaria di un ufficio in una zona centrale e in cui vi lavora uno staff competente che vorrei ampliare ulteriormente.

D8- Abbiamo letto che a Suo parere la FSI può puntare a superare, a fine 2024, i 25.000 tesserati, il che corrisponde ad un aumento di oltre il 50% rispetto ai numeri attuali. Quale fascia di età dovrebbe contribuire di più (e per quali ragioni?) a tale incremento?

Il 50% dei tesserati della Federazione hanno meno di 18 anni; in questa fascia d’età abbiamo un tasso di volatilità del 35% che peraltro è molto più alto tra coloro che hanno meno di 12 anni e che rappresentano il 40% dei tesserati complessivi. Ridurre la volatilità (il numero dei tesserati che si tesserano per un anno e poi non rinnovano) significa fidelizzare per più tempo i bambini e i ragazzi, avviarli verso i circuiti giovanili, farli innamorare degli scacchi a scapito di una fugace esperienza. Come corollario avremo un costante incremento di qualche migliaio di giovani tesserati in più ogni anno e un ampliamento della base da dove potrà emergere più di qualche talento. Un’altra importante fonte di tesserati arriverà dal gioco on line che vorrei diventasse un Settore sportivo della Federazione. Ci sono tantissimi adulti, giocatori anche di buon livello amatoriale, che non si tesserano perché non ci sono ASD sul territorio o perché non hanno il tempo per partecipare ai tornei ma giocano sulle diverse piattaforme disponibili. Una buona e variegata strutturazione di servizi di campionati e tornei on line da parte della Federazione attirerà numeri molto consistenti. Ma non solo: nei confronti del fenomeno dell’esplosione degli e-sport c’è molto interesse da parte del CIO e dunque anche del CONI, con la possibilità di vederli alle Olimpiadi del 2024.

D9- Come certamente Lei saprà, il Blog UnoScacchista ha dedicato centinaia di articoli agli aspetti culturali degli scacchi, italiani e non. Nel Suo programma abbiamo visto esserci un accenno alla valorizzazione della Biblioteca federale, con la proposta di creare un catalogo ragionato on line dei libri in possesso della FSI, e un accenno ad una futura fruibilità della Biblioteca stessa mediante prestiti e fotocopie. Le chiedo se Lei sa dellesistenza attuale o meno di un catalogo generale non-on line e saprebbe darci qualche informazione in più sulla quantità e qualità e completezza dei volumi e delle raccolte di pubblicazioni attualmente in essere presso detta Biblioteca, che dovrebbe rappresentare (credo) un patrimonio inestimabile per tutti gli appassionati di scacchi e di storia. Sarebbe auspicabile che venissero consentite anche delle visite (di privati e di circoli) alla Biblioteca. Qual è il Suo pensiero in merito?

Ho dedicato un capitolo del mio programma alla parte culturale perché è un elemento caratterizzante degli scacchi rispetto agli altri sport. Con la costituzione di una Commissione Cultura affidata a personaggi di spicco, vorrei cercare di preservare e valorizzare quella componente di arte, letteratura, scienza e tradizione che appartiene al nostro gioco e lo rende unico. So poco della Biblioteca federale che è ospitata dal Liceo Foscarini di Venezia e non mi risultano al momento esserci cataloghi online o cartacei. Sono però consapevole che la Biblioteca rappresenta un patrimonio culturale importante per gli amanti degli scacchi e pertanto la sua valorizzazione non è più rinviabile.

Luigi Maggi, foto da “Messaggero Scacchi”

D10- In tema di pubblicazioni, non posso qui non citare la triste sparizione nel 2012 dellorgano ufficiale della F.S.I., la gloriosa lItalia Scacchistica, che fu dal 1911 la rivista dello scacchista italiano. Nessun progetto di resurrezione? Magari attraverso una formula che permetta uno speciale prezzo di abbonamento annuo? Magari grazie ad aiuti che lo Stato eroghi ad istituzioni e privati che si occupino di preservare e/o far rivivere elementi caratterizzanti la storia e la cultura del nostro Paese? Lei giudica realizzabile tale possibilità?

Indubbiamente, la chiusura de “L’Italia Scacchistica” è stata una perdita per il movimento scacchistico italiano ma sono molti decenni che la rivista non è più organo ufficiale della FSI. Penso che l’editoria debba essere lasciata all’iniziativa imprenditoriale di appassionati che si sentono di impegnarsi professionalmente in questo settore di nicchia. La Federazione, invece, si deve assumere il compito di creare le condizioni di mercato (tesserati, affiliati, diffusione del gioco) affinché queste iniziative prosperino.

D11- Passo ad una domanda che presumo sia la più scontata in questo periodo, quella sugli scacchi on-line. Lemergenza COVID-19 ha pesantemente influenzato e rallentato o quasi bloccato lattività scacchistica a tavolino, peraltro già in fase calante (almeno nei circoli tradizionali). Come vede Lei, al riguardo, il futuro degli scacchi in generale e degli scacchi on-line in Italia? Gli scacchi on-line causeranno alla lunga, come alcuni temono, il declino del nostro sport, dellinteresse del pubblico e dei grandi tornei? O potrebbe avvenire il contrario? E, in particolare in Italia, come affrontare al meglio negli scacchi questo difficile momento sanitario? Occorrerebbe avere più coraggio o più cautela?

Il Covid 19 ha chiesto un pesante contributo di vite umane e le necessarie misure di contenimento della pandemia hanno fatto pagare un conto importante all’economia e di conseguenza allo sport. La ripresa graduale delle attività sportive a tavolino deve essere svolta in modo pragmatico, tutelando coloro che vogliono giocare ed aiutando gli organizzatori che si assumono i maggiori costi che derivano dall’applicazione delle misure di sicurezza sulle quali i margini di manovra della Federazione sono modesti.  Gli scacchi, riversandosi sul gioco on line, non hanno mai veramente interrotto le proprie attività come è avvenuto per altri sport. Dopo l’iniziale sconcerto di fronte ad un dramma globale, i Comitati Regionali e le Associazioni sportive hanno attivato moltissimi tornei sia per i giovani che per gli adulti. Anche a livello internazionale si è visto un fiorire di attività e, da ultimo, la FIDE ha organizzato una Olimpiade online. Penso che difficilmente si potrà tornare indietro e il gioco a tavolino e quello online saranno una componente dell’offerta scacchistica, seppure, a mio avviso, complementare e non sostitutiva. Credo che l’ampliarsi dell’offerta online (che include non solo il gioco ma anche l’insegnamento) farà accelerare quel processo di “smaterializzazione” dei circoli che sta avvenendo nelle grandi città, dove i costi di affitto dei locali sono molti elevati. La rinuncia alle sedi fisiche porterà a giocare sempre di più e frequentemente nelle strutture alberghiere, migliorando sì la qualità dell’offerta logistica ma a danno degli aspetti socializzanti della vita di “circolo”. Sarà uno dei grandi temi degli scacchi che dovrà essere oggetto di una profonda riflessione.

D12- Invece, a Suo parere, cosa può fare la F.S.I. (e lo Stato) per dare una mano concreta a quegli organizzatori che negli ultimi anni avevano messo in piedi e con successo alcuni lodevoli tornei internazionali (penso, ad esempio, a quello della Scuola Popolare Scacchi, che nel 2020 purtroppo non si terrà) e la cui continuità potrebbe essere messa in pericolo?

In caso di permanenza di una situazione straordinaria come quella attuale, si dovranno attuare misure di supporto agli organizzatori sia da parte della Federazione centrale (per i Festival internazionali) sia da parte dei Comitati (per i tornei week end). Più in generale, vorrei rinsaldare il rapporto di fiducia con gli Organizzatori con l’assoluta trasparenza delle modalità di assegnazione dei Grandi eventi federali, una revisione del Regolamento del Calendario nazionale, la risoluzione dei problemi che avvertono con la CAF, la copertura da parte del costituendo Ufficio Comunicazione esterna dei maggiori eventi sportivi.

D13- E cosa bisogna fare per sperare di avere di nuovo un giorno in Italia un grandissimo torneo internazionale come fu, ad esempio, Milano 1975? Lei medita di poter lavorare, eventualmente venisse eletto, in tale direzione o ciò non rappresenterebbe uno dei suoi primari obiettivi?

Riportare le grandi manifestazioni in Italia è importante ed è collegato con lo sviluppo del nostro settore agonistico. La Federazione, nella mia visione, non si dovrà sostituire agli Organizzatori: li dovrà aiutare creando le condizioni idonee, facilitando i rapporti con la FIDE e con gli Enti Locali. So che nella FIDE si guarda con particolare interesse all’Italia per le grandi tradizioni di ospitalità che ha il nostro Paese.

D14- A marzo il presidente FIDE Dvorkovich ha voluto a tutti i costi iniziare a Ekaterinburg il Torneo dei Candidati nonostante fosse già esplosa nel mondo la pandemia. Nelle scorse settimane ha detto che il torneo verrà ripreso a ottobre, possibilmente nella stessa città, ma che il match per il titolo mondiale sarà spostato al 2021, forse anche nellautunno. Lei che opinione ha dellazione della FIDE in questi ultimi mesi/anni e in particolare del suo attale presidente? Lo conosce personalmente?

Non conosco il Presidente Dvorkovich ma da quello che ho potuto vedere è certamente un innovatore di un sistema che è stato piuttosto ingessato da una precedente lunghissima gestione. I sistemi democratici elettivi, a mio avviso, hanno bisogno di ricambi dei vertici più frequenti.

D15- Se Lei fosse eletto Presidente federale, pensa che presterà attenzione anche alla ricerca di mecenati e sponsor oppure no?

In modo piuttosto indiretto, già ho risposto affermativamente a questa domanda. Aggiungo che non si può realisticamente pensare di sollecitare il mecenatismo sportivo e l’attenzione delle imprese se non impariamo a comunicare meglio ed in maniera più efficace. E la costituzione di un ufficio per la Comunicazione esterna è un punto importante del mio programma. So che occorrerà del tempo ma sono certo che nel prossimo quadriennio vedremo i primi risultati.

D16- E se Le venisse proposta una sponsorizzazione da parte di una società di giochi dazzardo (cè stato un caso in Europa di recente), quale posizione prenderebbe? 

Non conosco il caso citato né le condizioni proposte. È una decisione che investe il Consiglio Federale ma personalmente, in coerenza con il mio vissuto, sento il dovere primario di tutelare l’integrità dei nostri giovani e di difenderli da possibili pericoli fintantoché non possano fare scelte consapevoli. La Federazione deve proporre e deve credere in uno sport sano, ricco di valori educativi e formativi che prepara i giovani ad entrare nella società con una marcia in più.

D17- Le chiedo se, al di là degli aspetti più competitivi del gioco e della prevedibile cura della crescita giovanile, è possibile augurarsi, nel futuro della FSI, un incremento del settore femminile ed unattenzione sempre maggiore a settori specifici quali quelli per scacchisti disabili e non vedenti/ipovedenti. Attraverso quali iniziative?

Attualmente la componente femminile è attestata al 18% dei tesserati che non è poco se comparata con altre nazioni europee ma assolutamente migliorabile, tanto che ho proposto di raggiungere il target del 22% di presenza femminile a fine quadriennio. La crescita dovrà riguardare sia le praticanti sia la presenza di un maggior numero di dirigenti e arbitri al femminile. Per questo, conto molto sui consiglieri eletti con le cosiddette “quote rosa” per un Piano operativo di sviluppo del settore. Per quanto riguarda gli scacchisti diversamente abili, si cercherà di completarne il processo di integrazione, peraltro già molto avanzato, e si svolgeranno campionati italiani dedicati che avranno anche la funzione di selezionare i nostri rappresentanti alle manifestazioni internazionali.

D18- Alla fine di un eventuale mandato, per che cosa Lei NON avrebbe piacere di essere ricordato e per che cosa, al contrario, Le farebbe piacere di essere ricordato?

Le prometto di rispondere a questa domanda alla conclusione dell’eventuale mandato.

D19- Infine Le chiedo un nome, un solo nome, uno ma secco: da quel che Lei ha potuto vedere, e da quel che conosce per il passato, chi è stato a Suo parere il miglior Presidente della F.S.I. di sempre? Le ricordo i nomi (ma non ce ne sarebbe di certo bisogno): Luigi Miliani, Gian Carlo dal Verme, Gaetano Del Pezzo, Eugenio Szabados, Nicola Palladino, Sergio Mariotti, Alvise Zichichi, Franco Pedrazzini e Gianpietro Pagnoncelli (non indico commissari e presidenti pro-tempore).

Non posso dire un nome, non lo sento corretto. Per molti di loro la Federazione è stata una parte importante della vita e ogni Presidente ha svolto la sua opera di servizio in uno specifico e diverso contesto sociale e storico. Dobbiamo a loro se la Federazione festeggerà 100 anni di vita il prossimo 20 settembre. Nei loro confronti abbiamo un debito di gratitudine.

D20- E, al di là della precedente risposta, a quale dei citati nomi Lei riterrebbe di ispirarsi di più nella Sua eventuale azione di Presidente?

Mi sembra che Proust in un suo scritto abbia affermato che “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nellavere nuovi occhi”. Anch’io vorrei guardare alla Federazione in un modo nuovo e, in tutta umiltà, seguire la mia strada.

Grazie.

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