Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Le divertenti lezioni di Max Lange …

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(Riccardo M.)
Qualche settimana fa, dopo che ho perduto la bellezza di quattordici partite consecutive con l’amico UnoScacchista, mia moglie si esibì in un opportuno consiglio: “nel giocare, dovresti stare con la schiena ben dritta sulla scacchiera, per evitare che quando sarai vecchio peggiori ancor più la tua discopatia vertebrale!”. Non era un cattivo consiglio, era soprattutto un consiglio moderno, del quale ho apprezzato particolarmente l’eufemismo “quando sarai vecchio”. Ogni epoca e ogni situazione si porta dietro i suoi saggi consigli…

In un (questo sì, vecchio) fascicolo de “L’Italia Scacchistica” degli anni Trenta ho invece trovato un curioso articolo di Anton Mario Lanza, il quale a suo modo recensiva i consigli, o meglio le “lezioni”, che Max Lange impartiva circa 160 anni fa (!) dalle pagine della sua “Deutsche Schachzeitung”.

Anton Mario Lanza (Palermo 12.3.1889-Milano 25.3.1964) fu giocatore ma soprattutto un instancabile divulgatore e giornalista, avendo a lungo curato rubriche su periodici di scacchi (“L’Alfiere di Re”, “La Scacchiera”, “L’Eco degli Scacchi”), quotidiani e settimanali vari (“Tempo”). Per tutta la vita si dedicò purtroppo a raccogliere materiale e testi per una “Enciclopedia Scacchistica” che non sarebbe mai riuscito a completare e a pubblicare. La FSI lo nominò “maestro ad honorem”.

Max Lange fu un notissimo giocatore dilettante, giornalista e compositore, tedesco,  nato a Magdeburgo il 7.8.1832 e deceduto a Lipsia l’8.12.1899.

Quattro volte campione di Germania fra il 1862 e il 1868, anno in cui praticamente si ritirò dagli scacchi agonistici, Lange fu Presidente della DSB, la Federazione tedesca degli Scacchi, e per dieci anni (1858-68) direttore della celeberrima “Deutsche Schachzeitung”, la prima rivista tedesca di scacchi, la quale, fondata da Ludwig Bledow nel 1848, durò ininterrottamente (salvo il periodo 1945-49) fino al 1988.

Lange scrisse varie monografie sulle aperture e il suo nome resterà imperituro per via dello “Attacco Max Lange” nella Difesa dei Due Cavalli e per la “Difesa Max Lange” nella Partita Viennese.

Due i libri principali da lui pubblicati: “Lehrbuch des Schachspiels” (Manuale dei giochi di scacchi, Halle 1856) e “Handbuch der Schachaufgaben” (Manuale di problemistica, Lipsia 1862), oltre ad una biografia di Paul Morphy.

Ma veniamo ai “consigli” elargiti da Lange così come, spiritosamente ma fino ad un certo punto, filtravano attraverso la penna gentile del maestro Lanza.

… affinché “a contrasto del colore, la bianchezza delle mani risalti di più”
… affinché “a contrasto del colore, la bianchezza delle mani risalti di più”

“Gli antichi manuali di scacchi erano veramente molto compìti! Oltra a dare, infatti, le regole del gioco e suggerire tanti bei “precetti prudenziali”, prescrivevano delle “norme di convenienza” e addirittura “di buona creanza” scacchistica, che il giocatore doveva diligentemente seguire come doveva, per esempio arroccare facendo fare al Re due passi e non tre, prendere al passo soltanto subito dopo la spinta del pedone avversario e così via.

Le “lezioni” di Max Lange offrono un saggio di questi suggerimenti, che è interessante rileggere.

Il celebre Maestro tedesco consiglia, fra l’altro, di “non giocar mai quando non ci sentiamo abbastanza disposti”, di “non abituarsi ad uno speciale colore dei pezzi per non trovarsi imbarazzati con persone non di confidenza”, di “non scegliere la scacchiera troppo piccola dovendo le case stare in equa proporzione colle basi dei pezzi” e di “porsi seduto in modo da aver la luce, del giorno o del lume, dalla mano sinistra”. E’ evidente che si era ben lontani, allora, dai moderni diffusori di certe sale che tolgono ogni provenienza alla luce!

Tra le “regole di convenienza” c’era di “evitare qualunque cattiva abitudine che possa rendere il giuoco disaggradevole all’avversario”, e il Lange precisava che “sono molesti quei giocatori i quali dicono a voce alta ciò che pensano, o che vanno vagando colle dita sulle case della scacchiera, o che hanno l’abitudine di ciarlare e criticare i tratti del compagno”.

E, sempre secondo il Lange, “non è neanche ben fatto di forzare l’avversario a finire la partita quando si ha gioco perduto, né bisogna lagnarsi o mendicare scuse per la perdita” anche se il fallo è dipeso da circostanze esteriori. Noi vediamo, invece, che anche i moderni Maestri internazionali, appena abbandonano, ritornano subito a ricostruire il gioco per dimostrare che avevano assolutamente partita vinta, che viceversa i rumori della sala … la mancanza di tempo … ecc… ecc…!”

E qui il Lanza passa all’ottocentesco, inevitabile “bon ton”:

“Vengono finalmente le prescrizioni che rientrano nelle norme della “buona educazione e della universale decenza”, indicando “quando si possa durante il giuoco fumare, bere o mangiare o soddisfare altre inclinazioni” (!), e vietando severamente “il frequente ed inutile alzarsi mentre si gioca, il fare qualunque movimento inquieto e qualunque strepito o schiamazzo”, sino alle “regole di galanteria” nel giocare con le signore, come quella di lasciare all’avversaria i pezzi neri, affinché “a contrasto del colore, la bianchezza delle mani risalti di più” …

Non fa meraviglia la seguente constatazione finale del maestro Lanza, il quale, dall’alto della modernità trasgressiva dei suoi ipermoderni Anni Trenta, fingeva di chiedersi:

“Perché oggi tutto questo non si insegna nei moderni manuali, che pure sono così prolissi in fatto di regole tecniche? Forse oggi tali finezze non contano più? … Ahi, Monsignor della … Caissa!!”

Insomma, state attenti a come state seduti sulla scacchiera: con la schiena ben dritta, sì (come suggerisce mia moglie), ma anche (come suggerisce Max Lange) in modo di avere “la luce dalla parte della mano sinistra“!

Un mio consiglio per concludere: non sottovalutate troppo tutti i suggerimenti del presente semiserio articolo.

Però l’articolo di domani sarà un po’ più serio … seguiteci!

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