Uno Scacchista

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Chess Tweet – Il mito degli specialisti delle aperture

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FIDE GP 2022, Belgrado, MVL contro Rapport (Foto di Mark Livshitz)

(Antonio M.)
Vorrei sottoporvi uno dei quesiti che spesso attanaglia ogni giocatore: Specializzarsi in poche aperture per poterle conoscere meglio e più a fondo, oppure variare il repertorio in maniera da cercare di sorprendere l’avversario e, soprattutto, non farsi a nostra volta sorprendere?

Diciamo che naturalmente bisogna prima vedere che tipo di giocatore sei: un professionista, un giocatore da torneo, un dilettante, un amatore.

Sicuramente, per le due ultime categorie citate, ci si può indirizzare verso poche aperture, magari non proprio le varianti principali, per darsi una “infarinatura” e sopperire alla mancanza di tempo.

Per il giocatore da torneo, che non necessariamente deve essere un professionista, avere un ampio repertorio permette di poter scegliere l’apertura in base alle necessità del torneo, ma questo comporta un impegno di gran lunga superiore, soprattutto nella quantità di tempo dedicata.

Anche per i professionisti spesso avere un buon repertorio garantisce più possibilità pratiche, ma non è raro incontrare giocatori che hanno utilizzato quasi sempre le stesse aperture. È il caso di Wolfang Uhlmann, che praticamente per tutta la sua carriera contro 1. e4 utilizzò con ottimi risultati la Difesa Francese. O di Lev Alburt che contro 1 e4 giocò quasi esclusivamente la difesa Alekhine e contro 1. d4 il Gambetto Benko.

E nei nostri tempi, il francese Maxime Vachier-Lagrave di diritto può entrare in questa particolare categoria di giocatori, visto che è noto per utilizzare sempre la variante Najdorf della Difesa Siciliana contro 1. e4 e la Difesa Grünfeld contro 1. d4, tanto da essere riconosciuto come un esperto di queste due aperture.

Ma cosa significa essere esperto? Significa conoscere tutte le varianti a menadito e conoscere tutte le sottigliezze di queste aperture? Non sempre questo è possibile, considerata la vastità “dell’albero delle varianti” che si sviluppa mossa dopo mossa, e spesso le varianti sotto la lente d’ingrandimento sono quelle principali e quelle più giocate. Sicuramente uno studio approfondito può farti entrare nei segreti di queste aperture, farti conoscere i piani tipici e la migliore disposizione dei pezzi, ma può anche esporti ad una preparazione specifica e metodica dell’avversario, che può concentrarsi su un’unica variante, magari minore e poco utilizzata, analizzarla nel dettaglio e magari sorprenderti e colpirti proprio lì, dove ti senti più sicuro.

Lev Alburt

Particolare impressione mi fece la seguente partita, in cui l’esperto della Difesa Alekhine venne polverizzato dal suo avversario in poche mosse.



Che scoppola! Perdere una partita su una variante minore dopo poche mosse non deve essere piacevole, soprattutto se il tutto viene fatto su una apertura che tu conosci a menadito! Sì, però si potrebbe obiettare che quella era un’epoca ancora pre-Engines scacchistici e le analisi fatte in casa erano sicuramente meno precise di quelle attuali e soprattutto necessitavano di molto più tempo nella ricerca e nelle analisi.

Certo, è vero, oggi la preparazione delle aperture è completamente diversa e più accurata, ma siamo sicuri che tutto sia più semplice e scontato?

Andiamo quindi subito a vedere una partita giocata nel recente Fide Grand Prix, dove il GM francese Maxime Vachier-Lagrave si trova a giocare la sua difesa preferita contro un aggressivo Rapport che alla fine questo torneo lo vincerà.

La partita Rapport-MVL da Belgrado 2022 sta per iniziare (Foto di Mark Livshitz)


La posizione finale della partita Rapport-MVL da Belgrado 2022 (Foto di Mark Livshitz) – La disposizione dei Re al centro della scacchiera sta a significare che ha vinto il Bianco

Allora? Di nuovo una sconfitta maturata prima delle venti mosse subita da un esperto di una difesa che è stato contrato sul suo terreno.

Ma alla fine, essere mono apertura la fa conoscere sempre meglio o espone troppo alle imboscate preparate dagli avversari?

Diciamo che una forte esperienza ti può far capire meglio le idee chiave di un’apertura o una variante, ma poi bisogna anche valutare nel concreto possibilità nascoste o poco evidenti che magari, pur andando contro i principi generali, possono rivelarsi molto pericolose.

E forse, alla fine, è questo il vero segreto che rendono gli scacchi così affascinanti: niente è scontato e tanto spazio per la fantasia e le nuove idee c’è ancora a disposizione.

Ma voi cosa ne pensate? Fedeli nei secoli ad un’apertura oppure avere un buon repertorio che ti dia delle alternative e renda più difficile la preparazione dell’avversario, ma che per contro non ti può far conoscere profondamente tutte le varianti scelte?

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