Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Memorie di cent’anni fa: Árpád Vajda commenta Alekhine

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La squadra ungherese alle Olimpiadi de L'Aia del 1928

(Riccardo M.)
Árpád Vajda (1896-1967) è stato un forte scacchista ungherese, anzi tra i più forti scacchisti d’Europa negli anni Venti, quando portò a casa ben due medaglie d’oro alle Olimpiadi (a Londra 1927 e a L’Aja 1929), oltre a primi posti in diversi tornei. Eppure Vajda fu soltanto maestro internazionale. Allora però ci si accontentava, in seguito sarebbe arrivata la tempesta dell’inflazione …

Árpád Vajda imparò gli scacchi all’età di 7 anni, dalla nonna. Laureato in legge e in scienze politiche, forse la sua maggior soddisfazione è stata l’aver ottenuto nel 1956, da parte del suo governo, la “Medaglia d’Oro al Merito per lo Sport”, oltre a quella di aver rappresentato una inesauribile fonte di ricordi nella storia degli scacchi fra le due guerre mondiali ed oltre.

Apprezzo Vajda proprio per le sue testimonianze, i suoi aneddoti, e per il modo in cui si accosta alle partite: è stato fra i pochissimi maestri che poche volte hanno scritto un “… e se 9.axb5, allora 7… cxb4 e poi Cxd5 …” o robe del genere con lunghe varianti forzate; per lui la partita era come un film o una commedia, qualcosa che mutava ad ogni scena, che si dispiegava e che andava spiegata con parole semplici più che con segni convenzionali, e senza mai assumere toni saccenti o cattedratici.

Un classico esempio della sua maniera di presentare una partita è il commento alla ben nota Alekhine-Wolf, giocata a Bad Pistyan esattamente 100 anni fa, il 14 aprile del 1922. Quel commento apparve sulla gloriosa rivista di Budapest “Magyar Sakkelet” e poco dopo sul nostro mensile “L’Alfiere di Re”.

Posso assicurarvi che l’austriaco Heinrich Wolf non era affatto uno sprovveduto, tutt’altro, tanto che nel 1908 era stato scelto da Lasker come “secondo”, insieme ad Alapin, in occasione del suo match mondiale con Schlechter. Il suo valore, nonostante i 48 anni compiuti, Wolf lo dimostrò ancora, del resto, alcuni mesi dopo, quando (sempre con i colori neri) seppe prendersi una bella rivincita a Vienna contro l’astro nascente russo dopo un lunghissimo braccio di ferro. Ma ora vediamola insieme a Vajda, quella celebre partita di aprile.

Alexander Alekhine – Heinrich Wolf
Bad Pistyan, 14.4.1922

Una simile partita soltanto Alekhine la sa giocare. Forse vi saranno al mondo giocatori di lui più forti (*) e soprattutto più sicuri, ma non di tale stile!


(*) E’ chiaro che Vajda si riferisce qui ad un solo giocatore, ovvero al Campione del Mondo in carica Capablanca (N.d.A.).


P.S.: nella foto sotto il titolo siamo a L’Aia, Olimpiadi 1928, con la squadra ungherese. E vediamo da sinistra: Dr. Árpád Vajda, Endre Steiner, Dr. Dezső Szabó (riserva). Seduti: Kornél Havasi, Árpád Bartos (capitano federale), Dr. Géza Nagy. Fonte: competition.hunsakk.hu

1 thought on “Memorie di cent’anni fa: Árpád Vajda commenta Alekhine

  1. una partita da leccarsi i baffi, i grandissimi giocatori hanno una nitidezza di mosse apparentemente semplici ma che contraddistingue la profonda comprensione del gioco

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