Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Kasparov aveva visto più lontano di tutti

7 min read

Garry Kasparov (foto Mario Cruz)

(Riccardo M.)
Di Garry Kasparov, uomo e giocatore, non abbiamo mai parlato molto sul nostro Blog, pur essendo lui uno dei personaggi più celebri del mondo scacchistico degli ultimi decenni. O forse proprio per tale motivo, perché dovreste conoscerlo tutti già abbastanza bene.

Questa che vedete oggi è una sua partita del 1978, quando aveva appena 14 anni (Kasparov è nato a Baku, in Azerbaigian, il 14 aprile del 1963).

Kasparov – Begun
Minsk (Memorial Sokolsky), 7.1.1978
Posizione dopo 19… f7-f5

L’ultimo tratto del nero è un grave e decisivo errore. Ma gli errori debbono saper essere confutati, e il piccolo Garry era già maturo per riuscire in ciò.

E qui anche il Nero vede che non servono a nulla né 24… Rh8 25.Cf7+ Rxh7 26.Db1+ Rg8 27.Dg6, né 24… Rxh7 25.Db1+, né 24… Cxh7 25.De4 Cf8 26.Dg4+.

Un grande!


Di Garry s’intuivano già nel 1978 certe inusuali capacità e certa forza mentale e di chiaro giudizio che gli faceva vedere più lontano di altri, lontano … lontano verso la conquista del titolo mondiale, quel titolo mondiale che strappò 7 anni dopo ad Anatoly Karpov dopo un lungo braccio di ferro a Mosca, nell’autunno del 1985, all’età di 22 anni.

Kasparov è stato un campione completo, senza punti deboli, probabilmente uno dei tre o quattro giocatori più forti di tutti i tempi. Ma anche lui ha sentito improvvisamente i sintomi del declino. Ciò avvenne nel 2000, e vi contribuirono forse alcuni nuovi interessi che Garry stava abbracciando, primo fra tutti un grande progetto di sito di scacchi, il “Kasparov Chess Online”.

Fu un periodo stimolante” -scrisse Kasparov parecchi anni dopo-, “e sono fiero di nuovi progetti che riuscimmo a portare a termine, ma come altre avventure in rete anche la mia si sarebbe esaurita nel giro di pochi anni.

A ottobre del 2000 giocavo per difendere il titolo mondiale dopo 5 anni, contro il mio compatriota Vladimir Kramnik. Arrivai a Londra in grande forma, pieno di idee e di fiducia. Un mese dopo venivo sconfitto, ed era per la prima volta in uno scontro per il titolo, senza peraltro vincere neanche una partita. Kramnik si era preparato meglio di me e aveva giocato meglio di me, e io fui vittima della mia eccessiva sicurezza dopo 15 anni in cima alla classifica Elo.

Fu un’esperienza devastante e, a 37 anni, valutai per un istante l’ipotesi del ritiro. Ma era troppo forte il desiderio di dimostrare che ero ancora il migliore giocatore al mondo, e infatti sarei rimasto il numero uno fino al ritiro nel 2005… Il 10 marzo 2005 partecipai all’ultimo torneo ufficiale di scacchi, vincendo il Supertorneo di Linares per la nona volta. Dopo 30 anni da scacchista professionista, di cui 20 come numero 1 del mondo, decisi di ritirarmi… Il motivo principale per cui decisi di lasciare in modo definitivo gli scacchi era la politica, o ciò che rimaneva della politica in un’autocrazia …”.

Un’analisi lucida. Ma Kasparov è stato, ed è, anche un personaggio raro nel firmamento scacchistico. Kasparov è una persona capace di giudicare correttamente alcune posizioni che compaiono sullo scacchiere politico mondiale e pertanto capace anche di prevedere determinati sviluppi.

Eh, già, Kasparov è stato, ed è, uno dei (non troppi) scacchisti che al termine della carriera sportiva hanno cercato di dedicare la propria vita alla realizzazione di determinati obiettivi umanitari e democratici dedicandosi alla politica attiva nel suo Paese, la Russia. Non è stato però facile, perché in politica il saper vedere lontano può non bastare: è un terreno in cui non ci sono regole e arbitri imparziali, dove non vince sempre il più bravo, ma vince spesso il più potente e il più brutale o il più furbo.

Infatti, proprio in quegli anni cruciali, mentre Kasparov si ritirava dal gioco attivo, in Russia la parvenza di un abbozzo di debole democrazia, che aveva accompagnato il periodo di Gorbaciov e soprattutto di Eltsin, tramontava rapidamente sotto i colpi infertile dal nuovo Cremlino, per il quale ciò che contava erano solo (affermava Garry) tre parole: “petrolio, denaro e potere”.

Agli inizi del nuovo secolo “Il governo” -scriveva Kasparov- rinunciò definitivamente a perseguire i delinquenti per diventare esso stesso un fuorilegge… in un vero e proprio piano statale di aggressione, incarcerazione e razzia ai danni di chiunque non fosse prono al potere… Veniva arrestato Mikhail Chodorkovskji, capo del gigante petrolifero Yukos … che venne fatto a pezzi e i cui asset furono trasferiti a prezzi ridicoli a società controllate dagli amici del Cremlino … al posto della vecchia redistribuzione socialista adesso si toglieva ‘al ricco per dare al più ricco’ … tutta la Russia divenne un aspirapolvere che risucchiava i beni verso Mosca, dove tutto veniva poi riassegnato ad alleanze e società ben inserite … E veniva arrestato anche Vladimir Gusinskij, proprietario del gruppo radiofonico-televisivo Media-Most, non abbastanza allineato al potere … Molti oligarchi perseguitati dal regime putiniano erano anche ebrei, così l’antisemitismo fu un tema chiave delle campagne politiche e mediatiche contro di loro, in modo subdolo e strisciante sui mezzi di informazione e urlato e sfacciato da parte dei nazionalisti …”.

Nel suo “Winter is coming” (2015, “L’inverno sta arrivando”) Garry accenna a tanti episodi, ad esempio alla sparizione violenta dalla scena politica russa di alcuni dei più attivi oppositori del nuovo potere, quali Aleksandr Litvinenko (che ricorderete avvelenato nel 2006 a Londra con il polonio-210), Anna Politkovskaja (assassinata nell’ascensore del suo palazzo nell’ottobre 2006) e l’ex primo ministro di Eltsin Boris Nemtsov (“ucciso con 4 proiettili alla schiena nel centro di Mosca” nel febbraio 2015); accenna all’inaudito ritorno (2005) del busto del famigerato criminale Feliks Dzerzinskij (alla testa del cosiddetto “Terrore Rosso” degli anni 1917-22) di fronte al palazzo della polizia di Mosca; spiega dettagliatamente come quindici anni di propaganda abbiano potuto creare in Russia un nuovo “culto della personalità”, il tutto sotto l’occhio accondiscendente dei principali leader mondiali (Blair, Schroeder, Sarkozy, Chirac, poi Berlusconi e Obama…).

Alcune pagine sono dedicate da Kasparov alle elezioni presidenziali del 4 marzo 2012, quelle che chiama dei “brogli spudorati” e “le più disoneste della storia russa“, da lui vissute in prima persona: “masse di elettori venivano trasferite di seggio in seggio con decine di autobus … comparivano falsi seggi elettorali per raccogliere migliaia di voti … partivano minacce ad amministratori e dirigenti per intimarli a votare per Putin, altrimenti si sarebbero visti tagliare i fondi o peggio …. vennero requisite 250.000 copie del libro di Boris Nemtsov in cui si raccontava nel dettaglio la corruzione del Cremlino“.

Andrey Piontkovsky

Kasparov narra poi dei suoi numerosi e diversi giorni di prigionia a Mosca e di come, in uno di questi, nel novembre del 2007 dopo una “marcia del dissenso”, … “il mio vecchio rivale del campionato mondiale, Anatoly Karpov, provò persino a farmi visita: fu mandato via, ma apprezzai molto il suo gesto, soprattutto perché eravamo distanti politicamente almeno quanto lo eravamo nello stile di gioco”.

Continua amaramente Kasparov: “in Russia l’opposizione non cerca di vincere le elezioni, in Russia cerca di AVERE delle elezioni”. Garry comprese che la guerra del capo del Cremlino “era contro la democrazia russa e contro chiunque si fosse messo di traverso al suo proposito di annientarla”, ma dovette rinunciare all’iniziativa politica e nel 2013 si trasferì definitivamente a New York.

Kasparov ricorda nel suo libro anche gli accordi di Budapest 1994 fra i capi di stato/governo di Russia, USA, Gran Bretagna e Ucraina (Eltsin, Clinton, Major e Kucma), quando quest’ultima promise di rinunciare al terzo arsenale atomico del mondo in cambio dell’impegno, da parte degli altri stati, “di rispettare l’indipendenza, la sovranità e gli attuali confini dell’Ucraina”…

Kasparov ha saputo prevedere con molti anni di anticipo le future mosse del Cremlino (fino alle terribili ultime di queste settimane del 2022), in particolare quando in quel suo scritto del 2015 riportava le coraggiose parole di Andrej Piontkovskij, matematico e attivista moscovita, intorno all’allora aspirante leader Vladimir Putin, il quale all’alba del XXI° secolo stava iniziando ad impadronirsi di tutto il potere in Russia. Era il Putin ancora un semplice pretendente alla presidenza, quando profeticamente Piontkovskij così scriveva di lui: “Quest’uomo è pericoloso per il mio Paese e per il mondo intero; è un uomo che dimostra il più completo disprezzo per la vita umana, oltre che cinismo e ipocrisia, e che è disposto a usare la guerra e la vita di migliaia di soldati russi e di civili innocenti…”.

Oggi il campione di Baku è comunque sempre alla ribalta e la sua “Kasparov Chess Foundation” è una importante organizzazione no-profit che opera in vari Paesi del mondo, dal Sudafrica al Messico a Singapore, promovendo l’insegnamento degli scacchi con un preciso programma didattico che coinvolge migliaia di scuole.

Ed è anche collaboratore del Wall Street Journal. Lo scorso 18 maggio il quotidiano “La Stampa” ha appunto pubblicato, con il titolo “Fermare lo zar con la forza”, un lungo e interessante articolo di Garry Kasparov apparso sul “The Wall Street Journal”, articolo dal quale la sua visione politica emerge con spiccata chiarezza, la stessa coraggiosa chiarezza e forza con la quale si esprimeva lo stile e la personalità di Garry fra le 64 caselle della scacchiera.

Dobbiamo ammetterlo: ancora una volta Kasparov aveva visto più lontano di tutti.

La stampa, 18 maggio 2022

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2 thoughts on “Kasparov aveva visto più lontano di tutti

  1. Complimenti, il più interessante fra tutti gli articoli su Kasparov che mi sia capitato di leggere. “Vedere lontano”… è una delle grandi virtù che il nostro nobil giuoco ci insegna!

    1. Piercarlo, ti ringrazio personalmente e per conto del Blog per aver voluto manifestare il tuo gentile apprezzamento. Continua a leggerci!

Rispondi a Piercarlo BarocelliAnnulla risposta

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