Uno Scacchista

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Paul Keres rullo compressore alle Olimpiadi di Amsterdam 1954

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Il volto di Keres nelle banconote estoni da 5 corone che precedettero l’euro

(Riccardo M.)
Negli anni ’50 l’Unione Sovietica non aveva assolutamente rivali nelle competizioni a squadre, e le Olimpiadi del 1954 ne furono larga conferma, tanta era la supremazia del suo formidabile quartetto (Botvinnik, Smyslov, Bronstein, Keres) e delle due riserve (Geller e Kotov).

Nei gironi eliminatori di Amsterdam prevalsero, con l’URSS, l’Ungheria di Szabo, una sorprendente Israele dai nomi poco noti (Porath, Czerniak, Oren, Aloni e Kniazer) e un’Argentina che poteva vantare quella che forse è stata la sua squadra più forte di sempre: Najdorf, Bolbochan, Panno, Guimard, Rossetto e Pilnik.

Nel girone finale fu un’ottima Jugoslavia (Pirc, Gligoric, Trifunovic, Rabar, la meteora Fuderer e Matanovic) ad appaiare in classifica l’URSS fino al quarto turno, ma a partire dal 5° i sovietici allungarono e giunsero all’oro con 34 punti individuali su 44 partite, ben 7 in più dell’argento degli argentini (perdonatemi il gioco di parole). Ad evitare il “Grand Slam” dell’URSS furono proprio gli israeliani, che, unici, riuscirono a pattare lo scontro diretto.

In un giornale sovietico, a torneo in corso, si lessero queste parole: “La squadra non ha problemi. Né gli argentini né gli jugoslavi riescono a creare persino l’apparenza di una lotta. Non ci sono gli statunitensi. I giocatori di scacchi del paese più ricco del mondo non hanno trovato i soldi per viaggiare in Europa!”.

Non deve meravigliare il tono sprezzante assunto dal redattore sovietico nei confronti degli Stati Uniti: si era entrati, nel 1954, nel pieno di quella che venne chiamata “Guerra Fredda”; l’anno prima il generale Dwight Eisenhower aveva sostituito Truman alla Presidenza USA, mentre Nikita Chruščëv, a seguito della deposizione ed esecuzione di Lavrentij Berija, era divenuto il leader sovietico e, pur denunciando i crimini di Stalin, da subito non si era mostrato troppo tenero nei confronti dell’Occidente.

Ma torniamo in Olanda e alle Olimpiadi di Amsterdam. Botvinnik e Keres vinsero il primo premio in prima e quarta scacchiera, Geller come prima riserva. Il giocatore più applaudito dal pubblico fu l’estone trentottenne Paul Keres, che con un gioco semplice ma nello stesso tempo energico e divertente raggiunse l’eccezionale percentuale del 97% dei punti. La vittoria più sofferta di Paul fu quella ottenuta al termine di una drammatica partita con l’argentino di origine tedesca Hermann Pilnik, partita artistica, ricca di mosse brillanti ed inficiata da un paio di errori in zeitnot che avrebbero anche potuto capovolgerne l’esito.

Eccola, la fase saliente di quella partita, con una sintesi dei commenti di Giorgio Porreca apparsi su “L’Italia Scacchistica” di quell’anno. La particolarità di questi commenti, e ne è prova l’entusiasmo che traspare dalle parole del nostro Giorgio e dai molti punti esclamativi, è che sono stati scritti praticamente in diretta, al termine della partita medesima.

Hermann Pilnik – Paul Keres, Amsterdam 1954
Posizione dopo 24.exd5

Una delle partite più vivaci delle Olimpiadi di Amsterdam, non priva di una punta di drammaticità per i due errori commessi nello “Zeitnot”. A parte quel frangente, questa partita di Keres è stata giustamente ritenuta un’artistica produzione del suo talento scacchistico.

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