Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Jacqueline de Rothschild Piatigorsky timbrò il cartellino dei 100 anni!

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(Riccardo M.)
Guardando l’immagine qui riprodotta restiamo affascinati: ci colpisce -ed è ovvio- anzitutto la figura elegante, aristocratica e sicura della giocatrice, ma ci colpiscono anche alcuni particolari quali il bellissimo orologio da scacchi, la lampada che sovrasta la scacchiera curiosamente spaccando il buio circostante, la stessa scacchiera che è parte del tavolo.

E poi ci colpisce la lunghissima, secolare, storia del personaggio. Eh, già: giocare a scacchi allunga la vita! Qualcuno vuol dimostrare che non è così? Bene, provi a farlo. Intanto io asserisco il contrario.

Il 15 luglio del 2012 moriva a Los Angeles la giocatrice e mecenate statunitense Jacqueline Rebecca Louise Piatigorsky, che visse più di 100 anni essendo nata a Parigi il 6 novembre del 1911.

Jacqueline era la figlia di Edouard Alphonse de Rothschild e di Germaine Alice Halphen; apparteneva pertanto ad una delle famiglie più ricche del mondo.

Sposò in seconde nozze (1937) il celebre violoncellista ucraino Gregor Piatigorsky (1903-1976).

Nel 1940, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, la famiglia si trasferì negli Stati Uniti. Qui apprese gli scacchi dal violinista Louis Persinger, che gli regalò un libro sulle aperture. Crebbe come giocatrice grazie all’aiuto dello scacchista di origina slovacca Herman Steiner (1905-1955).

Nel 1951 giocò la finale del campionato di New York e nel 1955 (quindi già all’età di 44 anni) giunse quarta nel Campionato statunitense. Ciò le valse la convocazione per le prime Olimpiadi femminili, quelle olandesi di Emmen nel 1957, dove vinse la medaglia di bronzo individuale sulla seconda scacchiera (con punti 7,5 su 11).

Jacqueline Piatigorsky ad Emmen 1957

Incredibile e straordinaria era Jacqueline, con i suoi molteplici interessi! In primis ci fu la scultura (ricordiamo sue diverse mostre personali in California negli anni ‘70), passione che abbracciò dopo essere giunta negli USA; ma nel dopoguerra si dedicò anche al tennis, al punto da vincere diversi tornei senior (anche campionati nazionali) negli anni Sessanta e di giocarne fino all’età di 90!

Il suo nome è però anzitutto indissolubilmente legato all’attività mecenatesca nel campo degli scacchi, attività iniziata nel 1961 in occasione dell’organizzazione del match Fischer-Reshevsky.

Quel match giunse sul punteggio di 5,5 pari, quando (come avrebbe scritto il giornalista McClein sul New York Times) accadde uno dei tanti ‘fattacci’ dei quali seppe rendersi protagonista il poco disponibile a trattative Bobby Fischer: Jacqueline Piatigorsky per la programmazione della 12a partita aveva chiesto di giocare al mattino, onde poter assistere a un concerto di suo marito nel tardo pomeriggio, mentre Fischer si mostrò assolutamente contrario in quanto voleva poter dormire fino a tardi. Fischer, insomma, lasciò il match.

Non scoraggiata, Jaqueline pensò presto alla “Piatigorsky Cup”, cui si dedicò con passione anche a seguito delle insistenze del marito Gregor, il quale dichiarò che “… negli Stati Uniti si presta troppa attenzione agli sport fisici e non abbastanza intellettuali …”

La prima edizione (Los Angeles 1963) fu vinta alla pari da Keres e Petrosian ed aveva un montepremi di 10.000 dollari, che allora era il più ricco nella storia del gioco. Nella seconda edizione (Santa Monica 1966) a vincere fu Spassky, che precedette Fischer di mezzo punto.

Gli autografi dei partecipanti a Santa Monica 1963 e, in basso, quello dell’organizzatrice Jacqueline Piatigorsky

Nel 1966 il Los Angeles Times nominò Jacqueline “Donna dell’anno”.

Questa è una fotografia pubblicata dal Los Angeles Times il 16 luglio del 1966: i coniugi Piatigorsky osservano una partita tra Larsen e Fischer.

Nel 1988 è stato pubblicato il suo volume di memorie “Jump in the waves“, dove tra l’altro ricordava di essersi dedicata nel dopoguerra al gioco per corrispondenza e di aver giocato in alcune competizioni anche con Marcel Duchamp e con Sergej Prokofiev.

Nel 2014 il suo nome venne inserito nella “US Chess Hall of Fame” a seguito dei suoi brillanti risultati nei tornei e per i numerosi contributi come mecenate e pioniera degli scacchi.

Laurence Lesser, ex presidente del “New England Conservatory of Music”, conosceva bene Jacqueline, e questo ricordava di lei: “Era una grande lottatrice e spingeva sempre sé stessa, e gli altri che erano vicino a lei, a fare di più“. Lei sicuramente ci riuscì in pieno.

In un articolo a firma di Elaine Woo (“Los Angeles Times” 21.7.2012) è riportato il ricordo della sua badante, Ianka Petrova, che le era anche allenatrice sulla scacchiera: “Restò un’avversaria corazzatissima fino a due mesi prima di morire, batterla era praticamente quasi impossibile”.

Anche la figlia Efta è una scultrice e una filantropa. Il figlio maschio, Jorem, è biologo molecolare.

Mi piaceva il gioco, mi piaceva come si muovevano i pezzi, mi piaceva la sfida per trovare una soluzione alle infinite combinazioni” (Jacqueline Piatigorsky).

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