Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Un altro Lasker

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(Riccardo Bizzarri)
L’immagine di Emanuel Lasker vincitore perché filosofo, ma soprattutto perché insuperabile psicologo, è una che ancora alcuni, molti, richiamano alla propria mente o esprimono apertamente quando il secondo campione del mondo venga chiamato in causa.

Questa interpretazione dello stile – e indirettamente della personalità – di Lasker è illustrata e sostenuta da leggende dello scacchismo.

Il primo che citerò è Alexander Alekhine, il quale, nel suo Gli scacchi ipermoderni pubblicato a Madrid nel 1945, concepisce persino un capitolo intitolato Psicologismo per trattare di Lasker. Citerò due passi perché ritengo che meglio di tutti esemplifichino l’immagine di Lasker vincitore perché psicologo:

“[…] scoprire la tattica che dal punto di vista psicologico risultava sgradevole al suo nemico.”[1]

Lasker si impegnava a tal punto in questo sforzo psicologico da trascurare in certe occasioni persino lo stato materiale del combattimento. Se per giungere a un’aggressione psicologica di questo tipo doveva esporre il suo esercito a un’avventura analiticamente sfavorevole, non esitava a farlo, nella certezza che la pressione del disagio e della contrarietà non avrebbero consentito all’avversario di valutare il caso con la freddezza e la serenità necessaria, trascinandolo in definitiva al disastro.”[2]

Questa posizione è sostenuta in tempi recenti anche da Garry Kasparov nel suo primo volume della serie I miei grandi predecessori [3].

Ma la ricerca non cessa di esistere e negli ultimi tempi molte sono le voci che si oppongono a questa interpretazione e si operano per smentirla, e costruire così un’immagine di Lasker campione perché superiore ai suoi contemporanei nella comprensione del gioco.

Citerò a riguardo due nomi.

Il primo è quello del GM Mihail Marin: curatore della sezione Strategia all’interno di un DVD dedicato a Lasker [4], egli sostiene qui esplicitamente che dopo la sua ricerca sia giunto alla convinzione che Lasker fosse innanzitutto uno stratega profondo e originale, e che le sue mosse scaturissero principalmente da questa forza, e non da altre considerazioni. Molto significativo è il fatto che Marin si concentri su questa tesi partendo dalla famosa 15…Te5 del Nero (Lasker) nella quarta partita del match mondiale contro Tarrasch del 1908.

Tarrasch – Lasker
(Duesseldorf 24.8.1908, n.4 del match)


Il secondo nome è quello di Vladimir Kramnik, di cui riporto due brevissimi passi di una lunga intervista rilasciata nel 2005 [5] e alla quale rimando il lettore, in cui, trattando dei campioni del mondo, si esprime anche su Emanuel Lasker:

Nello stesso tempo Lasker è per molti versi una figura sottovalutata. La leggenda vuole che Steinitz fosse un giocatore super-strategico mentre Lasker fosse principalmente uno psicologo… I vorrei sfatare questo mito.”

Io penso che grazie alla sua elasticità fosse [Lasker] in grado di avere una comprensione più profonda degli scacchi. Lui ha rotto con i dogmi e tutti hanno pensato che lo facesse prendendo come riferimento il carattere dell’avversario di turno. Ma Lasker fu colui che iniziò a mettere in discussione i dogmi.”

Una cosa è certa: Emanuel Lasker non cessa di affascinare, di stimolarci a indagarlo per comprenderlo partorendo così nuove interpretazioni; tutte caratteristiche di un vero Classico.


[1] Alexandr [sic] Alekhine, Gli scacchi ipermoderni, Mursia, Milano, 2000, p.178
[2] Ibidem, p.179
[3] Garry Kasparov, I miei grandi predecessori, volume I, da Steinitz ad Alekhine, Edizioni Ediscere, Verona, 2003, pp.149-254
[4] AA.VV., Fritztrainer, Master Class vol.05, Emanuel Lasker, Chessbase GmbH, Hamburg, 2015
[5] In chess.com/blog/Spektrowski/vladimir-kramnik-from-steinitz-to-kasparov, e in chess.com/blog/kamalakanta/how-great-was-lasker


Nato nel 1981, Riccardo Bizzarri ha riportato da qualche anno gli scacchi nella sua vita dopo averli amati per tutta l’adolescenza, compiendo anche i primi passi nella dimensione dell’agonismo. Interessato tanto alla comprensione del gioco quanto all’approfondimento dei suoi aspetti storici, ha per le figure di Emanuel Lasker e Mikhail Tal’ un’attrazione tutta particolare.

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