Una terra di matti (2)
2 min read
(Topatsius)
Sì, eccoci oggi ai matti fra le campagne di Roma e le pianure del Danubio, a quelli mai giocati ma scovati, scovati dalla fantasia di campioni.
E Gyula Breyer (Budapest, 1893-1921) campione lo era davvero! Uno che era più forte, a parere di Topatsius, di Bogoljubov, Reti, Tartakower, Maroczy, Euwe e Tarrasch messi insieme (ma anche Topatsius è un po’ matto, eh! …..)
E poi Roma, quanto a matti, da qualche tempo è davvero una insuperabile capitale: la capitale dei matti d’Italia.
Insomma, non si era in città ancora spenta l’eco delle gesta dell’impero romano contro l’attacco virulento dell’aggressivo maestro ungherese Attila “flagello di Dio”, che altri due ungheresi ci mostrarono qualche secolo dopo una bella e intrigante posizione, quella che vedete rappresentata qui nel diagramma.

Sono di fronte due validi maestri, Zsigmond Barasz (1878-1935) e Lajos Asztalos (1889-1956).
Il tratto è al Nero, che qui optò per 1. … Txf4, ma dopo il seguito 2. Cxf4 Dxf4 3. hxg3, il Bianco godé di una partita superiore e finì col vincere il finale. Cosa c’entra allora Breyer? C’entra, eccolo.
Gyula Breyer, allora diciannovenne di grandi speranze, si soffermò, dopo la partita, appena pochi secondi sulla posizione del diagramma e trovò che il Nero aveva avuto uno splendido e non sfruttato matchball fra le mani. Questo qua:
1. … Dxh2+!! 2. Rxh2 Th5+ 3.Rxg3

3. … Cf5+ 4. Rg4 Th4+ 5. Rg5 h6+ 6. Rxg6 Ce7 matto. Roba da matti veramente! All’Accademia Scacchistica Romana qualche anziano meno matto di me ancora narra che quel giorno a Roma per la seconda volta tremò la Terra ai piedi del Colosseo.
Potenza degli scacchi!