Uno Scacchista

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Fuga d’amore sulla scacchiera

(Adolivio Capece)
24 novembre 1988, a Salonicco (Grecia) è giorno di riposo per le Olimpiadi degli scacchi, edizione numero 28 per gli uomini e numero 13 per le donne.
In classifica a tre turni dalla conclusione le due squadre sovietiche (all’epoca URSS) sono al comando in entrambi i tornei.

Nessun problema nella competizione maschile, con i due ’K’ (Kasparov e Karpov) a guidare la squadra, formalmente nessun problema anche nella femminile, con le sovietiche in testa con due punti di vantaggio sulle ungheresi, dopo un momento di … sbandamento, per così dire, quando nel quinto turno l’Ungheria aveva battuto l’Urss per 2 a 1 !
(ma in quel match l’Urss non aveva fatto giocare Elena Akhmilovskaya, arrivata al riposo con un notevole 8.5 su 9).
Poi però nel turno successivo l’Ungheria aveva rovinato tutto perdendo con la Jugoslavia, così la squadra dell’Urss era tornata al comando.
Va detto però che la squadra ungherese era praticamente una squadra di ragazzine: le tre sorelle Polgar – Zsusza 19 anni, Sofia 14 e Judit 12 (!) -, più Ivanka Madl pure 19 anni.

Nel giorno di riposo l’atmosfera è tranquilla, a parte le lamentele dei giocatori per il freddo, per la non buona ospitalità alberghiera e per le manchevolezze organizzative.
Ma ecco, inattesa e clamorosa, la notizia bomba: Elena Akhmilovskaya, seconda scacchiera della squadra femminile sovietica, e John Donaldson, capitano non giocatore della squadra degli USA, avevano abbandonato in mattinata il villaggio olimpico, erano corsi nella sede del Consolato Americano dove si erano sposati e poi si erano imbarcati su un aereo alla volta degli Stati Uniti…  Quando la notizia si diffonde nel sonnolento pomeriggio i due sono già a oltre metà del volo per Seattle dove andranno a vivere.
L’avvenimento, una vera fuga d’amore, sarà destinato ad avere ripercussioni dal punto di vista tecnico: nei due turni successivi infatti le sovietiche si mangiano il vantaggio e le ungheresi le agganciano al comando della classifica. La vittoria dell’Olimpiade femminile verrà decisa nell’ultimo turno!

Così, in sintesi, la notizia riportata da ’L’Italia Scacchistica’ (gennaio 1989). Ora permettetemi di proporvi un mio trafiletto pubblicato sullo stesso fascicolo dal titolo ’Il ratto di Elena’.

La storia dunque si ripete. Di scena la Grecia, di scena una Elena. Per una Elena scoppia un ’caso ’tra le due potenze del momento, Russia e America. Non è l’Iliade, è l’Olimpiade.
Ma rispetto a qualche millennio fa ora c’è la ’perestroika ’.
Non ci sarà guerra tra le due potenze, anzi la fuga d’amore della Akhmilovskaya viene commentata in modo quasi divertito dagli stessi sovietici. Unico rammarico è che la giocatrice non ha portato a termine la gara, cosa che forse avrebbe dato alle sovietiche l’ennesima vittoria. Forse.
In ogni caso è sintomatico che la fuga d’amore di Elena e John si sia concretizzata proprio il giorno precedente a quello in cui le sovietiche dovevano incontrare le statunitensi; per la cronaca alla fine il match è finito in parità.

Ma sentiamo le opinioni del team russo.
Kasparov – Ognuno è libero di gestire la sua vita come crede.
Karpov – No comment. È un problema personale non mio.
Maya Chiburdanidze – Poteva aspettare ancora qualche giorno!
Salaci e divertiti i commenti degli ’ex ’, in particolare Kortschnoj (’una storia fantastica’ ha detto sorridendo come mai lo si era visto fare) e Boris Gulko, che, indicato dal ’gossip ’ come il principale artefice della faccenda, è stato complimentato da tutti!

Concludiamo con le Olimpiadi: nell’ultimo turno le russe pareggiano con l’Olanda, mentre le ungheresi superano, seppur con grande fatica, la Svezia.
Per le ragazzine ungheresi è il trionfo, il tripudio! Prime con mezzo punto di vantaggio!


Vediamo di aggiungere qualcosa su Elena Akhmilovskaya.
Nacque l’11 marzo 1957 a Leningrado (San Pietroburgo) in una famiglia di scacchisti che nel 1969 si trasferì a Krasnoyarsk. Poi Elena visse a Sochi e quindi dal 1979 a Tbilisi (Georgia).
Si iscrisse all’Università (facoltà di legge), ma abbandonò gli studi quasi subito per dedicarsi esclusivamente agli scacchi.
Nel 1986 vinse il torneo delle Candidate a Malmoe e si qualificò per il Mondiale femminile con la Chiburdanidze, giocato per la prima parte a Sofia (Bulgaria, 8 partite) e per la seconda parte a Borrhomi (Urss, 6 partite), ma fu sconfitta (4 a 1 e 9 patte).
Nel torneo delle Candidate del 1988 arrivò prima alla pari con la Ioseliani, ma fu sconfitta ai playoff.

Pochi mesi dopo fu protagonista della clamorosa e piccante storia durante le Olimpiadi di Salonicco: fu per questa defezione che l’Unione Sovietica femminile, che aveva vinto fino allora tutte le edizioni cui aveva preso parte, quella volta non vinse l’Olimpiade (e va detto che l’Urss non vinse neanche nel 1990, superata ancora una volta dalle ungheresi).
Per la cronaca la Akhmilovskaya ha poi divorziato da John Donaldson per sposare nel 1995 il MI Georgi Orlov; ha avuto due figli; è morta il 18 Novembre 2012 a 55 anni, per tumore, a Kirkland, un sobborgo di Seattle.

Per concludere ricordiamo che giocò nella squadra dell’Unione Sovietica le Olimpiadi del 1978 (realizzando 10 punti su 10), 1986 e 1988; e poi giocò le successive del 1990, 1992, 1994, 1998 e 2002 nella squadra degli Stati Uniti.
Vinse tre volte il campionato sovietico femminile (1978, 1980 e 1981) e tre volte il campionato americano femminile: 1990, 1993 (ex aequo) e 1994.

E adesso vi presentiamo due belle partite di Elena:

Elena Akhmilovskaya – Karl Burger
New York Open (1989)

Questa partita fu all’epoca pubblicata su L’Italia Scacchistica.


Elena Akhmilovskaya – Maia Chiburdanidze
Tallinn 1977, rd 9 del match

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