Uno Scacchista

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Carlsen: il Maestro delle transizioni

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(UnoScacchista)
Oggi voglio mostrarvi due esempi di un particolare talento di Carlsen, tratti dal Tata Steel Chess 2018 (e da una partita dal match Fischer-Spassky). L’anno in cui è di nuovo in palio il titolo mondiale è cominciato decisamente bene per il norvegese: vittoria al Tata Steel Chess e nel match Fischer Random contro Nakamura. Questi risultati sono anche dovuti alla sua eccellente capacità di gestire le cosiddette “transizioni“, quei cambiamenti posizionali grazie ai quali i vantaggi si creano, si esaltano o sfumano.

[L’immagina di apertura è tratta dal Financial Times]

Esattamente, cosa si intende con il termine “transizione“? E’ chiaro che si sta parlando di un passaggio da qualcosa a qualcos’altro e, solitamente, negli scacchi si studia la cosiddetta “transizione nel mediogioco” o “transizione nel finale“. In questo caso, il termine identifica il momento o la breve sequenza di mosse che portano dalla fase di apertura e puro sviluppo dei pezzi (di solito oggetto di preparazione casalinga) alla battaglia stretegica del mediogioco, ovvero dalle fasi di mediogioco al finale, nel quale gli elementi tecnici spesso hanno il sopravvento.

Questa definizione però è troppo rigida e semplicistica. Oggi si preferisce considerare “transizioni” le modifiche alle strutture pedonali che alterano le sfumature strategiche della posizione, con conseguente rivalutazione del valore, statico e dinamico, dei pezzi. Mi rendo conto che, detto così, sembra qualcosa di oscuro e complicato, ma chi ha un po’ di pratica scacchistica sa cosa significa dover decidere se giocare contro il pedone isolato o i pedoni sospesi, e ha vissuto sicuramente il dilemma di quale struttura scegliere per far giocare al meglio i suoi pezzi leggeri. A questo tipo di transizioni mi riferisco e con questo in mente il GM Daniel King ha recentemente definito Carlsen “Il Maestro delle transizioni” (“The Master of transition“).

La prima volta che mi imbattei in qualcosa del genere fu grazie a un commento che Mario Monticelli fece alla 19ª mossa di Fischer nella sua sesta partita del match contro Spassky.

Fischer-Spassky (6) 1972 dopo 18. ... Df8
Fischer-Spassky (6), Reykjavik 1972, dopo 18. … Df8

Spassky ha appena giocato 18. … De7-f8, eliminando l’inchiodatura sul pedone c5. Fischer, che fino ad ora ha giocato contro i pedoni sospesi, gioca una mossa eccellente, trasformando la natura della posizione: 19. Cxe6!. Leggiamo cosa scrisse Monticelli nel suo “Fischer-Spasskij – La sfida del secolo“:

Una delle caratteristiche del gioco di Fischer è la prontezza con cui l’americano sa trasformare un vantaggio di posizione manifesto, ma non ancora concretabile, in un altro genere di superiorità: e il cambio del Cd4 con l’Ae6 ne è un esempio. Egli passa ora all’attacco delle case bianche nello schieramento avversario, rinunciando a ostinarsi nella pressione sul Pc5“.

Quando lessi questa nota non capii bene di cosa parlasse Monticelli, vedendo solo che Fischer aveva “rinforzato” il pedone d5 in cambio di giocare con l’Alfiere contro il Cavallo. In realtà egli aveva perfettamente valutato gli effetti della transizione da una struttura con pedoni sospesi ad una nella quale i pedoni sarebbero stati fissati su case nere e il suo Alfiere campochiaro avrebbe dominato la scacchiera. Basta confrontare la posizione del diagramma con quella dopo solo 5 mosse.

Fischer-Spassky (6) 1972 dopo 25. b3
Fischer-Spassky (6) 1972 dopo 25. b3

In pratica, anzichè giocare per migliorare il posizionamento dei propri pezzi, Fischer ha cambiato la struttura pedonale, creandone una in cui il suo Alfiere è nettamente superiore al Cavallo di Spassky. Con un brillante attacco sul Re innescato dalla spinta in f5, Fischer andrà poi a vincere in 41 mosse quella che fu una delle migliori partite del match.

Fischer in Iceland, 1972 (Olaf Magnusson)
1972 – Fischer firma autografi dopo essere diventato campione del Mondo; a sinistra “Saemi Rock” Palsson, la sua guardia del corpo durante la permanenza in Islanda (foto di Olaf Magnusson)

Carlsen, descritto spesso come un giocatore molto prudente e abile tecnicamente ma non considerato stilisticamente portato a esercitare pressione con un gioco tatticamente dinamico, è in realtà un maestro nel valutare gli effetti di queste transizioni e usarle per porre sempre difficoltà strategiche all’avversario. Nelle parole di Alexander Morozevich durante una sua intervista del 2017:

“Carlsen, per come la vedo io, ha una miglior sensibilità rispetto a chiunque altro per i cambiamenti sulla scacchiera. Non ho l’impressione che sia il giocatore di maggior talento, ma è molto equilibrato, ha una incredibile motivazione, una eccezionale forza di volontà ed è ambizioso. (…) Secondo me ci sono giocatori con maggior talento di Carlsen, ad esempio Ivanchuk e Nepomniachtchi, ma non hanno la stessa motivazione, lo stesso desiderio di vincere. Per questo Carlsen è diventato il numero uno.”

Vediamo il norvegese in azione un mese fa contro So a Wijk aan Zee. Siamo al 10° turno e Carlsen deve vincere per sperare di avere ancora possibilità di vittoria nel torneo.

WaZ - Carlsen-So
WaZ – Carlsen-So (Foto di Maria Emelianova/Chess.com)

Carlsen-So
Tata Steel Chess 2018, 10° turno
1. Cf3 d5 2. d4 Cf6 3. Af4 Af5 4. e3 e6 5. c4 Axb1 6. Dxb1 Ab4+ 7. Rd1 Ad6 8. Ag5 h6 9. Axf6 Dxf6

Carlsen-So, Tata 2018 (10), dopo 9. ... Dxf6
Carlsen-So, Tata 2018 (10), dopo 9. … Dxf6

La posizione del Re Bianco suggerisce una certa prudenza, ma comunque Carlsen deve trovare la soluzione migliore per avere qualche possibilità di vittoria. Ci sono sulla scacchiera gli alfieri di colore contrario, è vero, anche se prima di arrivare al finale c’è ancora molto da lavorare. Quale struttura pedonale è più utile agli scopi del Bianco? A Shamkir nel 2017, So, con il Bianco contro Wojtaszek, aveva provato a tenere la posizione chiusa con la spinta 10. c5, ma dopo 10. … Af8 11. Dc2 c6 12. b4 a6 13. Ad3 la ben preparata controspinta in e5 aveva garantito una confortevole parità al Nero. Il norvegese decide invece di giocare con un’altra struttura pedonale. 10. cxd5 exd5

Carlsen-So, Tata 2018 (10), dopo 10. ... exd5
Carlsen-So, Tata 2018 (10), dopo 10. … exd5

Ecco comparire sulla scacchiera una struttura Carlsbad. Solo che non è chiaro perchè dovrebbe essere favorevole al Bianco: il tradizionale attacco di minoranza è di difficile realizzazione a causa della posizione del Re e i tempi necessari a spostarlo verso Est darebbero un gioco comodo al Nero. Ma, di nuovo, Carlsen cambia la struttura pedonale con 11. e4! sfruttando il fatto che dopo 11. … dxe4 12. Dxe4+ De7 la Donna non è inchiodata sul Re e quindi è possibile 13. Dxb7. So ha proseguito con 11. … Ae7 12. Ab5+! (se subito 12. e5 Db6 la Donna nera si trova in una posizione più attiva che in partita) 12. … c6 13. e5 Df4 14. Ad3

Carlsen-So, Tata 2018 (10), dopo 14. Ad3
Carlsen-So, Tata 2018 (10), dopo 14. Ad3

Il Bianco ha ottenuto qualcosa e se riuscirà a giocare 15. Re2 e 16. g3 potrà cominciare a nutrire buone speranze. So ovviamente attacca subito la catena pedonale centrale, trasformando ancora la struttura: 14. … c5 15. dxc5 Cc6 16. Dc1 Db4 17. a3 Dxc5 18. Re2 Cd4+ 19. Cxd4 Dxd4 20. f4 

Carlsen-So, Tata 2018 (10), dopo 20. f4
Carlsen-So, Tata 2018 (10), dopo 20. f4

Alla fine, dopo tutte queste trasformazioni siamo arrivati ad una partita con un isolano e una maggioranza per il Bianco sul lato di Re. Carlsen è riuscito a mantenere la posizione viva e la posizione del Re bianco, ancorché esposta, appare abbastanza sicura. Con le prossime mosse So cercherà ancora di aprire le linee contro il Re avversario. 20. … O-O 21. Dd2 Db6 22. The1 f6

Carlsen-So, Tata 2018 (10), dopo 22 ... f6
Carlsen-So, Tata 2018 (10), dopo 22 … f6

La posizione del Bianco sembra vacillare a causa del Re in e2, ma Carlsen ha in serbo una continuazione brillante e sorprendente. 23. e6! Dxe6+ 24. Rf3 Dd7 25. Tad1. In cambio del pedone, il Bianco ha ottenuto molta attività per i suoi pezzi. Il Nero deve stare molto attento a non subire la transizione in un finale in cui l’attività dei Re costituisca un fattore importante. 25. … Tad8 26. De3 Ad6 27. Ag6

Carlsen-So, Tata 2018 (10), dopo 27. Ag6
Carlsen-So, Tata 2018 (10), dopo 27. Ag6

Il Bianco è riuscito ad ottenere un piccolo ma duraturo vantaggio, costituito principalmente dalla necessità, per il Nero, di controllare continuamente le conseguenze della transizione nel finale a causa della posizione decentrata del suo Re. Ad esempio non va 27. … Dc6 28. De6+ Rh8 29. Dxd5 Dxd5+ 30. Txd5 e il Nero gioca praticamente senza il Re.

Per gli scopi di questo post è inutile andare avanti a mostrare come Carlsen abbia vinto, giocando un finale magistrale. Rimane da sottolineare come la battaglia strategica nelle prime 10 mosse che abbiamo visto assieme abbia comportato cinque transizioni di struttura: dalla possibile catena pedonale bloccata, alla Carlsbad, alle catene d4-e5 / c6-d5, al pedone isolato e infine al sacrificio di pedone per un maggior dinamismo dei pezzi, avendo come obiettivo la transizione finale in un finale superiore con struttura pedonale simmetrica. E in tutte queste transizioni, Carlsen è riuscito non solo a trovare sempre la strada per mantenere il Nero sulle spine, ma anche a evitare problemi al suo Re esposto al centro della scacchiera: tanto di cappello!


WaZ @ Wijk aan Zee - Tie-break
WaZ 2018 – Carlsen-Giri all’inizio della prima partita Blitz di spareggio

Voglio mostrarvi un altro esempio, sempre dal Tata Steel Chess 2018, di come Carlsen sia in grado di capire rapidamente quale transizione effettuare per massimizzare le possibilità di vittoria. E qui stiamo parlando di una partita blitz da 5 minuti e 3 secondi di incremento!

Carlsen-Giri, Tata 2018 (TB1), dopo 29. ... Ad7
Carlsen-Giri, Tata 2018 (TB1), dopo 29. … Ad7

Il Bianco ha un chiaro vantaggio di spazio sul lato di Re e può organizzare una certa pressione sul pedone isolato in d5. Non è chiaro però come, visto che l’Ad3 non ha modo al momento di attaccare il pedone e il Nero minaccia di giocare 30. … Ac3 e semplificare ulteriormente la posizione. Dopo pochi secondi di riflessione Carlsen ha giocato 30. e4!, una mossa che cambia radicalmente la natura della posizione, facendo sparire la debolezza del Nero in d5 e portando anche a ulteriori cambi. Il vantaggio? Rimanere con l’alfiere migliore. Quale dei due? Quello camposcuro che, grazie alla minacciata penetrazione del Re bianco in g6 con conseguente blocco dei pedoni sull’ala di Re, potrà minacciare il pedone g7 da f8, legando il Re nero alla sua difesa. Ma siccome una sola debolezza non basta per vincere, Carlsen dovrà darsi da fare per creare un altro obiettivo sul lato di Donna.

Giri non ha reagito nel modo più preciso (è pur sempre una partita blitz) e dopo 30. … Ac3 31. Af2 Ac6 32. exd5 Axd5+ 33. Ae4 Axe4+ 34. Rxe4 Re6 35. f5+ Re7 36. Tc1 si è trovato a dover gestire una fastidiosissima inchiodatura. La soluzione che ha tentato non è stata, di nuovo, la migliore: 36. … Tc6 37. Rd3 Ab4 38. Txc6 bxc6 39. Rc4

Carlsen-Giri, Tata 2018 (TB1), dopo 39. Rc4
Carlsen-Giri, Tata 2018 (TB1), dopo 39. Rc4

Ed ecco che il Bianco ha i suoi due obiettivi da attaccare: il complesso dei pedoni a6/c6 e il pedone g7, che sono troppo distanti per essere difesi agevolmente. Carlsen andrà a vincere alla 55ª mossa: il finale è molto istruttivo nella sua linearità, ma non interessante per il tema trattato in questo post.

Abbiamo visto di nuovo come la sensibilità di Carlsen gli abbia permesso di concepire un piano logico ed efficace per gestire la transizione tra diversi schemi di mediogioco e il finale: ben pochi giocatori avrebbe giocato 30. e4! in una partita blitz, per di più valida come spareggio di un SuperTorneo. Analogamente a quanto visto nel caso di Fischer, invece, Carlsen non ha esitato a rinunciare a un chiaro ma insufficiente vantaggio (la pressione sul pedone isolato) per un vantaggio più promettente (l’Alfiere camposcuro migliore), se combinato con il vantaggio di spazio che si era già procurato.

Dal “non concretabile” (per dirla come Monticelli) al promettente. Poi, certo, bisogna anche saper vincere i finali, ma questa è un’altra storia.

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3 thoughts on “Carlsen: il Maestro delle transizioni

  1. Caro UnoScacchista Uberto,

    anche se mi sono dimostrato non così abile nel riconoscere prontamente gli autori dei vostri articoli 😊 vorrei complimentarmi per questo lavoro che trovo ottimo. Da una parte è un peccato che tu abbia abbandonato la scena agonistica, ma dall’altra, se questi sono i risultati, direi che i tuoi lettori ne risultano più che appagati.

    Complimenti anche per la sbalorditiva costanza nello sfornare articoli (peraltro interessanti).

    Un saluto a tutto il blog
    Carlo Marzano

    1. Grazie molte Carlo,
      un piacere leggere che ci leggi e che ci apprezzi.
      In effetti ho abbandonato per quasi 25 anni non solo la scena agonistica ma proprio il mondo degli scacchi. Siccome si dice che andando avanti con l’età si torna bambini, intanto mi sono riavvicinato aggli scacchi “parlati” (o meglio “scritti”) e poi… chissà.
      Tu magari potresti considerare l’idea di scrivere qualcosa sul blog, no? Sono sicuro che ne avrai di storie da raccontare (a partire da come sei finito sulla copertina di un best-seller).

      A presto,
      Uberto

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