Das Grosskampfschach oder Universalschach
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(Riccardo M.)
“Das Grosskampfschach oder Universalschach” era il titolo “pomposo” con il quale nel 1928 il dottor Bruno Videt, un giocatore di Szczecin (Stettino, Polonia) aveva intitolato e pubblicato un manualetto col quale, facendosi interprete di un’idea lanciata dal grande Capablanca, proponeva l’adozione di una nuova scacchiera composta da 100 case con l’introduzione di due nuovi pezzi: l’Ammiraglio (movimento di Torre+Cavallo) e il Pilota (movimento di Alfiere+Cavallo).
Pareva che inizialmente l’idea strampalata non avesse avuto alcun seguito, ma alcuni anni più tardi accadde che una ditta realizzasse effettivamente questa scacchiera “universale”, accompagnandola da un foglietto di lancio pubblicitario che diceva più o meno così:
“E’ un dono di Natale per i buoni giocatori di scacchi! E’ il nuovo gioco degli scacchi, quello propugnato e lodato da Capablanca: la Donna ha al suo fianco due validi aiutanti della sua stessa forza, l’interesse per il gioco viene aumentato e le partite noiose non esisteranno più. Giocatori, giocate tutti con la nuova scacchiera!”
Vedete? A distanza di 90 anni, nel 2018, eravamo ancora qui sul Blog a discutere sul come fare per superare la noia delle patte, quelle che consentono ad un abile grande maestro di primeggiare in tornei vincendo una o due partite e pattando tutte le altre. E ancora su queste pagine si è parlato di come eventualmente adottare un nuovo sistema di punteggio che potesse combattere la “pareggite”. Ma non sarebbe l’ora (pensava qualcuno) di gettarsi invece su qualcosa di assai più rivoluzionario? Ad affermarlo era stato già nel 1928 nientemeno che il campione del mondo, Josè Raul Capablanca, mica uno qualsiasi! E allora?
Zenius, un vecchio e saggio amico di famiglia di Topatsius, ex scacchista, diceva:
“Sapete cosa è che ha impedito e impedisce da sempre l’adozione di nuove rivoluzionarie regole, il superamento di un gioco che ormai ha fatto il suo tempo, gioco sviscerato perfino per 20 o 30 mosse da programmi quasi infallibili? Semplicissimo: è soltanto la convenienza commerciale di ampi settori dell’editoria scacchistica e della produzione di materiale scacchistico in genere, ed è (forse ancora di più) la paura del “salto nel buio” che avrebbero i circoli, gli insegnanti e i giocatori professionisti di oggi, i quali potrebbero essere spazzati via dall’adozione e l’affermazione di una “Das Grosskampfschach oder Universalschach”. Ma prima o poi l’inaridimento del gioco e la noia lasceranno lo spazio a quello che oggi sembra impossibile, vedrete. Questo forse avverrà quando la sfida per un Campionato del Mondo non si schioderà mai dalla patta, quando dei Carlsen o Caruana del domani chiederanno di sospendere il match dopo 30 patte consecutive e quando si scoprirà che non è piacevole e giusto assegnare il titolo di Campione mondiale attraverso estemporanei e un pochino fortunati blitz”.
Voi non siete d’accordo con Zenius? Normale che non lo siate, in quanto anche tutte le nostre e vostre conoscenze sarebbero azzerate dall’avvento dei nuovi “scacchi universali”, e si dovrebbe ricominciare daccapo, quasi da zero, con i vecchi e sudati titoli completamente aboliti, avendo tra le mani un gioco del tutto sconosciuto, enormemente più complicato, ricchissimo di possibilità e di miliardi di esplorazioni e viaggi. Normale che non lo siate, perché ciò che più all’uomo fa paura è trovarsi da un momento all’altro a vivere in un pianeta diverso e ignoto.
Come fu normale che anche in quegli anni lontanissimi la proposta di Capablanca e del Videt non poté avere troppo successo. Tra i primi a contrastarla trovammo l’Italia Scacchistica, dove nell’articolo “Gli scacchi di grande battaglia” così si esprimeva senza mezzi termini il maestro italiano Giuseppe Stalda (1895-1977):
“La novità potrà pure attirare chi non conosce il nostro gioco, ma chi ha passato diversi anni della sua vita a studiarlo profondamente e con amore, comprendendone tutta l’estrema profondità e difficoltà, non potrà che insorgere contro questo banale e ridicolo tentativo di rompere una tradizione per complicate ancor di più ciò che è già complicato e per introdurre nuove difficoltà dove già ne esistono in quantità….. Ciò sarebbe ammissibile ed anche giusto se il gioco degli scacchi fosse minacciato da un prossimo esaurimento, se fosse, per esempio, dimostrato che, qualunque apertura scelga il Bianco, il Nero può far patta forzatamente! Ma come si può parlare di ciò quando ogni apertura è piena di incognite nelle quali la mente si perde, quando si comincia a dubitare che il vantaggio del tratto sia un attore decisivo per la vittoria ed il povero Nero è costretto a lottare disperatamente con ogni sorta di espedienti per evitare la sconfitta? …. La minacciata morte degli scacchi non è che il parto di qualche mente o malata o malinconica; invece dell’ampliamento della scacchiera noi proporremo un ampliamento di qualche scatola cranica, ed invece dell’introduzione dell’Ammiraglio e del Pilota, sarebbe più opportuno introdurre un po’ di materia cerebrale in qualche cervello che ne ha bisogno. In quanto al nuovo “universale” gioco di scacchi, non dubitiamo che farà la fine della battaglia navale e consigliamo di regalarlo a tutti coloro che non sanno o non vogliono giocare a scacchi….” (ivi, anno 22 n. 24,dic.1932).
Non c’è che dire: è tipico di certi momenti storici non criticare, non ragionare, ma dileggiare e colpire chi ha idee “diverse”. Lo Stalda non faceva eccezione, e così aveva via libera per potersi in scioltezza pronunciare utilizzando comodamente le allineate pubblicazioni dell’epoca.
Stalda, chi era costui? Era Giuseppe Stalda, un veneziano impiegato a Venezia presso il “Magistrato alle Acque”, un discreto giocatore per quei tempi, primo a Venezia nel 1931, imbattuto, pertanto un mezzo “pattaiolo” anche lui. Sfiorò il titolo italiano a Napoli 1938, dove fu secondo. Scrisse alcuni libri, tra i quali “La partita francese” (Milano 1949). E, a proposito di acque e di pesci ……

Ai nostri giorni quel commento di Stalda ci fa sorridere, ma è comprensibile ….
Avrete capito da un pezzo che oggi vi sto parlando dal campo di quelli che vennero chiamati scacchi “eterodossi”. Negli anni in proposito è stato proposto un po’ di tutto, e una sintesi completa e molto interessante la potete vedere su questo sito.
Già Adriano Chicco ci aveva parlato di pezzi eterodossi, e aveva elencato: Amazzone, Grifone, Imperatrice, Nottambulo, Principessa, Sirena, Giraffa, Biscavallo, Battello, Dabbaba, Fersa, Vizir.
Ma l’amico Zenius, fra le tante varianti eterodosse, insisteva sempre nel prediligere “Das Grosskampfschach oder Universalschach”.
Perché, Zenius?
“Anzitutto perché qui non abbiamo strambe scacchiere cilindriche, sferiche o tridimensionali, qui abbiamo una scacchiera quadrata, soltanto che è più grande di una normale, 100 anziché 64 caselle. E poi perché le regole del gioco rimangono esattamente le stesse, i movimenti dei pezzi che conosciamo sono sempre gli stessi. Si sovrappongono semplicemente questi due nuovi pezzi, l’Ammiraglio e il Pilota, pezzi fortissimi, imprevedibili, grazie ai quali c’è la possibilità di sviluppare milioni, miliardi di possibili varianti già in apertura. E di divertirsi infinitamente di più”.

… Divertirsi, sì, volando bassi sulle 100 caselle, come l’eroe giapponese Nobuo Fujita.
E Zenius qui estrasse a sorpresa da un cassetto la sua nuovissima scacchiera “Grosskampfschach”, dalle pulite e lucide caselle gialle e nere, interamente di legno e fatta a mano dal cognato pastore. Il profumo di legno appena lavorato era forte, la voglia di spostarvi quegli strani quattro pezzi “capablanchiani” pure. La sfiorai curiosamente con le dita … l’accarezzai quasi…. Zenius guardava con un accennato sorriso le sue artistiche creature. Il mio sguardo si fermò per lunghi attimi su Ammiraglio e Pilota del bianco e mi parve quasi di vedere il loro profilo rivolgersi fiducioso verso i propri Re e Regina, gli stanchi protagonisti di secolari battaglie: forse intendevano rassicurarli intorno a quei sinistri scricchiolii e a quei foschi e selvaggi orizzonti dietro i quali già nel 1929 alcuni intravedevano avvicinarsi le inquietanti ombre di un secondo conflitto mondiale.
“Ti va di fare una partitella?”. “Sì, certo”.
Non sapevamo che stavamo in quel momento per aprire una nuova era per il gioco degli scacchi, quella degli “scacchi universali” o “Grosskampfschach”.
…. 1929, era il 2019 quando scrivemmo la prima puntata di questo post su “UnoScacchista“. Oggi, anno domini 2049 d.C., in tutto il mondo si gioca ormai così, a “Grosskampfschach”, o “Zenius Chess“! Capablanca aveva ragione e ha vinto ancora una volta! Ma son dovuti trascorrere più di 120 anni … Il tempo … il tempo fa e disfa ogni cosa, quel tempo che, come il fiume, non torna mai alla sorgente.