Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Stat crux dum volvitur orbis

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“La croce resta salda mentre il mondo gira”

Se è stato possibile scattare questa immagine-simbolo di quello che è rimasto dopo l’incendio di Notre-Dame è grazie al lavoro difficile, terribile e oscuro che hanno svolto i Vigili del Fuoco di Parigi. Di questo voglio parlarvi in questo post che parla di sacrifici (e di scacchi, certo).

Per lavoro collaboro da molti anni con Enti del soccorso di tutto il mondo e ho sviluppato una particolare sensibilità per le enormi difficoltà che devono essere affrontate nella gestione delle situazioni di emergenza in cui sono coinvolti. Le sfide sono molteplici e su molti livelli: procedurali, tecniche, gestionali, comunicative, emotive ma, soprattutto, dovute alla necessità di prendere decisioni in tempi ridotti, decisioni che hanno conseguenze pratiche sulla vita delle persone e sulla protezione dell’ambiente, di edifici e infrastrutture.

Leggere, durante le ore dell’incendio di Notre-Dame, commenti sulla ipotizzata scarsa efficacia dell’intervento dei Vigili del Fuoco oppure suggerimenti bizzarri e sbagliati da persone che non sanno nulla delle procedure di gestione di un incendio di quelle dimensioni mi ha veramente ferito. So bene che i Vigili del Fuoco non hanno bisogno di essere difesi, ma voglio ricordare una delle decisioni-chiave che sono state necessarie in quei terribili momenti.

Con la fortunata premessa che non c’erano persone intrappolate da salvare, l’esecuzione di un intervento in un edificio di quelle dimensioni e di quel valore culturale ha richiesto una decisione fondamentale: dove tracciare la linea di difesa dal fuoco, ovvero cosa cercare di salvare e cosa considerare ormai perso. Una decisione da far tremare i polsi, credetemi, e da prendere in pochi minuti, visto che perdere tempo avrebbe voluto dire cambiare le condizioni stesse sulle quale la decisione era stata presa.

Nelle parole di Alexandre Jouassard, capitano vigili del fuoco: “E’ stato un incubo, avremmo voluto salvare tutta Notre-Dame ma non è stato possibile, l’incendio era già molto avanzato. Il nostro comandante, il generale Gallet, ha dovuto fare delle scelte. Ha fissato il fronte del fuoco, dove puntare il nostro intervento. Abbiamo deciso di sacrificare la parte centrale della guglia, che era ormai un braciere inavvicinabile e salvare le due torri”.

Ecco, rileggete questa frase: “Abbiamo deciso di sacrificare la parte centrale della guglia.” Vi rendete conto del peso di questa decisione? Delle conseguenze pratiche del decidere o no di cercare di salvare un simbolo come “La flèche” di Notre-Dame de Paris? Eppure è stata quella decisione, assieme alla incredibile capacità di coordinare l’intervento di 400 pompieri, di organizzare l’intervento di macchinari e di robot e il contributo pratico di tutti gli uomini e le donne coinvolte, a permettere di salvare quello che oggi rimane della Cattedrale. In particolare le due torri, esposte ad un rischio terribile e non considerato dai commentatori da social media: la fusione delle campane di bronzo, il cui conseguente crollo avrebbe distrutto una torre e, con molte probabilità, danneggiato irreparabilmente l’altra, vista la struttura della chiesa.

Non voglio andare oltre commentando chi sollecitava l’uso dei Canadair per gettare tonnellate di acqua sul tetto della Cattedrale (con conseguenze distruttive su una struttura già danneggiata) oppure suggerire (con la premessa “Non sono un ingegnere ma…“) di provare nuove soluzioni, mai tentate prima, vista l’eccezionalità dell’evento. Ebbene, in queste situazioni non si azzarda nulla: si applicano tecniche e procedure già sperimentate, adattandole all’evento specifico, ma senza rischiare qualcosa di mai provato. Queste scelte lasciamole ai film e alle serie TV, qui si sta parlando di vita vera, dove la gestione dei rischi richiede pianificazione e abnegazione, non improvvisazione.

Anche se il simbolismo della croce in questa giornata di Pasqua ha un particolare significato per i cristiani e la foto di apertura richiama un ben altro sacrificio, molto più modestamente io voglio sottolineare come per ottenere un qualsiasi risultato sia necessario un sacrificio.

Senza allargare il discorso ai mille aspetti della vita e della società nei quali è inevitabile dover sacrificare qualcosa (diffidate di chi promette risultati senza sacrifici), mi sposto sulle nostre 64 caselle. Se il “sacrificio della guglia” di Parigi assomiglia molto ad un sacrificio di Torre, vi propongo uno studio nel quale il Bianco deve sacrificare qualcosa per costruire un “fronte” che lo protegga.

Provate a cercare la sequenza, il sacrificio e la costruzione che permettono al Bianco di pattare. Non avrete di certo salvato la Cattedrale di Notre Dame de Paris, ma avrete provato, di nuovo, come, per fortuna, sulla scacchiera si possano mettere in scena sacrifici incruenti e comunque decisivi.

Buona Pasqua.

E’ evidente come sia impossibile impedire al Nero di promuovere il pedone f, quindi servono misure eccezionali. Sacrifici, appunto.

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