Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Scacco matto all’assassino (5)

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Excursus sul rapporto giallo-scacchi nella letteratura poliziesca

(Fabio Lotti)

Excursus sul rapporto giallo-scacchi nella letteratura poliziesca

Parto subito da qualche citazione scacchistica beccata di recente. In La svista del signor Pottermack di R. Austin Freeman (incluso in Il nemico alla porta di Ethel Lina White, R. Austin Freeman e Cornell Woolrich, Mondadori 2019), il dottor Thorndyke ripensa alla visita di Stalker.

Gli aveva fatto veramente piacere “In particolare aveva apprezzato quello “strano caso”, che per lui rappresentava ciò che un problema rappresenta per un accanito giocatore di scacchi.” (pag.239). Trattasi di una storia davvero interessante in cui il nostro Thorndyke deve smascherare un assassino.

In Doppia verità di Michael Connelly, PIEMME 2019, “Lance spinse le labbra in fuori, battendo ripetutamente le palpebre. Sembrava un giocatore di scacchi che avesse capito con tre mosse d’anticipo di acre perso la partita.” (pag.328). Lance è un avvocato che ha cercato di incastrare il detective Harry (Hyeronimus) Bosch. Nel libro il famoso investigatore deve vedersela con l’accusa di inquinamento delle prove di un caso risalente a trent’anni prima, scoprire gli assassini di due farmacisti (padre e figlio) e ritrovare una donna scomparsa dalla sua casa quindici anni prima, dopo aver lasciato la sua bambina nella culla. Una bella gatta da pelare. Ottimo libro di un autore affermatissimo senza gridolini di gioia.

In Fratello Athelstan: il regno del male di Paul Harding (incluso in La morte viene da lontano di Peter Lovesey, Paul Harding e Melville Davisson Post, Mondadori 2018), siamo nel 1380 a Hawkmere Manor dove sono imprigionati gli ufficiali francesi catturati in battaglia dagli inglesi. Qui viene avvelenato uno di loro. Si sospetta che ci sia un traditore. “Intendete dire che gli abbiamo ficcato a forza qualcosa tra le labbra?”- “Non lo escluderei”- Ma abbiamo cenato tutti insieme ieri sera, con le guardie di sir Walter a sorvegliarci. Abbiamo chiacchierato e giocato a scacchi, senza ombra di risentimento.” (pag. 260). Concetto ripetuto nella pagina seguente.

Dagli Archivi di Uruk ecco Il caso Veronica Dean di Hillary Waugh, Mondadori 1984.

La trama:

Torna Simon Kaye, il duro stile anni Trenta, l’uomo capace di trovare i guai senza neppure cercarli. Una sera, tornando a casa dopo una tranquilla serata a giocare a scacchi, ad esempio, viene sequestrato e bastonato da un gruppo di delinquenti, e senza neanche sapere perché. Da quel momento, continua a ricevere minacce, e la sua unica consolazione sono le donne che gli stanno attorno: Veronica, Lavinia, Samantha. Veronica è anche sua cliente: l’ha assunto come guardia del corpo perché la protegga mentre consegna venticinquemila dollari per impedire che sua sorella finisca in prigione. Contemporaneamente, Simon indaga sulla morte di un ricco collezionista d’arte recluso. Ma i due casi sono strettamente connessi, e Simon risolve il mistero con lo stile che gli è solito: pallottole e donne, violenza e morte, suspense e divertimento.

L’incipit:

Era una di quelle sere vellutate di fine agosto, in cui la luna è nel suo pieno splendore, un lieve venticello accarezza la pelle e gli insetti ronzano dolcemente senza pungere. Era una notte fatta per l’amore e per gli idilli, per le parole tenere e i baci ardenti. Era una di quelle notti in cui un uomo di trent’anni prova una profonda nostalgia per la gioventù perduta.
Questo avveniva all’esterno.
All’interno, dove mi trovavo io, una lampada a fiori proiettava una luce calda su una scacchiera verde e bianca e la mia testa ne era illuminata mentre riflettevo su quali pezzi dovevo muovere.
Era un lunedì sera e nelle serate del lunedì padre Jack McGuire e io giochiamo a scacchi nel suo studio foderato di libri. Questi trattano tutti di religione nelle più svariate forme; ma con nessuna di esse io ho il minimo rapporto. «Bada a te stesso», questo è il mio motto, perché Dio, se esiste qualcosa del genere, lavora per i propri interessi e non ha fatto il mondo per il nostro piacere. Dargli un bell’aspetto è stata un’operazione che ha recato gioia a lui stesso.
Jack, naturalmente, la pensa in modo molto diverso. D’altra parte è un prete e lo chiamano «padre», distribuisce vino e ostie, ascolta le confessioni, celebra i servizi divini e fa la felicità del clero. Trova sempre da fare, ed è bene accolto. Li chiamavano slum quando abitavamo laggiù, e da allora sono andati sempre peggio. Io sono un investigatore privato e quando mi lamento del mio destino mi consolo osservando le fatiche che lui deve affrontare, e per il mio morale è meglio di un intero vassoio di Martini e vodka.
Avevamo giocato tre partite e io ne avevo vinte due. Durante il gioco avevamo sorseggiato vino, prendendoci in giro l’un l’altro, e mordicchiato i crackers con il formaggio che la signora Honeywell, la sua perpetua, ci aveva preparato.

Scacco alla Regina di Mario Mazzanti, Leone Editore 2014.

Sfrutto ignominiosamente la mail mandatami da Uberto con la recensione di Maristella Copula.

“Protagonista è Greta Alfieri, giornalista televisiva d’assalto, donna intelligente e scaltra che non disdegna di offrire i suoi favori a chi potrebbe metterla sull’altare della fama costruito sull’audience e il consenso popolare.

Altro protagonista è Claps, psichiatra forense, sensibile e tormentato personaggio capace di entrare in sintonia con le menti perverse fino al coinvolgimento fisico e mentale, in una sorta di trance che gli acuisce i sensi e fa luce sul cammino delle sue indagini. Claps collabora con la polizia locale, tenuto in grande considerazione dal Commissario Capo Sensi e dai suoi uomini più fidati.

In una imprecisata città italiana, soffocata da un “traffico nevrotico” (Milano?), forse c’è un serial killer che uccide le sue vittime, tutte donne, con una particolare ed efferata modalità, lasciando così una sorta di firma. Secondo Claps lui vuole che il mondo lo tema, che veda la sua “Opera” compiersi e che le sue azioni siano conosciute fino a risuonare nella bocca di tutti. E allora perché non coinvolgere, con una serie di e-mail, proprio la regina dell’audience televisivo Greta Alfieri, firmandosi Morphy (come un famosissimo campione di scacchi, il migliore in assoluto) in cui annunciare le sue prossime mosse in una metaforica partita a scacchi che coinvolga anche la Polizia?

E se l’ultimo passo fosse dare scacco alla regina chi sarebbe disposto a sacrificare alcuni alfieri? Sarà capace Claps, magari con l’aiuto di un giovanissimo hacker asociale a lui legato da un debito morale, di arrivare alla verità e individuare sul web la reale identità dell’assassino prima che compia ulteriori e sanguinarie strategie per arrivare al suo scopo?

E siamo sicuri che il profilo di Morphy sia realmente quello di un uomo con desiderio di rivalsa sul suo senso quotidiano di inadeguatezza o piuttosto si comporti come tale solo per coprire una rete di interessi molto più vasta e quasi inimmaginabile? Con una scrittura fluida e dettagliata, l’autore dosa perfettamente indizi, inganni, colpi di scena, riuscendo sempre a mantenere un elevato tenore di suspense fino a portarci ad una verità inattesa e decifrata nei minimi particolari.

Dal blog di Lucius Etruscus https://citascacchi.wordpress.com/ (visitatelo!) “Delizioso gioco di parole tra “compagno ceco” e “scacco matto”, ecco Czech Mate (2007) di Elizabeth Darrell, pseudonimo collettivo di Edna Dawes ed Emma Drummond.
Si tratta della terza avventura del personaggio Max Rydal.

La trama: Capo della Sezione Speciale 26 di investigazione, Max Rydal e il suo vice, il sergente maggiore Tom Black, sono chiamati ad investigare sul brutale attacco ai danni di un ragazzo durante un party di classe. Intanto, la sicurezza va implementata durante una torneo scacchistico, e Max si ritrova ben presto in un caso intricato, finché non gli viene presentato uno degli scacchisti partecipanti al torneo: l’affascinante Livya Cordwell…

In Sinfonia funebre di Rex Stout, Mondadori 2011, un poliziotto commenta così l’aspetto del detective Tecumseh Fox sembra piuttosto un giocatore di scacchi (pag.18). Carnegie Hall, New York, il sogno di ogni artista. E per Jan Tusar, giovane violinista che sta bruciando rapidamente le tappe del successo, è il momento di realizzare quel sogno. Accompagnato al piano da Dora Mowbray, Tusar sale sul palco per entrare nella storia della musica. E invece è un fiasco: il suono del suo prezioso Stradivari è irriconoscibile, le note escono fredde, inespressive, senza vita. In camerino Tusar decide di farla finita e si spara. Per tutti è chiaramente un suicidio, ma non per l’investigatore privato Tecumseh Fox…

In Arcani e delitti di John Dickson Carr, Lucille Fletcher, Arthur Porges, Mondadori 2011, citato l’automa che giocava a scacchi di Maelzel (pag.144). Chi è il vero John Farnleight, detentore della baronia di Mallingford e Soane scampato alla tragedia del Tytanic? Il marito della ricca Molly Bishop o il signore che è venuto a smascherarlo? Perché qui si tratta di stabilire quale dei due sia l’impostore che si cela dietro questo nome.

Il problema sarà comunque risolto dall’esame delle impronte da parte di Kenneth Murray, il vecchio insegnante di John che si è portato dietro lo strumento adatto. Solo che l’apparecchio sparisce e qualcuno ci rimette la buccia con la gola squarciata. Urge l’arrivo del mastodontico dottor Fell che fuma la pipa o il sigaro, troneggia, sbuffa, grugnisce, sbatte il bastone per terra a risolvere il complicato problema. C’è pure un caso precedente, l’uccisione per strangolamento di una signora del luogo che sembra essere collegato a questo delitto. Brivido, paura, il satanismo, il mondo delle streghe, addirittura un automa, la Strega Dorata che ricorda un altro automa che giocava a scacchi, il colpo a sorpresa che prepara un successivo colpo a sorpresa. Due romanzi e un racconto. Ottima lettura con brivido incorporato.

In Caccia al mostro di Bill Pronzini e Barry N. Malzberg, Mondadori 2012, citazione: Nel buio le figure si spostavano come pedine su una scacchiera spruzzata di sangue (147). Qui abbiamo un mostro a Bloodstone  che squarcia donne in modo orrendo (segni di losanga sulle cosce e fazzoletti di carta sporchi di sangue sul luogo del delitto). Velocità, ritmo, tensione, angoscia, atmosfera allucinata, pazzesca. E il lettore è lì che si arrovella a capire chi può essere l’assassino. Un giorno, se lo Squartatore sarà catturato, potrebbe addirittura sorgere spontanea la domanda “ Ma è proprio lui?”.

Alla prossima, sempre con il solito se…


Fabio Lotti è nato a Poggibonsi (Siena) nel 1946. Laureato in Materie Letterarie, è Maestro per corrispondenza e collaboratore di riviste scacchistiche specializzate. Ha pubblicato vari testi teorici, tra i quali “Il Dragone italiano“, “Gambetti per vincere” e “Guida pratica alle aperture“.

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3 thoughts on “Scacco matto all’assassino (5)

  1. Fabio riesce ad essere come sempre poliedrico: compagno di gioco simpaticissimo, amico, maestro e poi, in casi come questo, sa trasformarsi in un gigante della scrittura. Bellissimo articolo, complimenti!!!!

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