Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

L’Emporio Pittoresco

4 min read

(Riccardo M.)
Nella seconda metà dell’Ottocento, in piena “Scapigliatura” e quindi segnatamente in Milano, che all’epoca veniva considerata un po’ come la capitale morale del Regno d’Italia, fecero la loro apparizione le riviste illustrate settimanali, riviste amene, “più da sfogliare che da leggere” [1]. La prima in senso assoluto fu forse “Lo Spirito Folletto”, uscita nel 1861.

Lo Spirito Folletto fu subito un successo e appena tre anni dopo, grazie anche all’assorbimento di un settimanale umoristico, “L’Uomo di pietra”, la rivista raggiungeva la considerevole cifra di 50.000 abbonamenti. Nel 1864 usciva anche “La Novità”, il capostipite di una serie infinita di periodici “femminili”, che brillò per longevità resistendo fino al 1943. Nel 1865 fu la volta del “Romanziere Illustrato”.

A dare il via a questo fortunato filone fu l’editore milanese Edoardo Sonzogno, il quale per primo capì l’importanza di raggiungere con la carta il grande pubblico, pur se, sovente, a scapito della qualità delle pubblicazioni.

Nel 1866 Sonzogno s’inventò anche un quotidiano illustrato di ispirazione radicale, “Il Secolo”, che, diretto da allora e fino al 1896 da Teodoro Moneta, divenne in poco tempo il giornale italiano con più alta tiratura, l’unico che potesse essere paragonato ai più importanti quotidiani di Londra e di Parigi.

Apro qui una breve parentesi intorno alla figura di Ernesto Teodoro Moneta (Milano 1833-1918), industriale, giornalista, patriota, volontario garibaldino (1859, quando combatté a Bormio e allo Stelvio fra i “Cacciatori delle Alpi”), discendente da una nobile famiglia milanese caduta economicamente in disgrazia. Lui è stato l’unico italiano nella storia ad aver ricevuto (accadde nel 1907) il Premio Nobel per la Pace. Un uomo oggi ingiustamente pressoché dimenticato, che fu in stretti rapporti epistolari con famosi personaggi europei della cultura e della politica del tempo, tra i quali Lev Tolstoj. Queste alcune parole di Moneta: “Forse non è lontano il giorno in cui tutti i popoli, dimenticando gli antichi rancori, si riuniranno sotto la bandiera della fraternità universale e, cessando ogni disputa, coltiveranno tra loro relazioni assolutamente pacifiche, quali il commercio e le attività industriali, stringendo solidi legami. Noi aspettiamo quel giorno …”. Grande Teodoro!

Nel contempo (1864) era stato fondato anche “L’Emporio Pittoresco”, diretto fino al 1868 da Eugenio Torelli Viollier, che durò per oltre trent’anni e rappresentò uno dei più letti e fortunati settimanali “istruttivi e di amena lettura”.

L'emporio Pittoresco (2)
Ne “L’Emporio Pittoresco” le illustrazioni erano esclusivamente in nero, da disegni a mano

Questa ondata editoriale rappresentò una svolta per i costumi e le abitudini delle italiane e degli italiani. Pari ad essa è soltanto la svolta del secolo in corso, quella dovuta ad Internet, che via via è forse destinato a soppiantare e far sparire per sempre la più parte delle riviste periodiche, illustrate e non.

Ma perché noi ne parliamo qui su “UnoScacchista”? [2] Perché ne “L’ Emporio Pittoresco”, e precisamente col numero del 4 febbraio 1874, iniziò, forse per la prima volta in Italia, la pubblicazione di una rubrica scacchistica. All’inizio veniva pubblicato solo un problema, pochi mesi più avanti anche qualche notizia.

La rubrica era firmata con la sigla “P.C.”, che identificava il professor Pompeo Castelfranco, appassionato socio della neo-costituita Società Scacchistica Milanese. L’iniziativa resistette neppure due anni, cioè fino al 3 gennaio 1874, quando uscì l’ultimo problema.

In tutto su “L’Emporio Pittoresco” apparvero 159 problemi, per lo più originali. Pochi erano di autori stranieri (16 di J.Brown, 6 di S.Gold, uno ciascuno di Green e Fichtner), gli altri tutti italiani e di questi i nominativi più ricorrenti erano quelli di Ansidei, Bonfereri, Camurri, Castelfranco, Crespi, D’Aumiller, Dassena, Ghio-Seri, Laeng, Liberali, Marosini, Orsini, Oddone, Rossati, Rossi L., Rossi D., Sardotsch, Tosi-Bellucci e Valle.

In verità parecchi di quei problemi (così si scrisse in seguito) erano discutibili e poco corretti. Bisogna comunque considerare che vennero composti in un’epoca che segnava il risveglio del movimento scacchistico italiano dopo più di un secolo d’inerzia ed apatia generale. Essi costituiscono pertanto l’aspetto tangibile di una specie di Rinascimento scacchistico, in cui lavori di scacchi leggeri e ben finiti si alternavano inevitabilmente ad altri meno perfetti. Insomma, si tratta di una raccolta, per i fortunati e rari problemisti di oggi che ne sono in possesso, che allo studioso può esser utile per fare raffronti e poter meglio disegnare la “Storia del Problema di scacchi in Italia”.

In redazione non ne abbiamo purtroppo neppure uno di quei problemi, ma chissà che qualche nuovo, o vecchio, nostro lettore non voglia, disponendone, scrivere qualcosa di più su un argomento che ormai affonda nella nebbia e nelle poche pagine ingiallite di un passato sempre più lontano, diverso e quasi dimenticato.


[1] Note riprese dal volume di Maria Iolanda Palazzolo “Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea”, 1997.

[2] Note riprese da “L’Italia Scacchistica”, anno XXVIII, novembre 1938, in “Caleidoscopio”, a firma “ARGUS”.

About Author

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: