[R] UnoScacchista a Baku
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R I S T A M P A
(UnoScacchista)
Questa volta il viaggio è un po’ più intrigante del solito: tre giorni a Baku, capitale dell’Azerbaijan, con la prospettiva di almeno un giorno e mezzo disponibile per visitare una città dove non sono mai stato e, se possibile, provare ad assaporare un po’ dell’aria scacchistica dove sono nati campioni come Kasparov, Radjabov e Gashimov.
L’inizio non è dei migliori, a causa di uno sfortunato contrattempo in viaggio: il malore di un passeggero ci obbliga ad uno scalo imprevisto a Odessa e fra soccorsi, rifornimenti e controlli vari, atterriamo a Baku solamente alle 4 del mattino. Dopo le varie formalità di ingresso arrivo in albergo con solo il tempo per un’oretta di sonno prima di iniziare la mia giornata di lavoro.

Mi accorgo subito della naturale ospitalità degli azeri (non chiedetemi come si chiamino gli abitanti di Baku…), che, nonostante le difficoltà di dialogo, sono molto gentili e ben disposti.
Vengo a sapere che non lontano dal mio albergo c’è il “Circolo Scacchistico della Repubblica”, che opera direttamente sotto l’egida del “Ministero Azero per la Gioventù e lo Sport”. Non posso non farci un salto appena smessi gli abiti “da lavoro”.

Ci sono molte persone in attesa; non capisco bene il motivo, ma lo scoprirò rapidamente una volta entrato nelle sale interne.

Mi viene incontro uno dei direttori del circolo, il Maestro Onorario Bahruz Qurbanov (o Gurbanov). Parla un po’ di inglese: gli dico che vengo dall’Italia e chiedo se posso scattare qualche foto. Per prima cosa mi chiede il Passaporto (evidentemente la mia richiesta non deve essere proprio abituale…) e poi mi domanda se so giocare a scacchi.

Avendo risposto affermativamente, mi chiede il punteggio Elo e poi, rapidamente, chiama un ragazzino di circa 8 anni, facendomi sedere davanti a una delle scacchiere. Vinta facilmente la partita (con Bahruz che mi fa notare come una delle mie mosse non fosse la migliore: certo, ma devo anche dare qualche possibilità al ragazzino, no? No! Bisogna giocare bene!), mi viene concessa la possibilità di scattare fotografie. Non so se perchè ho vinto, ma non importa.

Quando mi affaccio nell’altra sala, mi rendo conto che è in corso un torneo molto importante, anzi tre: i campionati nazionali azeri Under 8, Under 10 e Under 12. Ecco spiegata la diffidenza nel farmi scattare fotografie!


Il circolo ha alcune decorazioni interessanti e, in una terza sala, una composizione con i volti in rilievo dei campioni del mondo di scacchi, da Steinitz a Kasparov.
Peccato che, per fare posto al torneo, alcuni tavoli siano stati accatastati davanti ai Campioni del Mondo…

Tornato nella sala dove si gioca, vengo catturato di nuovo rapidamente da Bahruz, che con il tipico entusiasmo di coloro che hanno la passione dell’insegnamento ai bambini (quanto mi ha ricordato l’amico Ascenzo Lombardi…), mi mette davanti a un altro ragazzino, di una decina di anni. Vinto anche con lui, passiamo a un altro ragazzo, di una dozzina di anni (comincio a pensare che Bahruz mi stia mettendo alla prova) con il quale gioco una partita abbastanza divertente. Bahruz, che capisco continua a dire a tutti che vengo dall’Italia, è soddisfatto di come ha giocato il suo alunno, anche se gli sottolinea con fare apparentemente burbero l’errore che gli ha fatto perdere la partita.

Quando penso che ormai sia ora di andare, ecco la sfida finale: una ragazza un po’ più grande degli altri, diciamo 15-16 anni. Sollecitata dal Maestro, interrompe la partita che sta giocando e si siede davanti a me. Sorriso, stretta di mano e si parte. Capisco dalle prime mosse che questa ragazza gioca davvero a scacchi: il modo con cui muove i pezzi, l’impianto che sviluppa, tutto mi suggerisce che non è una principiante. E’ una partita vera, difficile (soprattutto per me che ho addosso una trentina d’anni di ruggine) ed è solo dopo aver rischiato di perdere e un’aspra battaglia tattica che riesco a batterla. Le faccio i complimenti, che lei gentilmente ricambia, e si ripresenta Bahruz, che sorride e mi chiede di nuovo il mio punteggio Elo. Glielo ripeto e lui ammiccando mi dice che la ragazza è Aytaj Heydarova, 15 anni e campionessa azera Under 16. Accidenti, ci credo che gioca bene!
Tanto per capire con chi ho giocato, Aytaj, nata nel 2002, è arrivata terza a pari merito (quarta per spareggio tecnico) al mondiale Under 10 di Maribor nel 2012.
Abbiamo poi giocato una seconda partita, finita patta dopo molti colpi di scena. Bahruz mi ha chiesto se sarei passato la mattina successiva, ma, avendo così poco tempo a Baku, ho preferito ringraziare a dedicarmi alla visita della città. Non abbiamo parlato di Kasparov, Radjabov o Gashimov, purtroppo: troppo difficile interagire ma, chissà, magari la prossima volta!

Per farmi perdonare del tanto parlare di scacchi, ecco un po’ di immagini di Baku.

Baku è sempre stata una città legata all’estrazione del petrolio del Mar Caspio, e la presenza di caseggiati poveri e fatiscenti testimonia quello che è stata, mentre i brillanti grattacieli che continuano a essere costruiti la stanno trasformando progressivamente in una città dall’aspetto molto occidentale.

La Città Vecchia, il Palazzo degli Shirvanshah e la Torre della Vergine sono stati dichiarati dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità nel 2000.

Una giornata e mezza immerso nel fascino di una città giovane, dinamica e, diciamolo, abbastanza ricca, grazie al petrolio. In una Nazione che, come ho potuto verificare di persona, investe continuamente negli scacchi: e i risultati, in termini di campioni e Grandi Maestri, lo testimoniano. Chissà che io non abbia giocato contro qualche futuro GM al Circolo Scacchistico della Repubblica di Baku!

[Dove non specificato, le foto sono © Uberto Delprato]