Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Bartolomeo Chiappa e il Santuario di Castelleone

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(Riccardo M.)
Sapete chi è lo scrittore italiano meno noto di tutti i tempi? Domanda pleonastica: ovviamente non lo può sapere nessuno. Se consideriamo pure gli scrittorucoli dilettanti, allora potrei perfino esserci anch’io in lizza, ma per fortuna sono consapevole del proverbio che recita “il peggio non è mai morto”.

[Quanti scacchi nella pavimentazione moderna di questo antico Santuario!]

Ma no, dai, potremmo pure dire che fino a ieri il meno noto di tutti sia stato Bartolomeo (talvolta si legge Bartolommeo) Chiappa. Da oggi non lo è più, sì, dal momento che ne parliamo qua, di lui, dopo decenni di totale oscurità.

Scherzi a parte, fra gli scrittori italiani minori dell’Ottocento si annovera appunto l’abate Bartolomeo Chiappa. Di lui non si sa quasi nulla, tranne che ci ha lasciato due lavori interessanti e che visse a Cremona (o dintorni) sul finire del ‘700-inizi ‘800. Su di lui troviamo nelle cronache rarissime citazioni, come quella di una orazione funebre tenuta dal Chiappa in memoria del notaio Giuseppe Raffaele Biondi, un’orazione talmente eloquente che meritò una pubblicazione a cura “dei tipi dei fratelli Manini”.

Il primo suo lavoro, risalente al 1795 e stampato in Padova, fu “Le favole”, che raccoglie ben cento sonetti dell’abate, dedicati in prevalenza alla natura e agli animali e tutti con una chiosa morale alla fine. Se ne ebbe poi una seconda edizione (“riveduta e corretta dall’autore sull’ultima di Venezia del 1800”) ed almeno una terza, grazie alla Stamperia di Giuseppe Feraboli, nella sua Cremona.

l secondo lavoro s’intitola “Le Memorie storiche del Santuario della B.V. della Misericordia di Castelleone – Diocesi di Cremona, nuovamente raccolte e illustrate”. Si era nel 1822. Il libro fu stampato presso “i torchj di Gaetano Del Majno”.

Partiamo da quest’ultimo, così almeno possiamo lasciare gli scacchi in coda all’articolo, e parliamo un poco di questa tipica ma interessante storia della provincia italiana di un tempo lontanissimo.

La Madonna della Misericordia apparve ad una povera contadina delle campagne cremonesi, tale Domenica Zanega, per più giorni consecutivi nel maggio del 1511. La Madonna le promise di guarirla dalla malattia e di voler proteggere il suo paese, Castelleone. Ciò si avverò, e nello stesso anno i devoti Castelleonesi edificarono sul posto una piccola chiesa, grazie alle elemosine raccolte.

Leggiamo cosa scriveva il nostro Bartolomeo Chiappa nelle sue “Memorie …”:

“Fra lo scompiglio di tante guerre e tante rivoluzioni, che accaddero in quell’anno stesso, Castelleone non sofferse la menoma traversía. Nelle continue marcie delle truppe, non ebbe ad alloggiare alcun soldato, né pagò alcuna contribuzione di sopraccarico. Una fiera peste desolò in quell’anno Cremona, e gran parte del suo territorio; Castelleone fu solo il luogo preservato, che non ne vide alcun segno. Altrove la carestía portò il terrore e la morte; quivi non si sentì penuria di sorte alcuna; e varie altre grazie si ottennero, che tutti facilmente riconobbero dalla particolar protezione di Maria. Riconobbero in ciò i Castelleonesi il favore della lor Protettrice, e sborsarono la somma promessa in voto; per cui, a fronte della calamità di que’ tempi, si proseguì il lavoro al Santuario; e col soccorso delle ricche obblazioni dei divoti, dopo tre anni fu compiuto il Tempio, cioè nel 1516; tranne la cupola, fatta fabbricare nel 1525, con altre elemosine, dai Fabbricieri Francesco Fiammeni e Mussino Rodiani”.

Il Santuario fu costruito su disegno di Agostino de Fondutis (alias Fonduti, architetto cremasco, uno dei collaboratori del Bramante) e il pezzo più pregiato sarebbe poi stato una statua della Madonna scolpita dal cremonese Giovanni Paolo Maltempo, statua in seguito parzialmente rovinatasi a causa di un rivestimento sbagliato. Un convento con un piacevole chiostro venne costruito nel 1619 dai Frati Agostiniani. Nel santuario si trova anche, dal 1836, un prezioso storico organo, opera di un Serassi, della celebre famiglia di costruttori organisti comaschi.

Ebbe così inizio, oltre 500 anni fa, la secolare storia della venerazione della Madonna della Misericordia, tra momenti di popolarità ed anni di declino e quasi oblìo. Dalle cronache del tempo si evince anche la partecipazione all’annuale pellegrinaggio di diverse altre parrocchie della provincia. Si andava i primi tempi a piedi al Santuario, alla prima o seconda domenica di Maggio; una lunga camminata di ore al mattino, per solito fra le 6,30 e le 10,00, spesso accompagnata e rallegrata dalla Banda musicale locale. Vi partecipava l’intero paese: i più anziani o malati venivano trasportati su carri trainati da cavalli, i più ricchi usufruivano di carrozze; nel secolo scorso s’iniziò ad utilizzare le biciclette, poi moto e macchine, ma fondamentale era partecipare, arrivare al Santuario in qualsiasi modo.

Per il Paese di Castelleone è sempre stato un giorno di festa e di speranza, che si concludeva, dopo la celebrazione della Santa Messa, con un pranzo al sacco dinnanzi al Santuario. Ed era anche un giorno di riunione e ricongiungimento per molte famiglie, visto che numerosi migranti per lavoro tornavano appositamente nell’occasione.

La tradizione ancora prosegue nel presente secolo, anzi ad oggi, sempre accompagnata dalla Banda Musicale del Paese, è addirittura raddoppiata, svolgendosi l’11 di maggio e nella seconda domenica di settembre. Segnatevi queste date, in specie la seconda domenica di settembre, che è piuttosto prossima! Una gita a Castelleone la potreste ben mettere in calendario, specie se vivete in alcune importanti città assai vicine quali Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Piacenza e Lodi: Castelleone con il suo bel Castello è proprio in mezzo a tutte queste!

E veniamo al secondo lavoro di Bartolomeo Chiappa: “Favole”. E’ composto da ben 100 capitoli, molti un pochino banali per la verità. Natura e animali sono i protagonisti e gli involontari suggeritori di massime. Un commentatore scrisse che quei versi sembravano un po’ tutti uguali; altri sono stati più positivi, come questo sconosciuto:

“E’ un volumetto leggiadro in versi, erudito, di buon costume, e pieno di stil poetico, utile alla gioventù”.

Ne ho scelte due, di favole, la numero XLII e la XVI. La prima s’intitola:

Il Giardiniere e la siepe

“Questa siepe il suol m’ingombra,
Disse un giorno il giardiniere,
E non poco ancor con l’ombra
Reca danno al mio podere.
S’io la schianto, accresco almeno
Qualche spazio al mio terreno.
Detto, fatto. Al gran disegno
A dar mano ei tosto attende,
E col ferro, pien di sdegno,
Con la siepe se la prende;
Ma in ciò fare, il malaccorto,
Tutto schiuso ai ladri à l’orto”.

(Troppo sollecita cura è nociva.
Lieve nel togliersi male sovente
Irreparabile danno deriva)

E invece al paragrafo numero XVI cosa troviamo? Ebbene sì, finalmente: gli scacchi. Ecco i versi del Chiappa:

Il Gioco degli Scacchi”

“An degli Scacchi al Gioco
Fanti, Torri, Cavalli, e quanto v’è
Tutti un distinto loco,
E agisce in varie guise ognun da se;
Ma quando à fine la piacevol guerra,
Son tutti insieme confusi,
E in un cancello stesso ognun si serra”.

(Delle umane vicende
Varia è tra noi la sorte,
Ma tutti poi ci rende
A un egual fin la morte)

Più che il valor poetico e i labili riferimenti scacchistici, ciò che balza agli occhi è la consuetudine di omettere la “h” nella declinazione del verbo avere: … An … à.

Del commento che dire? Beh, come anche si leggeva nella sopra citata orazione funebre in memoria del notaio Biondi, il Chiappa ci vuol ricordare in pratica anche qui che “omnis caro foenum, et omnis gloria eius quasi flos agri”. Ovvero: “qualunque uomo è fieno, e qualunque sua gloria è come un fior di campagna”.

Cosa è in conclusione una partita o un torneo vinto a scacchi? Cosa è la gloria umana? E’ niente altro che “Un fumo, che acceca e dileguasi, un suono, che assorda e passa, un’ombra, che arresta e svanisce” (cit. da altra orazione funebre, quella tenuta da Don Luigi Marchetti a Palestrina il 27 novembre del 1844).

E qui chiudiamo la nostra breve avventura, auspicando non tanto di ben figurare nei prossimi tornei di scacchi, quanto che la Madonna della Misericordia del Santuario di Castelleone voglia (ma non so il perché dovrebbe farlo senza quelle contropartite che le seppe offrire la vignaiuola nel 1511) proteggere i nostri paesi (e Paesi) dalle incombenti “pestilenze” del XXI secolo.

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