Il problema della cantina: cosa non si fa per un bicchiere di vino…
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(UnoScacchista)
Un paio di settimane fa abbiamo visto come gli scacchi siano rappresentati in quadri e opere pittoriche attraverso i secoli. Quasi sempre si tratta di un espediente per comunicare un messaggio sul valore della meditazione o del gioco educativo, talvolta è solo un espediente scenografico, talvolta vuole suggerire qualità intellettuali del soggetto ritratto, ma molto raramente la posizione sulla scacchiera ha un significato preciso.
Il quadro in apertura è invece un esempio degli scacchi come “arma di distrazione”, un modo per impegnare la mente dell’avversario per distoglierlo da altre questioni. Gino Benelli, un pittore fiorentino poco conosciuto della seconda metà dell’800, ci mostra infatti un frate che, dopo aver messo in difficoltà il gentiluomo che è immerso in una profonda riflessione, si rivolge ammiccante ad una sorridente ragazza chiedendo un (altro) bicchiere di vino.
Non si tratta di una scena affollata, non siamo in una osteria, quindi è probabile che il gentiluomo sulla destra sia il padrone di casa che il godereccio frate ha convinto a giocare una partita in un “luogo fresco e tranquillo”. Questo spiega il titolo del quadro: Vergnügtes Schachspiel im Weinkeller (“Divertente partita a scacchi in cantina”).
“Va bene”, vi starete chiedendo, “tutto qua?” No, non è tutto qua, perché il nostro amico frate sta proponendo anche a voi il problema, mettendo virtualmente in palio l’ennesimo bicchiere di vino. Siete pronti ad accettare la scommessa?
Il Bianco muove e matta in 4 mosse
Questa è la posizione raffigurata nel quadro, a testimonianza del fatto che Benelli doveva sapere più di qualcosa di scacchi (o aveva avuto l’accortezza di chiedere consiglio a qualche buon giocatore). Adesso la parola, però, sta a voi: che il Bianco abbia partita vinta à evidente, ma dare matto in 4 mosse può non essere semplice.