Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

E poi, esistevano i Maestri…

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Romanishin-Piscopo al Torneo di Cento del 2011

(del MI Pierluigi Piscopo)
Nella vita, ancor più che negli scacchi, vale la regola del pezzo toccato e pezzo mosso. Senza appello e senza possibilità di tornare indietro. Senza neppure lo straccio di una ripetizione o l’ombra di un perpetuo.
Così, gli scacchi sono cambiati tante volte, cambiano in continuazione. Anche in questo momento non sono più gli stessi di quando hai cominciato a leggere questo articolo.

Una cosa che mi manca molto, e che mi ha fatto riflettere su uno dei più recenti cambiamenti, è l’analisi del dopo partita.

Quando mi sono formato come scacchista, non tanto tempo fa, a metà anni ’90, in Italia era piuttosto raro trovare dei circoli di scacchi, dei libri specializzati, praticamente non esistevano allenatori, i software scacchistici erano roba da professionisti. Come si imparava, allora? Si imparava giocando, naturalmente, e studiando come si poteva.

E poi, esistevano i Maestri. La speranza di una giovane speranza era quella di partecipare a dei forti tornei, impegnarsi al massimo e guadagnarsi l’occasione di giocare con uno di questi depositari della sapienza scacchistica. Perderci, ovviamente, e dopo la partita chiedere con deferenza: “Maestro, le andrebbe di analizzare?” E lì cercare di carpirne i segreti. Comunque, a prescindere dal prestigio dell’avversario, che si fosse vinto o si fosse perso, si analizzava sempre la partita appena conclusa. Era un momento fondamentale. Un rito, preludio talora al terzo tempo e talora a vere e proprie amicizie.

Negli scacchi, a differenza della vita, si può tornare indietro dopo che la partita è finita. La storia di una partita a scacchi la possono fare, e disfare, e rifare, gli stessi giocatori che l’hanno giocata. Questa storia si fa con i se e con i ma dell’analisi congiunta, in cui ciascun apporta quel che può e l’obiettivo non è più la vittoria.


Oggi non si vedono più sale d’analisi affollate e, finita la partita, ci sono due possibilità:

  • o il diligente scacchista torna in stanza a riposarsi in attesa del quarto doppio turno;
  • o il diligente scacchista torna in stanza a studiare col computer la partita appena conclusa. Cinque minuti di assoluta esattezza. Giocando 22. Axf6? sono passato da +0,11 a -1,89. Ecco l’errore, mannaggia. Se facevo questa vincevo. Ho perso là. Passiamo oltre.

Ci manca il tempo, forse la voglia, l’energia. Forse è cambiato l’ideale cui si tende: non la ricerca della verità come esercizio intellettuale, ma una pragmatica e fredda analisi dei costi e dei benefici, esercizio contabile.

Non ho mai visto analizzare nessuno una partita conclusa con tanto ardore e tanta encomiabile costanza come il GM Oleg Romanishin. Chi ha avuto la fortuna di giocare in torneo contro di lui sa di cosa parlo. Dopo ore di lotta (se si è bravi a tenergli testa) la partita finisce e lì comincia la leggenda. Poco importa il risultato, l’ora, se la cena è pronta ed il ristorante sta per chiudere, se gli arbitri hanno sbarrato la sala. Questo signore gentile, galantuomo d’altri tempi e senza tempo, vi farà una proposta che non potete rifiutare: rivedere con lui la partita.

Comincerà per voi allora un universo parallelo di idee e varianti, calcolo ed intuizione, che vi porterà prima a chiedervi se avete giocato la stessa partita che ha giocato lui e poi se giocate allo stesso gioco, con le stesse regole. Passeranno minuti ed ore senza che ve ne rendiate conto.

Saremmo pure nani sulle spalle dei giganti, come dice una massima ottimista. Intanto rendiamoci conto che siamo nani al cospetto dei giganti.

Ricordo di aver provato esattamente queste sensazioni la prima volta che ho avuto l’onore di incrociare le armi con il grande scacchista. Semplicemente, quelle che a me sembravano delle minacce, lui le ignorava. Quelle sue mosse inoffensive che lui giocava, invece, si rivelavano mortali. Il calcolo preciso dei miei vent’anni si infrangeva puntualmente sulla sua perspicacia posizionale. Il suo calcolo forgiato nel fuoco delle lotte con i titani, passava come una lama nel burro delle mie concezioni strategiche.

Oleg Romanishin – Pierluigi Piscopo
Torneo Chiuso “Hotel Petra”, Roma
7° turno, 10.08.2005

Seguirono altre mosse, alcune imprecisioni in zeitnot, ma prima della quarantesima dovetti abbandonare. Romanishin vinse il torneo in scioltezza. Pochi mesi dopo io ottenni finalmente il titolo di Maestro Internazionale e la nostra Federazione mi concesse una borsa di studio per approfondire la mia formazione scacchistica. Ebbi pochi dubbi e immediatamente scrissi al GM ucraino proponendogli di diventare il mio allenatore. Per fortuna accettò e potemmo organizzare delle sessioni di allenamento, la prima non la dimenticherò mai, ad Ariccia, come preparazione del Campionato Italiano 2006 che si sarebbe disputato qualche mese dopo. In una successiva sempre a Roma, partecipò anche un giovanissimo Daniele Vocaturo. Lavoravamo rigorosamente sulla scacchiera, tante ore al giorno.  Non ho mai ricevuto dal Maestro una parola scritta, un file, un database. Tutto stava nel seguire il suo pensiero, nel cercare di capire quello che lui credeva di aver capito. Ricerca e basta. Al limite mi dettava i nomi dei giocatori, potevo se volevo trascrivere le nostre analisi, questo sì, ancora conservo quei fogli gelosamente.

Oggi sono io a fare l’allenatore e vedo quanto sia diventato più raro un approccio così umano. Ma il pezzo è stato toccato, e mosso, non c’è niente da fare. Quante volte chi fa il mio stesso mestiere ha dovuto sentire la domanda, rivolta dagli allievi e talvolta anche dai genitori degli allievi: “mi mandi il database, per favore?”. Il che significa,  mi interessa il risultato finale, non il processo che ci vuole per raggiungerlo. Non dico che sia sbagliato, non lo so, è un segno dei tempi. Si vuole rapidamente la risposta, la mossa migliore.

A me piace ancora credere che , trattandosi di scacchi, le risposte stanno nella strada che si è fatta per non trovarle.


Nota della Redazione:
Se questo bel ricordo di Pierluigi vi ha fatto venire voglia si sapere cosa significhi ascoltare le analisi e i consigli di un Grande Maestro, vi potranno interessare le due sessioni di studio su Zoom proprio con Oleg Romanishin che gli amici di Stay@chess e di “Alfiere Bianco” hanno organizzato per il 27 e il 28 febbraio prossimi. Potete trovare tutte le infomazioni sulla locandina o su questa pagina web: http://www.alfierebianco.com/

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2 thoughts on “E poi, esistevano i Maestri…

  1. Grandissimo Pierluigi. Articolo molto molto bello scritto, evidentemente, da chi oltre a saper maneggiare gli scacchi riesce a maneggiare con egual abilità pensieri e parole.

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