Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Quando Stockfish era solo uno stoccafisso (4)

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Cartolina per le partite di scacchi per corrispondenza (BLithiumFlash, CC BY-SA 4.0]

(di Salvatore Tramacere)
Proseguendo nella nostra visita alla galleria dei partecipanti al I Campionato del mondo ICCF (International Correspondence Chess Federation), in questa puntata vi presento Graham Russell Mitchell e il suo “caso”, che ci porta inopinatamente nel mondo dello spionaggio internazionale al tempo della Guerra Fredda. Ma andiamo con ordine.

Di Graham Russell Mitchell (1905-1984) non è disponibile nessuna fotografia

Mitchell nacque il 4 novembre 1905 a Kenilworth, nella contea inglese di Warwickshire, primogenito di Alfred Sherrington Mitchell, capitano del Royal Warwickshire Regiment, e Sibyl Gemma Heathcote. Da bambino contrasse la poliomielite, che lo lasciò con una pronunciata zoppìa; ciò non gli impedì di diventare un esperto golfista né di praticare la vela e il tennis.

Nel 1927 si laureò presso il Magdalen College di Oxford e cominciò a lavorare come giornalista presso il settimanale Illustrated London News. Dopo essersi sposato, nel 1934, fu assunto nel dipartimento di ricerca del Conservative Central Office, il quartier generale del Partito Conservatore britannico, dove lavorò come specialista di statistica. Il “dipartimento di ricerca”, diretto da Sir George Joseph Ball, era in realtà un servizio di intelligence che si era infiltrato nel partito laburista.

Fu probabilmente grazie all’influenza di Sir Ball che Mitchell, due mesi dopo l’inizio della II Guerra mondiale, iniziò il suo lavoro nel MI5, il servizio segreto per la sicurezza interna e il controspionaggio del Regno Unito.

Durante la guerra Mitchell, operando nella Divisione F, diretta da Roger Hollis, si occupò della sorveglianza dei gruppi sovversivi simpatizzanti del nazismo e del fascismo. Dopo la guerra ne divenne il direttore fino al 1953, quando passò a dirigere la Divisione D, specializzata nel controspionaggio.

Erano gli anni della Guerra Fredda.

Dopo la diserzione dei diplomatici Guy Burgess e Donald Maclean, a Mitchell fu affidata la guida della squadra del MI5 incaricata di scoprire in che misura fossero stati inquinati i servizi segreti britannici. Fu tra i promotori dell’introduzione del positive vetting, una procedura che prevedeva una serie di controlli a cui sottoporre i funzionari con accesso a informazioni altamente riservate. Nel 1956 Hollis fu nominato Direttore del MI5 e chiamò Mitchell a fargli da vice.

È il momento di aggiungere che il Nostro era un forte giocatore di scacchi: fece parte della squadra di Oxford ai tempi del college, ma in seguito si specializzò nel gioco per corrispondenza. E proprio mentre la sua carriera toccava i vertici, scacchi e lavoro si incrociarono in modo drammaticamente inaspettato.

Nel MI6 (come è comunemente chiamato il SIS, Secret Intelligence Service, l’equivalente britannico della CIA americana) qualcuno notò che, dopo i successi conseguiti durante la guerra, negli anni seguenti il MI5 aveva ottenuto scarsi risultati: una sola spia catturata e nessun agente sovietico reclutato. Nacque e si rafforzò il sospetto che al suo interno fosse in azione una “talpa”. Il 23 gennaio del 1963 Kim Philby fuggì a Mosca, confermando il sospetto; immediatamente dopo partì un’indagine interna nella quale i principali indiziati furono proprio Hollis e Mitchell.

Naturalmente non c’erano prove, ma solo circostanze sospette, e si sa quanto i servizi segreti possano essere paranoici. Nel caso di Mitchell, la circostanza sospetta risiedeva nelle cartoline scacchistiche e nella notazione numerica utilizzata per lo scambio delle mosse. In particolare, sotto la lente d’ingrandimento finì la corrispondenza con Edmund Adam, il quale risiedeva a Frankfurt e aveva il grave difetto di essere nativo di Sonneberg, una cittadina che, dopo la divisione della Germania successiva alla guerra, si trovava nella parte orientale, soggetta all’influenza dell’Unione Sovietica.

Gordon Thomas, un giornalista investigativo specializzato nell’attività dei servizi segreti, nel suo Secret wars: one hundred years of British intelligence inside MI5 and MI6, (New York, Thomas Dunne Books, 2009), ha scritto che le mosse di scacchi erano un mezzo usuale per scambiarsi informazioni, tanto che nel manuale del KGB esisteva una sezione dedicata. Il compito di Mitchell, data la sua posizione, era quello di reclutare agenti doppi per infiltrarli nella rete sovietica; quindi Thomas ha ipotizzato che, più che giocare a scacchi, stava probabilmente trasmettendo istruzioni o informazioni a un agente nemico. Considerato che Frankfurt, in quegli anni, era zeppa di spie di entrambi gli schieramenti, al giornalista sembrava logico che, al culmine della Guerra Fredda, Mitchell avesse per la testa cose più importanti di una partita di scacchi.

Le indagini si protrassero fino al 1971, ma Mitchell non ne attese il risultato: diede le dimissioni a settembre dello stesso 1963 motivandole con problemi di salute. Le Fluency investigations, nome in codice del caso, si conclusero con un nulla di fatto; nel 1975 Lord Trend, Segretario di Gabinetto del Primo Ministro, fu incaricato di rivedere l’indagine, ma il suo rapporto non venne pubblicato. Nel 2014, sul sito web ufficiale del MI5, è stata pubblicata una dichiarazione che afferma che il caso originale era “così inconsistente che non avrebbe dovuto aver séguito”.

La vicenda è stata trattata in vari libri e, a distanza di tanti anni, ha ancora colpevolisti e innocentisti. Per chi fosse interessato, la pagina di Wikipedia (in inglese) su Mitchell è ricca di ulteriori notizie e riferimenti. Io ho tratto alcune informazioni anche da un articolo on line de “The Telegraph”[1] che contiene diverse curiosità e immagini.

Per la cronaca, riportiamo che Mitchell fu insignito nel 1951 della croce dell’OBE (Order of the British Empire) e nel 1957 fu nominato Companion of the Order of the Bath. Morì a Sherington, nella contea di Buckinghamshire, il 19 novembre 1984.

A proposito di Gordon Thomas, senza voler entrare nel merito del caso di spionaggio, credo di rischiare poco se affermo che il giornalista certamente non era un appassionato di scacchi: solo uno che non conosce e ama il nobil giuoco può sminuire a tal punto l’importanza di una finale del primo Campionato del mondo per corrispondenza! Mitchell vi conseguì un onorevole risultato (+5 =4 -4), in virtù del quale nel 1953 ottenne dall’ICCF il titolo di International Master.

Inoltre fu l’unico a infliggere una sconfitta al Campione Cecil Purdy, giocando questa stupenda e modernissima Spagnola.

Presenterò la figura del Campione del mondo nella prossima puntata, insieme a una sua vittoria.


P.S.: il lettore avrà notato la mancanza di una foto di Mitchell. In effetti non sono riuscito a reperirne sul web; cosa non sorprendente, trattandosi di un vicedirettore del MI5!


[1] Il sito è visibile agli abbonati, ma è disponibile una prova gratuita di un mese oppure, previa registrazione, un accesso per 24 ore.


Potete trovare qui gli altri post di questa rubrica.

[Revisione dell’articolo pubblicato in Newsletter ASIAS n. 57 – ottobre 2019]


Salvatore Tramacere – Classe 1953, pugliese per nascita e sentimento, romano per adozione lavorativa, ho appreso gli scacchi a 11 anni. Per varie ragioni ho giocato con discontinuità a tavolino (sono una passabile 2N); ho ripiegato sul gioco per corrispondenza, conquistando il titolo di Maestro. Amo spulciare tra vecchie carte, spesso virtuali (il web è una miniera). Ho auto pubblicato “Immortali e Sempreverdi”, raccolta di gemme ottocentesche corredate dai commenti dei contemporanei. Mi onoro di far parte del “Gruppo Romano di Studi e Ricerca Storica sul Gioco degli Scacchi”, fondato da Arnaldo Monosilio e Bruno Arigoni.

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