Perbacco, c’è l’intermedia!
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(Riccardo M.)
“Perbacco! L’intermedia!” La prima volta che sentii questa espressione si era al circolo ARCI – UISP Roma-4 di Via Monte Epomeo, negli anni Settanta, il circolo che fu di Renzo Picchetti e di Ascenzo Lombardi. A pronunziarla fu l’amico Marco Pandolfi (qualcuno lo ricorda?), che all’epoca era un po’ il punto di riferimento scacchistico di quel circolo del quartiere Tufello (Roma Nord) che è stato un po’ il papà del Circolo DLF Steinitz. In realtà mi pare di ricordare che la prima delle due parole non fosse proprio “Perbacco!”, ma una di equivalente e più colorito significato.
Quella espressione mi colpì e da quel giorno il fantasma della “mossa intermedia” mi comparve dietro ogni angolo di casa, o meglio di casella, soprattutto dopo che, qualche settimana più tardi, ne caddi vittima io stesso: e ne caddi vittima addirittura alla ottava mossa!
Ecco la posizione cruciale di quella partita, che dimostra come non bisogna prender sottogamba situazioni d’apertura che paiono semplici, o mosse dell’avversario che paiono sviste.
Qui il mio avversario, col bianco, non riprese il pezzo in b1 dopo 7…Axb1, ma preferì giocare la crudele “mossa intermedia” 8.dxc6!, che io giudicai un errore, immediatamente e ingenuamente ritirando il mio alfiere in e4: 8…Ae4. Fra capo e collo mi si abbatté addosso 9.Txa7!, e dopo 9…Txa7 e 10.c7 non mi rimase che stringere la mano al conduttore dei bianchi, visto che era inevitabile la promozione a Donna del coraggioso e da me sottovalutato pedoncino bianco. Subito dopo, il mio esperto avversario mi spiegò di non aver inventato nulla e che quella astuta piccola combinazione lui l’aveva già vista su di un libro, giocata nel 1911 in una partita a Karlsbad fra Schlechter e Perlis, aggiungendo: “Eh, giovanotto! Dovresti imparare a memoria qualche migliaio di partite se vorrai un giorno vincerne qualcuna!”.
La partita:
Mi consolai dopo aver saputo che Julius Perlis, austriaco, era stato un buon giocatore nel periodo antecedente la prima guerra mondiale (vinse a Vienna nel 1901 e 1904) e che quindi, entrando a far parte delle vittime della “intermedia”, potevo ritenermi in non cattiva compagnia.
Ma che roba è questa “mossa intermedia”, spada di Damocle che spunta demolitrice all’improvviso, la “Zwischenzug” germanica dell’immagine di copertina? Essa non è altro che un’intrusa mossa inaspettata, che può venire improvvisamente in aiuto sia dell’attaccante sia del difensore, un’àncora di salvezza imprevedibile che vanifica una combinazione o una semplice sequenza e capovolge l’esito di una partita come accadeva in un film di Hitchcock.
Più precisamente la “mossa intermedia” interviene di solito quando si cattura un pezzo avversario, calcolando erroneamente che l’avversario ce lo riprenderà subito ed invece costui ci sorprenderà con un sottile e terribile, imparabile trucco.
In altri casi l’intermedia si presenta con un tratto che conduce allo spostamento di un pezzo avversario su una casa critica. Qui in verità meglio si potrebbe parlare di sacrificio di “adescamento”, ma siccome mi è capitato di trovare un interessante esempio in un’antica rivista, protagonisti due sconosciuti giocatori israeliani, prima che me lo dimentichi ve lo mostro qui in questo articolo. La posizione:
(Oren-Dyner, Tel Aviv 1952)
Come vedete, il Nero ha un pezzo in meno, ma buone frecce al suo arco. E scocca la prima:
Il tutto naturalmente funziona grazie ad un piccolo particolare: il Cavallo in g4 è attaccato e indifeso.
Perbacco!
mi pare che nel primo diagramma manchino Cf3 e Cf6
Se la partita di Riccardo si svolse allo stesso modo di quella di Schlechter hai ragione, Graziano. Nel dubbio ho comunque corretto il diagramma. Grazie.