L’Angolo del Finale/30
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(GM Sergio Mariotti)
Questa volta ho scelto alcuni finali nei quali ci si può fare la stessa comune domanda: ma si può vincere una simile posizione? Le risposte sono anche comuni “ma certo, basta avere la giusta cognizione del finale”, il che vuole dire che si deve essere preparati ad ogni tipo di finale, perché qui non si parla di aperture o medio-gioco, dove è sufficiente studiare e prepararsi bene per avere le giuste cognizioni per proseguire, perché ogni finale ha diversi tipi di soluzione e le regole per risolverli cambiano secondo la posizione. Quindi è importante avere i concetti giusti per sapere come giocarli, e questi concetti si imparano solamente con il tempo e seguendo sempre i giocatori con le giuste conoscenze e dotati di quell’intuito e di quella preparazione che permette loro di trovare le migliori soluzioni, perché impararli dai libri non basta, si deve anche seguire la pratica.
Io, per esempio, non ho mai aperto un libro di finali, ma quando abitavo a Firenze seguivo centinaia di partite lampo del nostro Maestro Internazionale Vincenzo Castaldi, che a quei tempi era considerato dai russi tra i 10 migliori finalisti del momento, e solo vedendo lui e come impostava certi tipi di finali, ho imparato a giocarli bene e ad avere una certa padronanza di questa specialità.
Iniziamo con un bel finale di Spassky, futuro Campione del Mondo, che dimostra come nei finali di torri spesso sono i dettagli a determinarne l’esito. In questo caso l’avere il pedone libero sulla colonna “b” piuttosto che sulla “a” è il fattore determinante per portare il bianco alla vittoria.
AdF/SM-119
Spassky – Antoshin
Sochi 1965
Spesso è l’alfiere, con la sua lunga gittata, ad avere ragione del cavallo avversario, ma in questo caso si assiste ad una originale “dominazione” dello stesso da parte del re e del cavallo avversari, che minacciano continuamente di catturarlo con azioni dirette e con i micidiali, e temuti, “doppi di cavallo” sempre nell’aria.
AdF/SM-120
J. Mugnos
1957
Gli alfieri di colore contrario sono spesso sinonimo di pareggio sulla scacchiera, anche nel caso di posizioni con squilibri di materiale. In questo studio vedremo come il bianco, in una posizione apparentemente pari, riuscirà a combinare minacce di promozione e di matto per avere ragione dell’avversario.
AdF/SM-121
L. Kubbel
Shakmaty 1937
E per finire ancora un finale apparentemente pari, dove di nuovo le evoluzioni del cavallo bianco, con i sempre minacciati doppi a re e alfiere, dimostrano che la presunta superiorità di quest’ultimo spesso non è altro che una chimera.
AdF/SM-122
A. Troitzky
Deutsche Schachzeitung 1911
Non fermarsi alle valutazioni a prima vista ma andare oltre, cercare di penetrare la posizione per scovare quelle idee e quelle mosse sorprendenti che possono aiutare a salvare una posizione apparentemente persa o a vincere una posizione apparentemente pari. È questo quello che si dovrebbe fare quando le posizioni sembrano essere troppo semplici, perché le sorprese sono sempre dietro l’angolo ed è un attimo passare dalla gioia allo sconforto ed esclamare le famose frasi postume care a tutti gli scacchisti: “… però era vinta!” e “… se giocavo quella era patta!”.
Un caro saluto a tutti.