Maestri italiani del ‘900: Ernesto Hellmann
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Ernesto Hellmann
(Riccardo M.)
Il 9 settembre del 1952 si spegneva a Venezia, dopo lunghe sofferenze, il maestro Ernesto Hellmann. Era nato il 9 novembre del 1898. Nella storia italiana degli scacchi non è stato uno dei tanti “spingipedoni”, pur non avendo mai partecipato individualmente a tornei internazionali fuori dal nostro Paese.
Hellmann infatti prese parte in Italia a tutti o quasi i più forti tornei svoltisi fra il 1922 e il 1947, a diverse finali di Campionato Italiano e per tre volte difese i colori italiani alle Olimpiadi di scacchi. Fra il 1923 e il 1931 fu tra i migliori 6 o 7 nostri giocatori in assoluto.
M’incuriosì tempo fa il suo cognome non propriamente italico e cercai qualche notizia in più su di lui. Dove? Beh, anzitutto su “La storia degli scacchi in Italia” di Chicco e Rosino, dal momento che la famigerata Enciclopedia degli scacchi del Lanza non vide mai la luce e che i suoi manoscritti giacciono (forse) ancora dimenticati da qualche parte. Restai però deluso quando vidi che il nome di Hellmann era riportato in quel libro per ben 26 volte e per tutte le 26 volte solo in quanto compreso in una lista di giocatori oppure fra i componenti di una classifica: neanche un rigo su di lui, o meglio un solo aggettivo: “veneziano”. Per uno come Hellmann, che negli anni ’20 e ‘30 era stato fra i migliori giocatori italiani mi pareva un po’ poco. Chi era Hellmann? Cosa faceva? Dove viveva? Come giocava? Boh? Mi accorsi però, sfogliando le pagine di quel testo, che purtroppo non era stata solo una dimenticanza e che nel “Capitolo V – Il Novecento” il medesimo approccio era stato utilizzato per ogni giocatore. Nessun approfondimento, pertanto. Peccato.
Ma torniamo ad Hellmann. A venirci incontro con delle note sulla sua vita sono le pagine della rivista “La Scacchiera” e il sito “Venezia Scacchi”, che scriveva questo su di lui:
Ernesto Hellmann nacque a Venezia il 9 novembre 1898. Apprese il gioco dal padre a 16 anni, ma solo all’inizio della prima guerra mondiale, trovandosi al fronte come ufficiale di complemento, cominciò a giocare. Trasferito a Bologna conobbe il grande problemista ferrarese Arturo Carrà, che divenne il suo primo maestro. Congedato, come invalido di guerra nell’autunno 1920, tornò a Venezia e divenne segretario del neonato Circolo Scacchistico Veneziano, incarico che mantenne con impegno e passione per lunghi anni.
“Venezia Scacchi” dedica al suo concittadino tre delle sue migliori partite, tre bellissime vittorie: quella alle Olimpiadi de L’Aja 1928 contro il fortissimo svedese Stahlberg, quella al torneo di Venezia 1929 contro il cecoslovacco Rejfir e quella (forse il suo canto del cigno) del 1947 contro il campione italiano Castaldi.
Purtroppo la carriera dei giocatori di scacchi difficilmente a quei tempi era lunga come oggi. E questo fu il caso anche di Ernesto Hellmann, che imparò relativamente tardi il gioco, fece le sue prime partite a Bologna, avendo come avversari Carrà e Bombicci, e poi al circolo di Venezia nel 1920 quando aveva 23 anni. Sfortunatamente, una grave invalidità subita durante la guerra mondiale e le conseguenti incerte condizioni di salute ne limitarono l’attività e i risultati già a 34 anni, a partire dal 1932.
Scrive ancora Venezia Scacchi che dopo il 1948, quando ottenne un buon 50% nel campionato italiano, “un inesorabile divieto medico lo costrinse a rinunciare all’attività agonistica”.
Qualcosa della sua vita e delle sue preferenze lo si può trovare in articoli diversi della Italia Scacchistica, che, ad esempio, citava in un numero del 1921 il suo spirito “battagliero” e la sua “inseparabile scacchiera “porte-bonheur”.
Sulle origini del cognome Hellmann si possono riscontrare alcuni siti specializzati in genealogia, dove si legge che si tratta di un cognome usato in Germania e di origine ebrea, che doveva essere un sinonimo di Samuele, sovrano nell’Antico Testamento e primo profeta ebreo. In Germania il cognome Hellmann è ancora oggi abbastanza diffuso (circa 30.000 persone), mentre sembra che non ne esistano in Italia più di una decina di famiglie (per lo più tra Liguria, Lazio e Abruzzo, ma nessuna a Venezia o nel Veneto).
Vediamo, dopo questa curiosità, tutte le tappe della carriera di Ernesto Hellmann:
1921 – 8° con p.3,5 su 9 nel suo primo torneo nazionale, a Viareggio nel “Principale”: un inizio incerto che non faceva presagire la bella prova di Milano dell’anno successivo.
1922 – 4° su 10 a Milano, alla pari con Padulli e Rastrelli, nel 3° Torneo nazionale E.Crespi vinto da Rosselli; successivamente venne sconfitto in match da Monticelli (+1, -3) e da Stalda (+4, =4, -10).
1923 – 4° su 11, alla pari con Traubner, nel Torneo magistrale di Trieste vinto da Daveglia.
1924 – 6° su 8 nel Torneo principale di Merano vinto da Antonio Bohm e soprattutto 2° su 10, alla pari con Sacconi e Monticelli, nel Torneo magistrale di Foligno vinto da Rosselli; è promosso definitivamente ‘maestro’.
1925 – 12° su 16, alla pari con Ugo Calà, nel Torneo magistrale di Bologna vinto da Monticelli davanti a Rosselli.
1926 – 7° su 12 al Torneo nazionale di Livorno, dopo un 2° posto nel girone eliminatorio.
1927 – 2° su 11 (dietro Trafojer) al Torneo interregionale di Venezia; poi è costretto al ritiro da non buone condizioni di salute nel Torneo magistrale di Napoli.
1928 – 1° con p. 8 su 11 e alla pari con Calapso nel Torneo preolimpionico eliminatorio di Perugia. Nella fase finale fu però solo ultimo su 8 finalisti, alla pari con Riello (vinse di nuovo Rosselli su Monticelli). Alle Olimpiadi de L’Aja giocò come seconda riserva, ottenendo 4 punti su 8.
1929 – 3° nel Torneo internazionale di Venezia, alle spalle del cecoslovacco Pitschak, del favorito tedesco Ahues e alla pari (7,5 su 11) dello svizzero Naegeli e del cecoslovacco Rejfir. Il miglior torneo mai giocato da Hellmann.
1930 – 4° alla pari con Del Pezzo a Firenze nel Campionato Italiano vinto da Rosselli.
1931 – 3° alle spalle di Rosselli e Romi a Milano nel Campionato Italiano, con p.6,5 su 11. Giocò poi in quarta scacchiera alle Olimpiadi di Praga (12-26 luglio), ma con risultato non soddisfacente (+2, =3, -13), soffrendo evidentemente sia il caldo sia il calendario troppo intenso (18 partite in 15 giorni), sia il fatto che la formazione italiana non aveva portato a Praga nessuna ‘riserva’.
Da quel momento peggiorarono le sue condizioni di salute e fu solo ultimo al Campionato Italiano giocato a Milano nel 1934 e vinto da Monticelli su Norcia; penultimo davanti a Ferrantes l’anno successivo nel Campionato Italiano disputato a Firenze e vinto da Sacconi, terz’ultimo alla pari con Jesu, di nuovo a Firenze, nel 1935 (vinse Castaldi su Monticelli). Ancora ultimo arrivò in un torneo con 8 partecipanti (vinto alla pari da Rosselli, Sacconi e Canal) a Milano nel giugno 1937. Pochi mesi dopo, a ottobre, un po’ meglio gli andò nell’8° Campionato Italiano, giocato a Napoli e vinto da Castaldi: fu 10° alla pari con Norcia con il 50% dei punti (7).
Nel 1938 fu 5°-6° a Milano, con p.4,5 su 9, nel Torneo magistrale Crespi. Ancora il 50% dei punti (4,5) ottenne nel settembre del 1941 in un torneo a Firenze vinto da Castaldi e Rosselli. Negli anni della guerra si disputò un altro Campionato Italiano, nel 1943 a Firenze: vinse Nestler ed Hellmann finì 7° e terz’ultimo alla pari con Rosselli. Non si qualificò per la finale nel 1947, mentre nel forte Torneo Internazionale di Venezia, svoltosi ad ottobre dello stesso anno e vinto da Tartakower, racimolò appena 1,5 punti su 13.
Tuttavia nel Campionato Italiano del 1948 a Firenze, per la prima volta disputato con ‘sistema svizzero’ e vinto da Castaldi, di nuovo seppe agguantare il 50% dei punti (5), nonostante una lunga malattia ne andasse spegnendone le forze già da anni.
Ernesto Hellmann fu anche giocatore per corrispondenza. Ricordo la sua buona prestazione nella Finale “B” della “Prima Olimpiade per corrispondenza” (1937-1939), vinta nettamente dall’Italia davanti all’Estonia.
Le lancette dell’orologio di Ernesto si fermano sul 1952, al 9 di settembre. Riporto qui parte del necrologio che apparve all’epoca sulla pubblicazione mensile “La Scacchiera”:
“ … Hellmann ebbe nella vita dell’ambiente scacchistico veneziano una parte decisiva. Dal 1920, anno in cui faceva la sua comparsa nella sala inferiore del Caffè dell’Angelo, portando la sua figura arguta, l’amore tenace, le concezioni originali a sostegno della diffusione del gioco, il suo nome è sempre stato legato all’attività e alle fortune del “Salvioli”, sino alla seconda guerra mondiale, quando la salute malferma (egli aveva combattuto nella ‘Grande guerra’ tornandone invalido) ebbe decisamente il sopravvento sulla sua passione. Ma gran parte della schiera dei giocatori veneziani aveva fatto ormai le prime armi all’ombra del suo bonario e gentile patrocinio, che sapeva rendere gradevole anche la superiorità sulle ‘schiappe’ e animarle con l’offerta di vantaggi sesquipedali, da cui si sentivano legittimamente pungolate.
Hellmann fu un giocatore eccellente e soprattutto originale. Le vittorie che conseguì su avversari famosi scaturirono sempre dalla sua fantasia; egli non doveva nulla a nessuno, né a un libro né a un maestro. La fedeltà alla sua ispirazione gli precluse anzi la via di maggiori successi, ma Ernesto Hellmann non li avrebbe graditi se non fossero stati interamente suoi. La sua capacità rifulse maggiormente negli anni giovanili, quando la vigoria era maggiore … Ai funerali hanno partecipato moltissimi scacchisti veneziani e rappresentanze di altre società, nonché dell’Associazione mutilati.”
E’ da sottolineare come alcune delle più belle partite di Hellmann derivino dall’utilizzo della difesa Olandese o dell’apertura Bird: contro il gambetto From, come dimostrò anche nella partita contro Stahlberg, sempre a L’Aja, egli si trovava particolarmente a suo agio.
A proposito di aperture e di Gambetto From, non si può dimenticare che Hellmann potrebbe essere individuato come l’inventore (almeno in importanti competizioni) della variante: 1. f4 e5 2. fxe5 d6 3. exd6 Axd6 4. Cf3 g5 5. g3!, di cui, come riferisce “Venezia Scacchi”, si è invece data la paternità al GM danese Bent Larsen dopo la sua partita contro l’olandese Zuidema al torneo di Beverwjik 1964.
Ma direi ora, per concludere, di vedere insieme quella partita contro Gideon Stahlberg che lo rese noto nel 1928 anche in campo internazionale. I commenti sono quelli che apparvero sempre su “La Scacchiera”, non firmati. E probabilmente non sempre indovinatissimi. Più che una prestazione eccellente di Hellmann si dovrebbe in verità parlare di un distratto Stahlberg abbastanza lontano dai suoi standard.

Hellmann – Stahlberg
L’Aja, 5 agosto 1928
L’articolista della pubblicazione italiana ricordava come Ernesto Hellmann, “messo di fronte ad avversari scientifici e temibili” sapesse “sfoderare tutte le risorse della sua fantasia e della sua spregiudicatezza … Egli fu soprattutto un giocatore originale. Nel campo italiano lo si può raffrontare a Sacconi, altro maestro che amò sempre ragionare con il proprio cervello e seppe imporsi a chicchessia. Hellmann, quando venne chiamato a far parte della rappresentativa italiana alle Olimpiadi … dimostrò che la fiducia in lui non era mal riposta”.
P.S.: le fonti del presente articolo sono esclusivamente quelle citate all’interno dello stesso.
NB: L’articolo è stato modificato il 9.9.21 alle 15:05 correggendo la citazione della partecipazione di Hellmann alle Olimpiadi del 1928
Vi faccio notare che le due partite (quella contro Taube e quella contro Stahlberg) sono identiche fino all’abbandono di Taube.