Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Memorie di 100 anni fa: uno scivolone di Yates

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Frederick Dewhurst Yates nel 1913 (Immagine da BCM, 09/1913, via E.Winter)

(Riccardo M.)
26 ottobre 1921: 100 anni fa esatti e una partita quasi come milioni di altre partite. Si era a L’Aja. Di fronte l’inglese Frederick Yates, del quale abbiamo già parlato qui., e l’esperto rumeno nato in Ucraina Georg Marco (1863-1923), ovvero “il giocatore più forte del mondo”: nessuno infatti era forte come il rumeno di Vienna, lui avendo un fisico che era un po’ una via di mezzo fra quello dell’olimpionico (di oggi) del disco Stahl e quello dell’olimpionico (di oggi) dei 100 metri Jacobs.

C’era anche l’anziano maestro Amos Burn tra gli spettatori, altro fortissimo scacchista inglese col quale posso dire di avere almeno un tratto in comune: il piacere di scrivere di scacchi (cos’altro avevate pensato?). Burn (1848-1925) curò una rubrica di scacchi su “The Field” dal 1913 fino -possiamo dire- al giorno della morte, dal momento che si narra che il giorno prima di morire stesse ancora prendendo appunti per il suo successivo articolo.

The Field”, fondata a Londra nel 1853 e che potremmo definire “rivista di sport e tempo libero”, è sopravvissuta invece a tutto, guerre e crisi, e tuttora viene pubblicata. In Italia purtroppo non esiste nulla che le assomigli.

Di Amos Burn, persona educata e schiva, ai nostri tempi si ricorda poco quella storica rubrica, mentre si ricorda di più la “variante Burn” della difesa Francese (1.e4,e6  2.d4,d5  3.Cc3,Cf6  4.Ag5,dxe4), rivitalizzata negli anni ’60 dal campione mondiale Tigran Petrosian. E allora a noi piace riportare alla luce uno, ancorché breve, dei lavori di Burn per “The Field”, e cioè proprio il commentino a quella partita Yates-Marco di cent’anni fa.

Georg Marco

F. Yates – G. Marco
L’Aja 26.10.1921
Commenti di Amos Burn


Si era al primo turno, e Yates (che è stato 6 volte campione britannico) non si sarebbe più ripreso da questo colpo. Ecco la classifica finale di quel forte torneo, dove giocò anche l’allora ventenne Euwe:

Oggi qualcuno sorriderà ricostruendo questa partita e leggendo quei commenti (e magari con la collaborazione di qualche programma dirà che lì … o che là …). Però provate a guardare una qualsiasi partita di calcio giocata nel 1921 o la finale dei 100 metri piani vinta alle Olimpiadi di Anversa del 1920 dallo statunitense bianco Charley Paddock. Vi accorgerete quanto è cambiato il mondo dello sport nell’ultimo secolo. Lo sapete già, sì.

E noi dobbiamo pertanto ringraziare campioni e atleti e giocatori e commentatori di quegli anni e degli anni seguenti perché anche loro, spesso da dilettanti puri, hanno saputo tracciare la strada e dare un contributo all’evoluzione e alla crescita dello sport. E dobbiamo ancor più rispettarli in quanto probabilmente all’epoca non c’erano le ombre e le macchie del cheating o del doping, ombre e macchie che oggi paiono inevitabilmente così difficili da allontanare o da rimuovere.

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