Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

Frederick Dewhurst Yates

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(Riccardo M.)
Il più assiduo frequentatore dei tornei europei del primo trentennio del Novecento era questo giocatore inglese (Birstall 16.1.1884-Londra 11.11.1932, quindi oggi ricorre l’anniversario della sua morte). Forse qualcuno di voi avrà letto il cognome di Yates in tante classifiche di tanti tornei di quegli anni. Forse qualcuno avrà pure pensato, come capitò a me, che di Yates (cognome assai comune in Gran Bretagna) ce ne fosse più di uno. E invece no, era sempre lui, il Frederick Dewhurst Yates instancabile e onnipresente giocatore di scacchi.

Eppure la sua carriera scacchistica iniziò relativamente tardi, nel 1909, quando partecipò al “Congresso Britannico” di Scarborough. Aveva 25 anni, un’età alla quale oggi se non si è Grandi Maestri vuol dire che non lo si sarà mai. Ma di queste interessanti tendenze/curiosità statistiche storiche abbiamo scritto qui sul Blog in altri post.

Ora seguiamo il nostro Yates, che giunse quarto a Scarborough dietro Atkins, Blake e Ward e alla pari con Blackburne. Nel 1910 fu 2° ad Oxford (alla pari ancora con Blackburne) e la sua fama varcò subito la Manica ed arrivò ad Amburgo, al cui torneo nello stesso anno Yates fu ammesso nonostante le vivissime proteste di Tarrasch, il quale non poteva concepire come un giovane mai vittorioso vi potesse essere invitato.

In effetti Amburgo 1910 fu tra i più importanti tornei dell’intero secolo, con tutti i migliori del mondo: Duras, Nimzowitsch, Spielmann, Teichmann, Marshall, Duz-Chotimirsky, Forgacs, Leonhardt, Tartakower, Salwe, e soprattutto con l’esordiente Alexander Alekhine, che vi giunse 8°. Tarrasch (qui soltanto 9°) aveva ragione: Yates non era ancora maturo per un torneo così grande e infatti si classificò ultimo, staccatissimo, con appena 2,5 punti su 16. La cosa curiosa fu però che Yates seppe vendicarsi di quella affermazione, ottenendo l’unica sua vittoria di Amburgo proprio contro Tarrasch. Una vendetta sportiva rimarchevole! Per la cronaca ad Amburgo trionfò, imbattuto con 11,5 punti, Schlechter, uno dei 3 o 4 giocatori della storia (un altro fu Bronstejn) che il massimo titolo mondiale, anche per un solo giorno, se lo sarebbero a parer mio meritato e che invece lo hanno purtroppo soltanto sfiorato.

Sì, forse Tarrasch, atroce scontro diretto a parte, aveva ragione: Frederick Yates non era e non sarebbe stato mai un asso della scacchiera. Però di risultati brillanti ne incamerò parecchi. Segnalo i principali. Primo a Glasgow nel 1911 (alla pari con Atkins). Secondo a Richmond nel 1912, primo a Cheltenham nel 1913, quarto a Scheweningen nel 1913 (dietro Alekhine, Janowski e Olland).

Poi venne la guerra, che gli tolse gli anni agonisticamente migliori. Nel dopoguerra e fino alla morte Yates non saltò praticamente un solo torneo: sembra che ne abbia giocati ben 60 (forse un record per lo scorso secolo!) in meno di 15 anni. Nel 1921 vinse a Malvern. Nel 1923 fu 8° nel supertorneo di Karlsbad, ma mostrò la sua forza battendo nello scontro diretto Alekhine. Nel 1923 3° a Liverpool e ad Hastings (dietro Euwe e Maroczy). Nel 1924 2° a Southport e ad Hastings dietro Maroczy. Nel 1925 2° a Stratford on Avon, nel 1926 1° a Edimburgo e 3° ad Hastings dietro Tartakower e Colle. Nel 1927 2° a Londra e a Scarborough. Nel 1928 1° a Tenby, nel 1929 3° ad Hastings dietro Capablanca e Vidmar. Vinse a Worcester nel 1931.

Partecipò a tre Olimpiadi (Londra 1927, Amburgo 1930 e Praga 1931). Prese parte per 14 volte alla finale del campionato inglese (“Congresso della Federazione Britannica”), conquistando in ben 6 occasioni il titolo di campione: 1913, 1914, 1921, 1926, 1928 e 1931.

In collaborazione con il connazionale William Winter scrisse una raccolta di biografie di maestri e due libri sui matches Alekhine-Capablanca e Alekhine-Bogoljubov.

E in Italia? Frederick Dewhurst Yates non poteva mancare nei nostri migliori tornei. E infatti vi partecipò con onore, classificandosi 3° a Trieste nel 1923, 5° a Merano nel 1926 e 5° anche a Sanremo nel 1930.

Insomma, dopo essersi subito vendicato, sulla scacchiera, delle dichiarazioni di Tarrasch, Yates seppe vendicare anche quello scarso risultato di Amburgo 1910 con tutta una serie di risultati che testimoniano della sua chiara classe. Arrivare tre volte fra i primi tre ad Hastings è sufficiente a dare l’idea del suo valore. A proposito di Hastings, Frederick Yates morì “improvvisamente” (come all’epoca scrisse con poca audacia la nostra “L’Italia Scacchistica”) subito dopo aver dato la sua adesione per prender parte al Congresso di Hastings 1932-33.

Sulla fine di Yates corsero molte voci, sia perché la sua situazione finanziaria era all’epoca molto critica, sia perché l’11 novembre del 1932, un venerdì, il corpo fu trovato nel letto della sua stanza in Coram Street quando fu sfondata la porta dopo che era stato sentito per le scale un forte odore di gas. In realtà sembra che i rubinetti del gas risultassero regolarmente chiusi e quindi l’inchiesta si concluse con “morte accidentale” da monossido di carbonio, causata da un tubo difettoso, che lo colse nel sonno. E poi nulla avrebbe fatto presagire un gesto insano, sia in quanto Yates si era già iscritto al torneo di Hastings sia perché tutte le sere prima e la notte prima del decesso aveva giocato a lungo e regolarmente a scacchi con degli amici. E a giocare ad Hastings lui sarebbe andato anche con i vestiti bucati!

Quasi tutti i nomi più forti del suo tempo furono da Yates almeno una volta battuti, con le sole eccezioni di Emanuel Lasker e José Raúl Capablanca. La sua vittoria contro Alexander Alekhine a Karlsbad nel 1923 vinse il premio di bellezza e fu lo stesso Alekhine a rendergli un significativo omaggio quando disse che la vittoria di Yates contro Milan Vidmar a San Remo nel 1930 era stata a suo giudizio la migliore partita che aveva visto giocare nel dopoguerra. Eppure si trattava di quello stesso Alekhine del quale si disse che alla sera, dopo la sconfitta di Karlsbad con Yates (dal quale era stato battuto l’anno precedente anche ad Hastings), “ridusse in segatura il mobilio della sua camera di albergo”.

A proposito degli incontri Yates-Alekhine (11 a 2 lo score complessivo per il russo, con 3 patte), degno di nota fu l’ultimo, una partita spagnola che ebbe luogo a Sanremo nel 1930: Alekhine (che vinse dopo 66 mosse) col nero arroccò corto al tratto numero 24, Yates addirittura al numero 36! Un record.

Il gioco di Yates era piuttosto classico e tradizionale, non certo innovativo, e questo rispecchiava il suo carattere tranquillo e un poco timido, ben diverso, ad esempio, da quello di Alekhine. Le sue scelte in apertura? In pratica sempre 1.e4 di bianco e quasi sempre 1.e4,e5 o 1.d4,d5 con i pezzi neri.

Nel 1934 William Winter pubblicò una raccolta di partite del 6 volte campione britannico (raccolta alla quale lo stesso Yates stava lavorando, in tutto le partite dovevano essere 30) dal titolo “One-hundred-and-one of my best games of chess”. Qualcuno di voi lettori ne possiede una copia?

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