La ‘sòla’ più incredibile
2 min read
"Schach", Cartolina di Moritz Jung, 1910 (Wien Museum Karlsplatz)
(Uberto D.)
In passato vi ho già parlato delle “sòle” scacchistiche, in particolare di quella “del secolo” di cui furono protagonisti Reshevsky e Evans nel 1963. In quel caso il forte Samuel fu vittima della rilassatezza derivante dall’aver raggiunto una posizione stravinta e il suo avversario arraffò una improbabile patta grazie allo stallo.
In tempi più recenti, al Tata Steel Masters del 2019, il povero Shankland abbandonò una partita teoricamente patta contro Giri, il quale non credendo a propri occhi gli chiese esplicitamente “Davvero abbandoni?“.
Certo, nulla in confronto al famoso abbandono in posizione vinta di Georg Marco contro von Popiel nel 1903 a Montecarlo, dove una vittoria diventò addirittura una sconfitta… senza muovere, ma cosa dire di quello che successe a Ernő Gereben durante le XIX Olimpiadi di Siegen del 1970?

In quell’occasione Gereben, il maestro di origini ungheresi del quale ci ha parlato Mario Spadaro nel suo “Ernst Grünfeld, chi?“, faceva parte della squadra svizzera e al settimo turno del secondo gruppo di qualificazione stava giocando con il Nero in seconda scacchiera contro l’allora diciottenne indonesiano Ardiansyah. Ecco quello che racconta il Grande Maestro Hans Ree nel suo libro “In den eersten stoot pat“.
Gereben – Ardiansyah
XIX Olimpiadi, Siegen, 11.09.1970
Mossa al Nero dopo 70. Rxg6
Mise subito il suo formulario in mano allo stupefatto Gereben, che, confuso e stordito per l’inaspettata conclusione, lo firmò.”
Lo svizzero si rese conto presto che qualcosa non quadrava, protestò ma il risultato rimase quello riportato sui formulari firmati.

Sempre Ree racconta che “Gereben non smise di parlarne, continuò a raccontare quello che gli era successo a tutti coloro che avevano voglia di ascoltarlo e la cosa diventò la barzelletta dell’Olimpiade. Ogni giorno, quando eravamo (NdA: la squadra olandese) a tavola per mangiare, ci veniva vicino con le braccia alzate e in tono drammatico urlava ‘Patt! Wie ist das möglich Patt?’ (‘Patta! Come è possibile sia patta?)”
Già come è possibile… siete proprio sicuri di non saperlo?