Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

La gabbia di Tamerlano

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(Riccardo M.)
Non so quanto voi lettori siate esperti di storia orientale, ma certamente avrete sentito parlare di Tamerlano (o Tīmūr Barlas), il terribile conquistatore mongolo che nel XIV° secolo e all’inizio del XV° col suo feroce esercito mise a ferro e fuoco gran parte dell’Asia, giungendo fino in Russia e Turchia e fondando un impero tanto vasto quanto effimero.

[Nell’immagine di apertura, la cupola azzurra del museo di Tamerlano a Samarcanda]

Egli lasciò ai posteri la fama di uno dei più tremendi flagelli dell’umanità, ma anche quella, di certo non a sufficiente compenso, di grande mecenate, edificatore nella sua Samarcanda (nell’attuale Uzbekistan) di gioielli architettonici d’ineguagliabile bellezza. Nell’architettura islamica trova in particolare un posto fondamentale il “museo di Tamerlano”, tesoro dell’architettura in stile azèro.

Tamerlano si macchiò di distruzioni e massacri disumani e indiscriminati, da Bagdad a Smirne, da Damasco a Delhi, con i suoi arcieri mongoli e le spietate scimitarre dei guerrieri tartari. Si dice, ad esempio, che ad Aleppo, in Siria, abbia fatto erigere, usando le teste mozzate di 20.000 cittadini, delle torri alte 5 metri con lati di 3 e che in Turchia fece seppellire vivi circa 4.000 soldati armeni dopo che si erano arresi. Finché in Turkmenistan, il 10 gennaio del 1405, durante una ennesima campagna bellica in Cina, anche lui fu raggiunto da una implacabile “nera signora”: la morte, che lo colse non in battaglia ma, a 68 anni e malato, nel suo letto.

Tamerlano

Cosa c’entra Tamerlano, il “conquistatore del mondo”, con gli scacchi? Beh, un capitolo a parte meriterebbero i cosiddetti “scacchi di Tamerlano”, ma io oggi sono arrivato a lui semplicemente riascoltando una bellissima canzone del 1977, “Samarcanda” appunto, di Roberto Vecchioni.

Sarà perché riesco a trovare quasi ovunque dei riferimenti agli scacchi, ma quei versi lì … quei versi lì …

“… corri Cavallo, corri ti prego, corri come il vento ché mi salverò” …<
 “… bianche le Torri che infine toccò …”

Ve la ricordate? Eccola (1):

Ma sì, perbacco, lo ricordo! Il matto affogato col Cavallo! Me l’ero quasi dimenticato! Ora rammento come in una vecchia rivista fosse descritta la storia della “gabbia di Tamerlano”:

Tamerlano, dopo aver vinto nella battaglia di Ankara (1402) e fatto prigioniero il sultano dell’impero ottomano Bayezid I, lo fece chiudere in una gabbia di ferro e lo lasciò per settimane esposto alle intemperie e agli sfregi del popolo, finché il poveretto non venne a morire. Questo è quanto narra la leggenda, ma secondo fonti più accreditate il sultano Bayezid, rinchiuso nella sua gabbia, si sarebbe suicidato assumendo del veleno che portava con sé dentro un anello.

Tamerlano fu in certo modo anche il salvatore dell’Occidente, in quanto con quella decisiva battaglia bloccò le mire espansionistiche dell’impero ottomano nei confronti dell’impero bizantino e degli stati affacciati sul Mediterraneo. Pensate che la battaglia di Ankara durò appena tre giorni, vi presero parte circa un milione di soldati e ne perirono ben 240.000.

Quell’imprigionamento del povero Bayezid I colpì la fantasia di molti e lasciò perenne traccia nella storia dei popoli e delle guerre e battaglie più importanti. Una delle fantasie più colpite fu proprio quella di un noto scacchista: Carl Jaenisch, il quale volle rappresentare la prigionia in gabbia del sultano ottomano attraverso un problema “a condizione”.

Carl Friedriech von Jaenisch (Vyborg 11.4.1813- San Pietroburgo 7.3.1872) era un insegnante di matematica e forte giocatore russo di origine finlandese (Karl Andreevič Janiš la grafia del suo cognome in russo, Ferdinand il suo secondo nome), autore di svariati testi pubblicati in lingua francese e accanito studioso delle aperture, in particolare della difesa Russa. Le sue opere più importanti furono il “Traité des applications de l’analyse mathématique au jeu des échecs” (1863), ampia trattazione in tre volumi, e “Analyse nouvelle des ouvertures” (1843), in due volumi.

Prende il suo nome il “Gambetto Jaenisch” della Ruy Lopez (1. e4 e5 2. Cf3 Cc6 3. Ab5 f5). Jaenisch fu in corrispondenza con molti teorici europei contemporanei, fra i quali il compositore italiano Luigi Centurini.

Piuttosto curiosamente, Carl Jaenisch è stato un personaggio lontano anni luce dalla ferocia assassina di Tamerlano; amato e benvoluto da tutti, alla sua morte Howard Staunton, in una lettera a Thassilo von Heydebrand und der Lasa, lo ricordava così “He was truly an amiable and an upright man”.

Il suo nome, oltre che per il gambetto, è ancor oggi noto in Finlandia in quanto è quello di un Fondo per studenti bisognosi, fondo che venne istituito dopo la sua morte dalla sorella (la baronessa Amalie Boijes nata Jaenisch) e che tutt’oggi esiste.

Ma torniamo al suo “problema a condizione”, compilato nel 1850, del quale esistono varie altre versioni successive appartenenti ad altri compositori.

L’assunto è: “il Bianco dà matto affogato in 10 mosse dopo aver costretto il Re nero a circondarsi di tutti i suoi pedoni”. Senza questa particolare “condizione” infatti vi sarebbe ovviamente il matto istantaneo mediante 1.Cg5.

L’avete trovata, la soluzione?

 Muoiono i poeti ma non muore la poesia, perché la poesia è infinita come la vita” (Aldo Palazzeschi)


Nota (1)
Per il testo della canzone “Samarcanda” Roberto Vecchioni si ispirò ad un romanzo del 1934, “Appuntamento a Samarra”, dello scrittore statunitense John O’Hara, il quale a sua volta aveva tratto spunto da una novella di William Somerset Maugham, “The Sheppey”.

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