Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

A cavallo in colonna “a” (ovvero: non seguite i maestri ma fate come Keres)

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(Topatsius)
Quando imparai a giocare a scacchi mi dissero che i Cavalli era preferibile che fossero piazzati al centro della scacchiera, preferibilmente sorretti da un proprio pedone e preferibilmente non attaccabili da pedoni nemici. Mi dissero che era generalmente meglio non alloggiarli sulle colonne “a” ed “h”. Accidenti, niente altro? Eppure, sì, è vero: un Cavallo nella casa “a8” controlla appena due case, mentre un Cavallo nella casa, ad esempio, “e4”, ne controlla il quadruplo: ben 8.

Poi mi accorsi, a forza di perdere, che seguire troppo i dogmi non è sufficiente se non si ha una bella dose di estro. Alle volte un cavallo improvvisamente incursore in una colonna laterale può essere importante, se non decisivo.

Due bellissimi esempi di questo genere ce li offrì uno dei più validi campioni di sempre, il grande maestro estone Paul Keres (1916-1975).

In realtà nel primo esempio Keres non ha che da dare il colpo di grazia al suo avversario, il quasi connazionale Vladas Mikenas (che a 21 anni, nel 1931, era emigrato in Lituania), le cui debolezze sulle case bianche saltano già agli occhi e all’olfatto come funghi porcini maturi e pronti da raccogliere.

Peccato per il buon Vladas, perché questo era l’ultimo turno del torneo di Tbilisi e lui, vincendo le precedenti 15 partite consecutive, era, con 17,5/18, mezzo punto avanti a Keres, che così finì per scavalcarlo e vincere con 18 punti su 19.

Keres – Mikenas, Tbilisi 1946

Alla debolezza delle case bianche, Mikenas aggiunge la posizione vulnerabile della sua Torre in d7. Troppo per non crollare. E poi ha pure uno sperduto Cavallo sulla colonna “h”! Lo vedete che a volte i maestri hanno ragione?

Come si vince qui? Semplicemente così:

Evidente che col pedone “d” non si può prendere il Cavallo, mentre su 29… bxc5 c’è 30. Ta3 seguita dalla inevitabile Txa5.

Elementare, Watson!”, direbbe qualcuno: lo scacco di cavallo in a6 era più che intuitivo. D’accordo, sono d’accordo, un didattico esempio più che altro, ma allora guardate un po’ quest’altra d’incursione cavallina di Keres.


Siamo a Semmering nel 1937.
Nel girone di andata del torneo Paul Keres, al primo turno, aveva salvato a stento il mezzo punto contro Flohr avendo dovuto dare due pezzi leggeri per la Torre.

Nel secondo turno ugualmente salvezza quasi miracolosa in un finale con un pedone in meno contro Ragozin, mentre nella terza non era andato oltre un’altra sterile patta contro Fine. Eppure, grazie soprattutto alla sua decisione di giocare da quel momento in poi in maniera più complicata ed arrischiata, alla fine del girone di andata Keres si trovava in vetta alla classifica con mezzo punto di vantaggio sullo stesso Fine. Vincendo il primo turno del ritorno contro Flohr, e poi il secondo contro Ragozin, l’estone salutava definitivamente la compagnia, andando a vincere (a 21 anni!), nonostante un paio di passi falsi, un grande torneo che aveva mostrato il declino inesorabile dell’anziano Capablanca, la scarsa vena combattiva di Fine e l’incostanza di Reshevsky. Ecco come si svolsero le cose contro il temibile Salo Flohr:

Keres – Flohr, Semmering 1937

Il cecoslovacco ha appena giocato 19…. a6, ed evidentemente contava su 21.Cc3,Cd4 con gioco più che soddisfacente per lui. Ma …..


Commento di un amico al quale avevo mostrato questo scritto: “Ci vado volentieri a cavallo in colonna “a”, ma ad arrivarci a certe posizioni vincenti come si fa?”. E che ne so io? Chiedete a Keres.

Di Paul Petrovic Keres, uno dei due giganti degli scacchi del XX secolo a non essere diventati campioni del mondo (l’altro è Bronstejn), parleremo ancora su queste pagine.

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