Uno Scacchista

Annotazioni, Spigolature, Punti di vista e altro da un appassionato di cose scacchistiche

L’errore psicologico di Kasparian

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Copertina della seconda edizione, postuma, del 1930 Di Italo Svevo - Biblioteca Nazionale Braidense (Fonte Wikimedia, Pubblico dominio)

(Daniel Perone)
Il libro più noto dello scrittore italiano Italo Svevo (1861- 1920) è “La coscienza di Zeno”, il primo romanzo psicologico, considerato la sua opera più importante.
In una delle frasi chiave del libro, Zeno il protagonista, afferma: “La vita non è né bella né brutta, è soltanto originale.”. Così Svevo esprime la sua idea che la vita sia un amalgama di bene e di male, nonché il risultato dell’imprevedibilità delle vicende umane.

A questo punto, sono sicuro che voi pensiate: questo non c’entra con gli scacchi!

Ma solo in apparenza non c’entra, giacché il Nobil Gioco non sfugge a queste vicissitudini umane che permettono di rivelare le emozioni, i sentimenti e le decisioni degli scacchisti.

Allora è comprensibile che ogni tanto si presentino situazioni sconcertanti che colpiscono nel vivo i nostri sensi, che ci sorprendono magari per via di decisioni affrettate.

È indubbio che i giocatori possono incorrere in qualche “miraggio” che fa vedere loro una minaccia inesistente o peggio ancora, impedire loro di apprezzare la reale situazione della partita.

Sappiamo tutti che anche tra i GM esistono casi di sviste, incertezze e anche errori che possono sbalordire qualunque: oggi su questo tema vi presento un clamoroso esempio di Kasparyan, il padre fondatore degli scacchi in Armenia.

Genrikh Kasparyan nel 1956

Per conoscere i dettagli dobbiamo ricordare la partita tra Kasparyan (1910-1995) e Romanovskij (1892-1964) al Torneo di Leningrado del 1938 nella quale il bianco ha giocato la mossa 52. ♕b2. Nella posizione del diagramma, Kasparian decide di chiudere subito la partita giocando

Ed ecco la sorpresa, una mossa irregolare!

Romanovski non riesce a capire immediatamente, poi si rende conto dell’inchiodatura del cavallo mentre il grande compositore insiste con la stessa mossa Cf3 e poi rimette il cavallo nella casa e5 soltanto quando il suo rivale gli indica la diagonale a1-h8 (“Errare humanum est“).


S’intende che nella conduzione di una partita ci sono diversi fattori, come ho già detto, che vanno al di là del gioco, tra i tanti una buona porzione di psicologia – elemento spesso assai sottovalutato – dunque sarebbe importante comprendere quali siano i processi psicologici che impediscono di apprezzare lucidamente le possibilità che offrono certe posizioni.

Forse in futuro con l’allenamento e lo studio riusciremo a risolvere le complesse questioni riguardante l’attenzione, la concentrazione e anche quelle situazioni derivanti dallo zeitnot (carenza di tempo), tutti argomenti che influiscono durante le competizioni agonistiche ma quelle riguardanti la psicologia saranno sempre in agguato.

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